Vangelo secondo Giovanni
Vangelo secondo Giovanni, testo e commento
       
(15,12-27)

L'amore più grande 
12 "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
18 Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22 Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23 Chi odia me, odia anche il Padre mio. 24 Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25 Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione (Ps 68/69,5).
26 Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27 e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
 
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Gesù ripete quanto già detto (13,34): vuole imprimere nel cuore dei discepoli il comandamento della carità (1Gv 2,7-8).
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. Amici va inteso in senso largo, cioè coloro che si amano, anche se non si è riamati. San Paolo sottolinea (Rm 5,6-7): “Nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona: Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”. Giovanni nella sua prima lettera dice che Cristo è stato vittima di espiazione per tutti (2,2): “E’ lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”.
Gesù non ha mai chiamato nessuno suo nemico, ciò era contrario alla sua opera di Salvatore. Infatti, chi dice nemico ha già in cuore, a vario livello, l’ostilità (1Re 21,20). Neppure a Giuda disse nemico, ma amico (Mt 26,50).
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. Si diventa immediatamente amici di Gesù se si vive il suo comandamento (15,12). L’amicizia è amore corrisposto, così gli amici di Gesù sono coloro che corrispondono al suo amore vivendo il comandamento dell’amore in riferimento al suo amore. Gli amici non sono più chiamati servi, perché a loro viene dato tutto ciò che Gesù ha udito dal Padre. Chi ama il prossimo come se stesso, includendo nel prossimo anche i nemici, ha certo conoscenza della parola di Gesù, ma coloro che amano il loro prossimo più di se stessi, come ha fatto Gesù, non ne hanno una conoscenza generica, ma profonda.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda”. Non è il loro acume che li condotti a seguire Gesù, perché l’acume allora avrebbe riguardato speranze terrene. Ma è Gesù che ha scelto loro, e ciò con misericordia. Gli apostoli non erano i migliori di Israele, ma ha voluto scegliere loro per dimostrare che egli può formare spiritualmente un uomo in qualunque situazioni si trovi, purché abbia la volontà di seguirlo. Gli apostoli sono stati costituiti tali da Gesù, non sono più solo discepoli, e ancora così li possiamo chiamare, ma, appunto, apostoli chiamati ad essere fondamenta della Chiesa, per diffondere nel mondo la conoscenza e gli effetti della salvezza. Questa missione dovrà essere condotta nell’amore e da qui la necessità di pregare per essere forti contro il male ed essere fecondi nell’apostolato.
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Gesù ripete ancora il comandamento della carità fraterna. “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”. I discepoli non devono rimanere sgomenti di fronte all’odio del mondo. Il mondo odia la verità e l’amore.
Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. Chi appartiene al mondo riceve dal mondo i suoi ingannevoli omaggi, le sue vischiose simpatie. I discepoli non appartengono più al mondo, poiché sono stati scelti da Gesù, che li ha tratti dal mondo. Il mondo da cui sono stati tratti non è l’Israele fedele, ma quello infedele, al quale in qualche misura e per condizionamento ambientale appartenevano.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra”. Anche i discepoli saranno oggetto di contraddizione, così come lo è stato Gesù. Non devono sentirsi falliti se di fronte a loro si ergeranno mura di rifiuto, perché molti li ascolteranno. Chi ha ascoltato Gesù, quando il Maestro ascenderà al cielo, ascolterà anche gli apostoli.
Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. La Sinagoga cercherà di opporsi alla predicazione degli apostoli e lo farà a “causa del mio nome”, poiché Cristo non sarà sepolto e dimenticato, ma risorto opererà in loro e con loro. Rifiutare Cristo è segno che non si conosce Dio, e perciò non si conosce l’Amore e parrà impossibile che Dio sia venuto in mezzo agli uomini mosso dall’amore, totalmente pieno di gratuità. “Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato”. I Giudei infedeli a Dio sono colpevoli perché Gesù ha parlato loro affinché conoscessero il Padre, ma non l’hanno voluto conoscere, rimanendo fermi ad un Dio che si accontenta, anzi vuole, l’osservanza legalistica della Legge. Come pure un Dio del Sinai, non colto nella sua misericordia per l’alleanza, ma svisato in Dio degli eserciti, non per la conquista di una terra per il suo popolo, ma per l’assoggettamento del mondo intero alle armi di Israele, per una pace che non potrà mai essere in tal modo.
Chi odia me, odia anche il Padre mio”. Odiare Gesù vuol dire averlo incontrato, ma per rifiutato in tutto ciò che è: il Figlio di Dio che ha assunto per misericordia verso uomini una natura umana. Odiare Gesù è odiare anche il Padre, anche se Dio viene celebrato. “Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio”. Nessuno può dire che Dio non sì è adoperato per la sua salvezza. Questo non lo potevano dire i Giudei, colpevoli di avere idolatrato il loro ego. Chiunque, anche se non raggiunto dall’annuncio della Chiesa, ha l’aiuto di Dio, e ciò in ragione di Cristo, unico salvatore. E’ debito di chi ha più avuto annunciare Cristo alle genti affinché conoscano il loro Salvatore e siano battezzati (Mt 29,19; Mc 16,15; Lc 24,47).
Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione”. L’odio dei capi dei Giudei per il Cristo, fino a metterlo a morte, i discepoli non lo devono interpretare come sconfitta, poiché il disegno di Dio si attuerà ugualmente, sapendo Dio trarre il bene anche dal male, mediante la croce.
Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio”. Non resteranno senza forza i discepoli di fronte all’odio del mondo perché il Paraclito li illuminerà su Cristo, che hanno conosciuto fin da principio, ma che conoscendolo per lo Spirito lo conosceranno molto di più, e lo ameranno senza riserve, diventando capaci di testimoniarlo con coraggio ed efficacia.