La reazione critica all'evoluzionismo

 

La reazione all'evoluzionismo ha una lunga storia. All'inizio molto difensiva, poi sempre più articolata.

Charles Lyell (1797-1875), geologo scozzese, riprese e condivise le critiche rivolte all'evoluzionista Jean-Baptiste Lamarck da George Cuvier, considerato fondatore della paleontologia e dell’anatomia comparata. Le specie si formano ognuna in un preciso momento dello spazio e del tempo, già pronte per l’ambiente in cui si trovano a vivere, anche se possono disperdersi a causa di cambiamenti climatici o per l’introduzione di nuove specie, che modifichino l’habitat. Lyell fu ossessionato dalle implicazioni della teoria evoluzionista di Lamarck. Nel pensiero di Lyell, se Lamarck avesse avuto ragione l’uomo sarebbe stato semplicemente un’animale un po’ migliore degli altri, con la conseguenza che l'edificio della morale si sarebbe appiattito all'istinto.

Furono contrari all'evoluzionismo Claude Bernard (1813-1878), uno dei più grandi fisiologi della storia; Louis Pasteur (1822-1895), grande  microbiologo; Jean Luis Armans de Quatrefages (1810-1902), naturalista e primo insegnante universitario di antropologia (1855, Parigi), Maurice Caullery (1868-1958) che partecipò alle ricerche genetiche sulla mosca drosofila e non vide come le mutazioni potessero andare oltre l'ambito della specie, ecc.

In tempi recenti, molto acuta e filosoficamente corretta la posizione di padre Giuseppe Petazzi della Compagnia di Gesù, che tenne alcune conferenze sul tema a Trieste nel 1938, pubblicate dall'Editrice Lampade Viventi, Venezia. Padre Petazzi, benché conoscesse de Chardin, del suo stesso Ordine, non ne condivise affatto le idee, pur citando con rispetto la tesi dell'evoluzionismo teista, senza però sapere delle idee teologiche di Tehilard apparse molto più tardi.

Nel 1971 Francois Jacob scrisse un saggio contro l'evoluzionismo e nel 1978 lo stesso aggiunse un saggio contro gli “espedienti” dell'evoluzionismo: “Evoluzione e bricolage, gli “espedienti” della selezione naturale, Einaudi, Torino 1978”. Francois Jacob nel 1960 venne nominato responsabile del Dipartimento di Genetica cellulare dell'Institut Pasteur di Parigi. Nel 1965 ha avuto il premio Nobel per la medicina. Dal 1982 al 1988 vi ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione nel predetto Istituto.

Nel 1972 apparve la pubblicazione di George Salet, “Hasard et certitude. Le trasformisme devant la biologie actuelle, Edition scientifiques St-Edme, Parigi, 1972”. George Salet è stato detentore di numerose cattedre di farmacologia.

Il biologo e antropologo Vittorio Marcozzi, della Compagnia di Gesù - portatore di qualche circoscritta simpatia per Pierre Tehilard de Chardin - ha molto contribuito a una corretta conoscenza del problema dell'evoluzione, con VII edizioni aggiornate del suo libro: “Le origini dell'uomo, VII ed. 1972, Milano, Ed. Massimo, Milano”.

Attivissimo critico dell'evoluzionismo fu Ernst Wilder Smith, detentore di numerose cattedre di farmacologia in Europa, in Asia e in America. (Cf. Ermanno Pavesi, “Le scienze naturali non conoscono l'evoluzione, in Cristianità, anno 7, n° 56 dicembre 1979”).

Nel 1980 il genetista Giuseppe Sermonti e il paleontologo Roberto Fondi, presentarono una forte reazione contro il Darwinismo: “Critica all'evoluzionismo, Rusconi, Milano, 1980”. Giuseppe Sermonti ha poi rinnovato il suo dissenso nel 1999 con “Dimenticare Darwin, Rusconi, Milano”.

Il giudizio di Giorgio De Santilliana, storico del pensiero scientifico, è quanto mai chiaro sull'evoluzionismo, che definisce una cantonata: "il Mulino di Amleto", Adelphi 1983, pag.100: <Forse gli storici dei secoli a venire ci dichiareranno tutti pazzi per non aver scoperto subito e confutato con la necessaria energia questa incredibile cantonata>".

Negli anni 90 in America il paleontologo Stepen Jay Gould, che è un evoluzionista, ha reagito contro Richard Dawkins, un darvinista autore delle teoria del “gene egoista”, che dice che l'evoluzione è “una lotta fra geni all'interno di linee di discendenza per replicarsi”; posizione letteralmente alla deriva intellettuale del meccanicismo, perché è il vivente che vuole continuare a vivere e moltiplicarsi non il “gene egoista”, cioè che vuole tutto per sé. Anche un evoluzionista come Niles Eldredge ha criticato il “gene egoista”. Richard Dawkins si scaglia contro chi critica Darwin e ostenta pubblicamente il suo ateismo, diversamente da quanto proprio aveva fatto Darwin. La stessa critica vale per la microbiologa Lynn Margulis ("Microcosmo", Lynn Margulis e Dorion Sagan, 1989, ed. Mondadori). La Lynn Margulis, che ha varato la sua teoria nel 1981, si pone sulla linea di Richard Bawkins e fa, con un'amplificazione a tutti i viventi, del “trasferimento orizzontale di geni” la regola base dell'evoluzione. In effetti, si danno, in diversi modi, trasferimenti di geni da un batterio ad un altro, anche se i batteri sono di tipo diverso, ma bisogna dire che tale trasferimento non produce un vivente che sia altro da un batterio, e un procariota non diventa un eucariota né un eucariota diventa un procariota. Da questo trasferimento di geni, abbastanza frequente, ne viene un qualche bonum, ma può venirne un male per l'uomo se questo viene a contribuire all'aumento di resistenza di un batterio patogeno verso gli antibiotici messi in campo.

Ma già da qualche anno in America molti cominciano ad essere in posizione critica circa la teoria di Darwin ((1809-1882), e a coglierne le falle, i vuoti d'argomentazione, e la cosa si è già diffusa in 20 Stati Usa. Centro iniziale di questo disincanto è stato il Center for Science and Culture del Discovery Insitute di Seattle, e un gruppo agguerrito di scienziati. I leader sono: 

Michael J. Behe, professore di scienze biologiche presso la Lehigh University e membro anziano del Discovery Institute. Il suo libro base - "Darwin's Black Box" - è stato pubblicato nel 1996, e William A. Dembski, già professore di filosofia della scienza alla Baylor University; molti i suoi scritti: “The design interference, Intelligent design, No free Lunch e The design revolution, ecc. Bisogna aggiungere, tra i tanti altri, Michael Denton, Lee Spetner, Werner Gitt, Dean Kenyon, Walter Veith, John Ashton, autore di un libro tradotto anche in italiano ("L’origine dell’Universo", Milano, Armenia, 2003; vi hanno contribuito 50 scienziati).

L'ID (intelligent design) ha portato molti genitori a chiedere che i loro figli siano esonerati dall'insegnamento esclusivo del Darwinismo.

L'intelligent design dice che alla base dell'organizzazione dei viventi c'è un'intelligente disegno.

L'impostazione dell'ID è quella di riconoscere una “irriducibile complessità” presente nelle cellule e di non riconoscere nella selezione naturale l'evento totale che gli attribuiscono gli evoluzionisti: Darwin e neoevoluzionisti. I neoevoluzionisti sono quelli che a monte delle selezione naturale pongono l'apporto di casuali piccole, anche minime, mutazioni genetiche, e come tali ereditarie; al tempo di Darwin  non si conosceva la realtà delle mutazioni genetiche.

L'irriducibile complessità” dell'ID dice che nella cellula non c'è solo una differenza di grado di complessità rispetto alla realtà non vivente, ma c'è una complessità di tipo, cioè si hanno strutture irriducibilmente complesse. Ciò vuol dire che se si toglie qualcosa da una struttura irriducibilmente complessa tale struttura non funziona più. “L'irriducibile complessità” affermando una differenza non solo di grado, ma anche di tipo, è totalmente orientata al vitalismo, cioè a riconoscere nel vivente un'unità sostanziale, ma non vi giunge dichiaratamente, e questo indebolisce il pensiero di Michael J. Behe.

Il vitalismo, come è noto, si contrappone al meccanicismo, cioè alla riduzione di un vivente ad una somma di meccanismi senza un'unità sostanziale.

L'ID non riconosce nella selezione naturale l'evento totale che gli attribuiscono gli evoluzionisti: Darwin e neoevoluzionisti.

Non sono mancate reazioni all'ID, e si è giunti fino in tribunale per vietarne l'insegnamento nelle scuole pubbliche, non certo in quelle private, molto numerose in America e finanziate dagli Stati.

Questo è successo in un tribunale della Pennsylvania; nel tribunale distrettuale di Harrisburg. Il contenzioso specifico era che il Consiglio scolastico del distretto di Dover, nell'ottobre del 2004, aveva deciso di presentare accanto all'evoluzionismo l'insegnamento dell'“intelligent design”. La sentenza è stata che “l'Intelligent design” non deve essere insegnato nelle scuole statali. Perché? Semplice! Perché il suo insegnamento, viola la Costituzione dello Stato dove si dice che nelle scuole pubbliche non si tratti di religione, in ragione della separazione tra Stato e Chiese.

Dunque vietato dire che la teoria evoluzionista ha carenze e problemi, altrimenti si finisce per parlare di Dio! Ma qualcosa cigola nella sentenza del giudice perché un conto è la diffusione dei messaggi della Chiesa, o delle varie Chiese, basati sulla rivelazione cristiana, un conto è affermare l'esistenza di Dio, cosa affermata, come tutti sanno, nella Costituzione Americana.

Ma tutti possono vedere che non è una vittoria scientifica.

Queste le parole del Consiglio: “Gli studenti studieranno problemi e carenze della teoria di Darwin e delle altre teorie dell'evoluzione, includendovi, ma non solamente, la teoria dell'intelligent design”, niente di più ampio e di intelligente per una scuola! Ma è stato contestato. Anche in Italia in una scuola si è levata la contestazione contro la spiegazione dell'ID, accanto alle teorie evoluzioniste. E' successo a Genova nell'ottobre 2006. Il prof. Enrico Demme è stato allontanato dalla sua classe e trasferito altrove perché tre mamme hanno protestato contro il fatto che egli parlasse ai bambini di “tutte le teorie sull'origine del mondo non dando per buona e scontata solo quella evoluzionista

Ma gli evoluzionisti sanno bene che per colmare i loro larghissimi vuoti, hanno solo ipotesi, modelli ipotetici, suggestioni; non dati sperimentali di laboratorio.

Ad esempio, in tanti anni che c'è la teoria di Darwin, non si potevano prendere degli scimpanzé e selezionarli, incrociarli, addestrarli, velocizzando così l'evoluzione, per arrivare ad avere un soggetto umano. Se questo processo, come loro affermano, è stato possibile in natura, come non poteva essere possibile in laboratorio con l'aiuto della mano selezionatrice dell'uomo? Ma non si è mai fatto l'esperimento per la semplice ragione che si sapeva che non aveva nessuna possibilità di riuscire; e dunque perché mettere a repentaglio la propria carriera?

Antonino Zichichi, presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati (World Federation of Scientist) dice - da buon seguace del metodo sperimentale galileiano - che la dottrina evoluzionista non ha base scientifica. (Cf. "Perché io credo in colui che ha fatto il mondo", ed. Il Saggiatore, Milano, 1999; "Galileo divin uomo" ed. Il Saggiatore, Milano, 2001).

C'è un crescendo di voci che sta spezzando il monopolio culturale degli evoluzionisti. Molto nota è la presa di posizione di Maurizio Blondel, quotatissimo giornalista: “L'uccellosauro (l'archeopterix) e altri animali. "La catastrofe del darwinismo", ed. Effedieffe, Milano 2002”.

Tra gli italiani critici dell'evoluzionismo, va segnalato il biologo Marcello Barbieri, docente di Biologia dello sviluppo presso l'Università di Ferrara, nonché presidente e fondatore dell'Associazione Italiana per la Biologia Teorica; l'immunofarmacologo Giovanni Monastra, direttore generale dell'Istituto di ricerca per gli alimenti e la nutrizione e autore di un agile saggio (Le Origini della vita, ed. Il Cerchio-Itaca, collana l'Altrotesto, Rimini-Castelbolognese, 2000); il professore di Biologia Edoardo Boncinelli docente presso l'Università Vita-Salute di Milano; il chimico Giulio Dante Guerra, ricercatore del CNR all'Università di Pisa, sui materiali macromolecolari, autore di un articolo (“L'origine della vita” in IDIS, Dizionario del Pensiero Forte, ed. Cristianità, Piacenza 1997, pag. 251-256).

 

Un caso a sé è costituito dal libro di Antonio Lima-de-Faria, emerito dell'Istituto di Citogenetica Molecolare Università di Lund (Svezia) (81 anni al momento dello scritto):Evoluzione senza selezione”, ed. Nova Scripta, Genova, 2003. L'autore contesta decisamente il neoevoluzionismo, che si basa sulle microevoluzioni e la selezione. Contesta che il caso possa produrre l'ordine. Vede la necessità di distanziarsi dal meccanicismo, ma non fa il passo per riconoscere l'unità sostanziale del vivente. Mantiene questa posizione non distinguendo tra non vivente e vivente, facendo consistere tutto in una necessità della materia capace di autorganizzarsi. Ma circa l'autorganizzazione nel mondo molecolare sfonda una porta aperta da sempre, poiché nessuno ha mai pensato che un atomo o una molecola, o una sequenza di DNA, si combini con un'altra a dispetto di se stessa e dell'altra. Quello che sfugge, o che vuole che sfugga, all'autore è che il processo unitario di una cellula è sotto l'egida dell'unità della cellula. I processi  molecolari, con geni, cromosomi, proteine, ecc. certamente non sono da considerarsi come la semplice somma di processi concepiti linearmente, poiché tutto è anche tridimensionale, cioè esiste una reciproca influenza, cosicché un'operazione è influenzata da un'altra e questa a sua volta dipende, seppur in istante diverso, da quella. Ogni operazione così non può prescindere dall'appartenenza al tutto vitale per il quale cospira e dal quale nello stesso tempo dipende. Questo tutto vitale non è una somma di materia ordinata, ma un tutto vitale, che è un'unità sostanziale. Il meccanicismo, che l'autore in prima battuta rifiuta, ma poi segue in pratica, ha trovato il suo antagonista proprio nel vitalismo, che fa notare come il fenomeno vita voglia una realtà unitaria sostanziale. Ma l'autore non accede al vitalismo, perché vuole omologare la vita al minerale. Un errore grossolano e anche grande, poiché la vita è ben decifrabile, immediatamente. Un animale si nutre, si muove, si moltiplica, cerca una compagna, si difende, ha emozioni: paura, attrazione, docilità, aggressività. L'autore presenta i cristalli sullo stesso piano della vita, facendo notare alcune analogie tra la figura complessiva di alcuni cristalli (tetraedrite,  solfuro di rame e antimonio; andalusite; berillo, silicato di berillio di alluminio) e alcune forme geometriche di fiori, e di   ramoscelli con la cristallizzazione del rame, di corna di cervo con cristalli di carbonato di calcio, di corni con cristalli curiosamente ricurvi di clorite. Presenta poi il fatto che un cristallo rotto si può autoriparare, ricominciando a crescere. Ovviamente, questo avviene in presenza di situazioni ambientali favorevoli al fatto, e non desta nessunissima meraviglia che un cristallo di quarzo immerso nella soluzione giusta alla temperatura giusta si accresca. Ma è chiaro che il cristallo di quarzo non si muove alla ricerca della soluzione giusta. L'autore vuole vedere nel cristallo che si ripara il parallelo con il ricrescere - ridotto - di una zampa, in piccoli animali, ad esempio in una lucertola, ma non considera che la lucertola lo ripara in quanto viva e non in quanto morta. Ma è lapalissiano che una lucertola morta, non ancora decomposta, con una zampa rotta, anche se messa in una qualche soluzione a temperatura desiderabile, non riforma la zampa. L'autore presenta anche il virus del tabacco, che suddiviso nelle sue strutture elementari, si ricompone in condizioni di soluzione particolare; ma ciò non lo omologa al minerale, perché il virus ha una vera attività vitale che il minerale non ha affatto, infatti il virus si moltiplica dentro un vivente, usando delle strutture cellulari del vivente, per replicarsi. Un pezzetto di cristallo introdotto in un corpo non si replica affatto. L'autore, infine, ignora la realtà dei fatti della paleontologia. Ignora del tutto l'abiogenesi e i suoi solenni fallimenti. Il risultato del suo lavoro ha il solo aspetto positivo di vedere l'inconsistenza del neoevoluzionismo. Inoltre, se il suo intento è l'affermazione dell'ateismo, l'autore fallisce anche in questo, perché se la materia ha in sé l'ordine causale ordinato di tutto, questo non può essere altro che dovuto ad un'Intelligenza che ha impresso ciò nella materia. L'ateismo cavalca sempre la parola caso, ma l'autore parte dall'ordine che crea l'ordine, e dunque con ciò fallisce la negazione dell'esistenza di Dio.

Dalla paleontologia, dalla biochimica, dalla biologia molecolare, dall'anatomia comparata, dall'antropologia, dall'etologia, dalla zoologia parte un movimento che, anche se combattuto aspramente dai dogmatci dell'evoluzionismo, risulta inarrestabile.

E’ stata recentemente istituita l’”Associazione Italiana studi sulle Origini” (A.I.S.O.), promotrice del creazionismo. E' un'associazione laica, apartitica, apolitica, di ispirazione cristiana, ma non legata ad alcuna istituzione religiosa. Possiede un sito internet. Lo scrivente non fa parte di questa associazione.

E’ stata istituita anche “Alleanza Studentesca”, sorta nel 2000. Si sta battendo per la revisione dei libri di testo, in una prospettiva culturale pluralistica che faccia vedere le lacune delle teorie evoluzioniste e presentino anche il creazionismo.

E’ interessante, e tutt’altro che espressione di carenza di documentazione scientifica, il lavoro dell’Islamico Adnar Oktar (Ankara 1956). Adnar Oktar si presenta con lo pseudonimo Harun Yahya.
Adnar Oknar ha al suo attivo un numero considerevole di studi legati soprattutto a Darwin, del quale non condivide gli assunti evoluzionisti.
Adnar Oknar gestisce l’organizzazione - da lui fondata - “Fondazione per la ricerca scientifica” che promuove il creazionismo. Ha pubblicato il libro in tre volumi (“Atlas of creation”: L’Atlante della creazione. Global Publishing, Istanbul, 2006-2007), che ha avuto ampia e clamorosa diffusione negli Stati Uniti e in Europa.

Reazioni

 

Recentemente è uscito il volume: “Dio e l'evoluzione”, di Alister McGrath (docente di teologia all'Università di Oxford), ed. Rubettino, 9/2006, pag 207. Contro questo libro, implicitamente, si è scagliato Telmo Pievani (filosofo della scienza, docente di epistemologia all'Università degli studi Milano-Bicocca, seguace di Richard Dawkins, e dichiarato ateo) con il libro: “Creazione senza Dio”, ed. Einaudi, 10.2006, pag. 137. Questo libro, duro, corrosivo, è stato ridotto alle sue reali dimensioni da Vittorio Mathieu (docente di filosofia teoretica all'Università di Trieste, già vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO, Parigi, e attualmente impegnato sul rapporto tra scienza e filosofia) con un dotto ed equilibrato articolo su “Il Giornale”, lunedì 5 febbraio 2007, titolato: "L'evoluzione in nome di Dio".
"McGrath: si addottorò anzitutto in biofisica molecolare e solo più tardi, dopo aver studiato filosofia, divenne teologo. E Giovanni Federspil - che ha curato l’edizione italiana del libro di McGrath - è professore ordinario di Medicina interna all’Università di Padova". "McGrath ci ricorda che il Dio come «orologiaio perfetto» è un’immagine massonico-leibniziana intesa a spiegare l’universo come un meccanismo. E Pievani, sulle orme di Dawkins, giunge a parlare di «blasfemia del disegno intelligente» (pag. 126). Ma l’universo, e in particolare la vita che vi si sviluppa, non è un meccanismo, come quelli che noi uomini costruiamo per soddisfare un nostro bisogno. E le imperfezioni che notiamo nel mondo non sono imputabili a un «orologiaio cieco» trascendente, che come orologiaio certo non esiste".

I contestatori dell' I.D., fra i quali spicca Francisco José Ayala, biologo e filosofo statunitense, di origine spagnola: “Il dono di Darwin alla scienza e alla religione”, ed. Jaca Book-san Paolo, 2009; edizione originale in inglese: “Darwin's Gift to Science and Religion”, Washington, 2007, dopo aver affermato un finalismo retto dal caso e dalla selezione naturale, entrano nel campo teologico per convincere i credenti che non c'è disarmonia tra Darwin e la fede, anzi Darwin è un servizio alla fede. Al proposito Francisco José Ayala dice che l'I.D. ha il torto di attribuire a Dio, "onnisciente, onnipotente e misericordioso", tutte le situazioni disastrose della terra (catastrofi, malattie, crudeltà animali); dunque l'I.D. fa un cattivo servizio alla religione, poiché Dio non è responsabile delle gravi disfunzioni di questo mondo.
Ma Francisco Ayala, che è anche un filosofo, dovrebbe affermare che l'esistenza delle cause seconde risale a Dio, causa prima di tutto (si dicono cause seconde le azioni che una cosa creata può esercitare su di un'altra cosa creata) e dunque anche le catastrofi risalgono in definitiva a Dio; se poi vuol fare il teologo cristiano deve sapere che la caducità è entrata nel mondo con il peccato (Rm 8,20) e che bisogna riflettere su questo, e ascoltare la teologia sul tema del male. La caducità è che per il peccato gli uomini hanno demeritato la situazione del paradiso terrestre (Gn 3,23). La caducità nasce dai peccati degli uomini: ribelli gli uomini a Dio, ribelli all'uomo le forze della natura, poiché Dio le lascia al loro corso. La caducità sta nelle inadempienze degli uomini circa la sicurezza delle loro costruzioni, sta nella violenza dell'uomo contro l'uomo, nell'inquinamento, nel dispendio per le armi.
Francisco José Ayala cade in un dualismo: da una parte il Dio del cielo, e dall'altra parte la selezione naturale quale deus nel tempo. A questo punto non si vede proprio come Francisco Ayala  possa dire che Darwin è un dono per la religione cristiana!
Francisco José Ayala traccia un Dio tutt'altro che misericordioso, poiché se da una parte viene presentato esente da responsabilità, dall'altra viene tratteggiato senza alcun intervento misericordioso o correttivo (Cf. Eb 12,8).