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(8,12-29) |
Gesù, luce del mondo
12 Di nuovo Gesù parlò loro e disse: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.
13 Gli dissero allora i farisei: “Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera”.
14 Gesù rispose loro: “Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.
15 Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.
16 E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.
17 E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera.
18 Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me”.
19 Gli dissero allora: “Dov’è tuo padre?”. Rispose Gesù: “Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio”.
20 Gesù pronunciò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
21 Di nuovo disse loro: “Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire”.
22 Dicevano allora i Giudei: “Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: «Dove vado io, voi non potete venire»?”.
23 E diceva loro: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”.
25 Gli dissero allora: “Tu, chi sei?”. Gesù disse loro: “Proprio ciò che io vi dico.
26 Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo”.
27 Non capirono che egli parlava loro del Padre.
28 Disse allora Gesù: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.
29 Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”.
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Gesù riprende il suo insegnamento nel tempio, nel luogo del tesoro. Nel muro della stanza del tesoro c'erano delle aperture dove i devoti lasciavano le loro offerte in denaro. Il luogo era a sinistra del cortile delle donne, il primo cortile del tempio dopo quello dei gentili. Le donne potevano in tale cortile assistere ai riti.
“Di nuovo Gesù parlò loro e disse: ‹Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita›”. La festa delle Capanne era caratterizzata dall'accensione nel tempio di numerose luminarie al tramonto del sole. Ciò ricordava la colonna di fuoco che aveva guidato Israele nel deserto (Es 13,21). Gesù parte da questo segno. Egli è la luce che guida a salvezza nel deserto delle tenebre.
“Gli dissero allora i farisei: ‹Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera›”. Già prima Gesù aveva risposto, prevedendola, a questa obiezione, e aveva presentato la testimonianza di Giovanni Battista, le opere che il Padre gli aveva dato da compiere, come anche le Scritture (5,31.33.36.39), tre testimoni e due erano già sufficienti (Dt 17,6; 19,15). Ora, il discorso lo pongono i Giudei con la durezza di un rifiuto della sua persona. Gesù risponde che se anche dà testimonianza a se stesso, la sua testimonianza è vera. Molto giusto, un accusato può benissimo affermare la sua innocenza contro i suoi accusatori. Ma non è solo a testimoniare perché c'è anche il Padre a dargli testimonianza. Dunque, ci sono due testimoni veritieri. “Gli dissero allora: ‹Dov’è tuo padre›. Rispose Gesù: ‹Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio›”. I Giudei vogliono vedere suo Padre, visto che dice di esserne il Figlio. Ma Gesù dice che essi non conoscono né lui né il Padre; e il Padre non lo possono conoscere perché è lui l'accesso al Padre.
Gesù non si sta difendendo cercando di sfuggire alla morte, ma procede verso la morte sapendo che le sue parole daranno frutti e frutti fino alla fine del mondo.
“Disse allora Gesù: ‹Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato›”. Gesù parla della sua futura morte in croce, ma non venne inteso. Forse pensarono alla sua intronizzazione sul trono di Davide. Passa in qualche modo il pensiero che egli sia il Figlio di Dio, ma con la condizionale che il suo agire collimi con i loro pensieri politici, di sovranità terrena. “Io sono”, Gesù lo dice per la seconda volta (8,24). Lo dirà ancora (8,58; 6,20; 13,19). “Io sono” richiama il nome che Dio rivelò a Mosè (Es 3,14; Dt 32,39; Is 43,10). In tal modo ancora Gesù presenta la sua identità divina.
“E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora”. L'ora della suo arresto, già voluto dai capi Giudei, è, tuttavia, nelle mani del Padre.
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