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| (6,26-47) |
Moltiplicazione dei pani
26 Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
27 Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il
suo sigillo”. 28 Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”.
29 Gesù rispose loro: "Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.
30 Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?
31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”.
32 Rispose loro Gesù: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
33 Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.
34 Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.
35 Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!
36 Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori,
38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
40 Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il
Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
41 Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”.
42 E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: ‹Sono disceso dal cielo›?”.
43 Gesù rispose loro: “Non mormorate tra voi.
44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
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"Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati".
Il movente del loro interesse per Gesù era materiale, e Gesù lo denuncia affinché non credano che egli si senta lusingato dal loro consenso. Tutto il discorso avvenne nella sinagoga di Cafarnao (6,59). Davanti a Gesù c'è dunque una assemblea qualificata, una parte di questa aveva visto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”. Gesù annuncia un pane che dà la vita eterna, come già alla Samaritana aveva parlato di un'acqua viva per la vita eterna (4,14). Afferma poi che “su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Il sigillo del Padre sono i miracoli compiuti da Gesù, e tale sigillo di autenticità lo qualifica quale Figlio di Dio.
“Gli dissero allora: ‹Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?›”. Domandano quali azioni in più di quelle che già fanno o che diversamente dovrebbero fare per avere quel cibo. L'entusiasmo per Gesù autore di miracoli viene frenato dalla sua dichiarazione di essere il Figlio di Dio, sebbene apparisse quale Figlio dell'uomo, per la natura umana assunta.
"Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.
Ecco l'opera che Dio chiede loro: credere nel Figlio che il Padre ha
mandato per la salvezza degli uomini affinché ottengano la vita
eterna. “Allora gli dissero: ‹Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?›”. Vogliono un'opera che dimostri loro che è il Figlio di Dio, ma le opere già lo dimostravano. Molto probabilmente l'opera che loro volevano vedere era la sconfitta dei romani per opera della sua potenza.
“In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Loro chiedevano una manna permanente, cioè l'abbondanza, l'agiatezza. Esattamente quello che vedevano nei dominatori romani e anche di più, per questo lo avevano voluto loro re. Ma il pane “dal cielo” è colui che è dato dal Padre per dare la vita al mondo. Il pane dà vita al corpo, ma “il pane di Dio è colui che discende dal cielo” con la missione di dare la vita dello Spirito al mondo.
“Allora gli dissero: ‹Signore, dacci sempre questo pane›”. Gesù viene volutamente frainteso. La Samaritana, che riduceva anch'essa il discorso di Gesù al banale, non era in una posizione di chiusura: “Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete”.
“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Non si va al Figlio se non si accoglie l'azione di grazia del Padre, che è fondata sull'amore del Figlio al Padre fino all'obbedienza estrema della morte di croce: “Tutto ciò che il Padre mi dà”. Ma chi va al Figlio anche se peccatore non verrà cacciato da lui perché è venuto per salvare.
“Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: ‹Io sono il pane disceso dal cielo›”. Chiaramente viene rifiutata la sua identità di Figlio di Dio.
“Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Gesù è il datore della vita eterna e della gloriosa risurrezione.(5,29).
“Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio (Is 54,13; Ger 31,33)”. Se ascoltassero la parola del Padre nei Profeti, questi li condurrebbero a lui. Infatti “Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me”.
“Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre”. Gesù previene una pretesa fatale (Cf. 14,8-9): quella di pensare di giungere a vedere Dio. Qua in terra si giunge a Dio mediante la fede nel Figlio. La visione di Dio si avrà nel cielo.
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