Salmo 91 (92)  Inno di lode a Dio

 

Salmo. Canto. Per il giorno del sabato
 

È bello rendere grazie al Signore

e cantare al tuo nome, o Altissimo,

 

annunciare al mattino il tuo amore,

la tua fedeltà lungo la notte,

 

sulle dieci corde e sull'arpa,

con arie sulla cetra.

 

Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,

esulto per l'opera delle tue mani.

 

Come sono grandi le tue opere, Signore,

quanto profondi i tuoi pensieri!

 

L'uomo insensato non li conosce

e lo stolto non li capisce:

 

se i malvagi spuntano come l'erba

e fioriscono tutti i malfattori,

è solo per la loro eterna rovina,

 

ma tu, o Signore, sei l'eccelso per sempre.

 

Ecco, i tuoi nemici, o Signore,

i tuoi nemici, ecco, periranno,

saranno dispersi tutti i malfattori.

 

Turni doni la forza di un bufalo,

mi hai cosparso di olio splendente.

 

I miei occhi disprezzeranno i miei nemici

e, contro quelli che mi assalgono,

i miei orecchi udranno sventure.

 

Il giusto fiorirà come palma,

crescerà come cedro del Libano;

 

piantati nella casa del Signore,

fioriranno negli atri del nostro Dio.

 

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno verdi e rigogliosi,

per annunciare quanto è retto il Signore,

mia roccia: in lui non c'è malvagità.

 

Commento

 

Il salmo esordisce presentando la bellezza del dar lode a Dio, della preghiera che canta contemplando ciò che Dio è: “Al tuo nome, o Altissimo”.

Il salmo è individuale, ma celebra la preghiera liturgica del tempio, dove erano in uso gli strumenti musicali e dove si lodava Dio anche durante veglie notturne. A

questa preghiera nel tempio egli partecipava.

Il salmista, probabilmente un levita, riflette sulla grandezza delle opere di Dio: la liberazione dall'Egitto, l'alleanza del Sinai, la conquista della Terra Promessa, la costruzione del tempio.

Egli osserva che i pensieri di Dio hanno una profondità tale che gli uomini non possono esaurirne la comprensione (Cf. Ps 35,7; 39,6).

Gli uomini insensati non sono umili, per questo non possono intendere le cose di Dio, e scelgono i loro vaneggiamenti che li conducono alla rovina eterna, che come tale è irreversibile. Il loro fiorire e affermarsi “è solo per la loro eterna rovina”.

Il salmista ha molti nemici, che sono anche e principalmente nemici di Dio, ma riceve da Dio la forza per la lotta: “Tu mi doni la forza di un bufalo, mi hai cosparso di olio splendete”. Noi in Cristo la forza la riceviamo dallo Spirito Santo, e l'olio che abbiamo ricevuto è quello del crisma del sacramento della Confermazione.

La forza e la sicurezza che il salmista sente nella fede lo porta a non temere gli uomini, gli avversari: “I miei occhi disprezzeranno i miei nemici”. Per noi cristiani non c'è il disprezzo dei nemici in quanto persone, ma solo disprezzo delle loro lusinghe per travolgerci, delle loro intimidazioni per fiaccarci.

E' certo che gli empi non potranno prosperare che per un attimo, ma poi cadranno in rovina: “Contro quelli che mi assalgono, i miei orecchi udranno sventure”.

Il contrario avverrà per i giusti, che si radicano nella frequentazione del  tempio, e per questo fioriranno “negli atri del nostro Dio”, e nella vecchiaia “daranno ancora frutti”. Esempi perfetti di questo sono Simeone ed Anna (Lc 2,25s.36s).