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(16,16-33) |
L'annuncio di un pronto ritorno
18 Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”.
17 Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: ‹Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete›, e: ‹Io me ne vado al Padre›?”.
18 Dicevano perciò: “Che cos’è questo ‹un poco›, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”.
19 Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “State indagando tra voi perché ho detto: ‹Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete›?
20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
21 La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
22 Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.
23 Quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
24 Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25 Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre.
26 In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi:
27 il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre”.
29 Gli dicono i suoi discepoli: “Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato.
30 Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”.
31 Rispose loro Gesù: “Adesso credete?
32 Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33 Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.
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“Quel giorno non mi domanderete più nulla”.
Non domanderanno più nulla perché lo Spirito Santo li illuminerà su quanto detto da Gesù.
“In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. Chiedere al Padre nel nome di Gesù, vuol dire farlo nell’unione con lui, visto nella sua identità e nella sua vita di dedizione agli uomini, nella volontà di seguirlo. Il suo nome è tutto ciò che egli è: Il Verbo incarnato, il Salvatore del mondo. I discepoli fino ad ora hanno pregato il Padre, ma non nell’unione al Figlio, ora sono chiamati a farlo e possono farlo perché rigenerati in lui nella lavanda dei piedi e nutriti di lui nell’Eucaristia.
La gioia di essere esauditi è fatta di gratitudine, di nuovo slancio di corrispondenza, di approfondimento della fede nel vedersi esauditi, di rinnovata fiducia, di accesa carità, di umiltà viva, di vedere il bene crescere in sé e negli altri.
“Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre”. Indubbiamente, questo passo è uno dei più difficili del Vangelo secondo Giovanni, ma non è insolubile.
“Queste cose”, sono relative al discorso “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”. Gesù ha parlato in modo velato per far fare passi graduali ai discepoli, che ancora non comprendevano con quella libertà da schemi precostituiti che era necessaria. Chi aveva più libertà di mente e di cuore era Giovanni (20,8).
Velate alla mente dei discepoli erano parole: “del luogo dove io vado voi conoscete la via” (14,5); velate le parole: “dove
io vado tu non puoi seguirmi, mi seguirai più tardi” (14,37).
In seguito non ci sarà più bisogno di parlare “in modo velato” poiché tutto sarà avvenuto. Quando dolore e smarrimento saranno superati nella gioia di vedere Gesù risorto, e i discepoli saranno rinnovati dal perdono ricevuto (20,19), allora essi vedranno, nel Figlio la misericordia e la grandezza del Padre. Allora le parole che Gesù disse a Filippo (14,6-10): “Chi ha visto me, ha visto il Padre”, diventeranno luminose per gli apostoli perché in lui vedranno, nella potenza di una fede profonda, il Padre; il Padre misericordioso, già fatto conoscere, ma ancora dai discepoli non ben conosciuto (Gv 17,26).
Poi le parole del Risorto sul Padre si arricchiranno nella presentazione delle tre Persone (Mt 28,19): “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
In Luca (24,44s) il Padre verrà presentato in relazione allo Spirito Santo: “Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso”.
In Giovanni (20,17) il Padre sarà proclamato “Padre vostro, mio Dio e Dio vostro”.
Il Battesimo in Atti (1,5; 2,38) viene detto dato “nel nome di Gesù”, per distinguerlo da quello di Giovanni, moltissimo noto (At 18,25), ma Gesù è il Figlio del Padre, e lo Spirito Santo è colui che è disceso a Pentecoste. Battezzare nel nome di Gesù è esattamente battezzare nel nome delle tre Persone, tutte e tre, infatti, sono coinvolte nel mistero della salvezza. Il Padre, infatti, ha inviato e dato il Figlio, e lo Spirito Santo è stato meritato dal Figlio, ed è lo Spirito Santo, l’Amore increato, che unisce il Padre al Figlio, che viene partecipato alla Chiesa. Verrà poi lo Spirito Santo che illuminerà con viva intensità ogni cosa detta e fatta da Gesù (15,26; 16,13); e la Chiesa è in questa condizione lungo il suo cammino nei secoli.
“In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre”. Compiuta la Redenzione e donato lo Spirito a Pentecoste, i discepoli saranno talmente uniti a Cristo nel vincolo dello Spirito Santo che Gesù non avrà più bisogno di pregare il Padre perché li accolga quali figli carissimi (1,2; 1Gv 3,1; Rm 8,12s; ecc.). Il Padre stesso li ama poiché essi sono giunti a lui per mezzo della fede nel Figlio (14,1s) che ha mandato nel mondo come Salvatore. Essi pregheranno il Padre senza passare macchinalmente attraverso il Figlio perché saranno uni con il Figlio, crocifisso e risorto, il quale pregherà con loro, in loro, per loro. Questo passo del quarto Vangelo non contraddice in nulla l’intercessione di Cristo presso il Padre a favore dei peccatori (Eb 7,25), ma dice che l’intercessione della Chiesa è unita a quella di Cristo e ha il suo valore in quella di Cristo e nel suo essere in Cristo. La Chiesa non innalza al Padre nessuna preghiera se non con Cristo, in Cristo, per Cristo (Sant’Agostino,
Enarratio in Psalmos 85,1; CCC, 2616).
La Chiesa prega anche Gesù secondo quanto ha imparato dal Vangelo (14,14): “Se
mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la faro”. “Nel
suo nome”, cioè lui, nella conoscenza di lui, Figlio del Padre e nostro Salvatore, nella volontà di seguire lui. “Conoscenza” perché la fede è conoscenza. (Cf. Mc 1,40-41; 5,25-36; 7,29; 10,52; Lc 23,39-43). La Chiesa prega pure lo Spirito Santo
nel nome di Gesù, perché è Gesù che col suo sacrificio che ce l’ha ottenuto e ce lo ottiene con l’abbondanza dei suoi doni dal Padre.
“Gli dicono i suoi discepoli: ‹Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato›”. I discepoli con queste parole vogliono dire che il problema non era in loro ma nel modo di parlare di Gesù. Gesù reagisce a questo tentativo dei discepoli che è sulla stessa linea della domanda di Filippo (14,8) “Mostraci il Padre e ci basta”. La loro fede non è ancora sufficientemente profonda da rimuovere ogni ramaglia ereditata dal giudaismo. Essi dicono che ora credono che Gesù è uscito da Dio, ed è vero, ma la loro fede non ha ancora la profondità dovuta per reggere gli urti del mondo.
La loro valutazione di sé è fallace (16,32). Infatti tra poco ognuno di loro si disperderà lasciando solo Gesù.
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