Salmo 27 (28)  Supplica e ringraziamento

 

Di Davide

 

A te grido, Signore, mia roccia,

con me non tacere:

se tu non mi parli,

sono come chi scende nella fossa.

 

Ascolta la voce della mia supplica,

quando a te grido aiuto,

quando alzo le mie mani

verso il tuo santo tempio.

 

Non trascinarmi via con malvagi e malfattori,

che parlano di pace al loro prossimo,

ma hanno la malizia nel cuore.

 

Ripagali secondo il loro agire,

secondo la malvagità delle loro azioni;

secondo le opere delle loro mani,

rendi loro quanto meritano.

 

Non hanno compreso l'agire del Signore

e l'opera delle sue mani:

egli li demolirà, senza più riedificarli.

 

Sia benedetto il Signore,

che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

 

Il Signore è mia forza e mio scudo,

in lui ha confidato il mio cuore.

Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,

con il mio canto voglio rendergli grazie.

 

Forza è il Signore per il suo popolo,

rifugio di salvezza per il suo consacrato.

 

Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,

sii loro pastore e sostegno per sempre.

 

Commento

 

L’orante riconosce che senza la parola di Dio, la sua luce, l’unione con lui, non potrebbe vivere, sarebbe perduto.

Egli si rivolge a Dio con grande confidenza, alzando le mani secondo l’uso orientale, al cielo: “Verso il tuo tempio santo”.

Egli vive in mezzo agli empi e domanda forza per non lasciarsi attirare dal loro modi ingannevoli e quindi essere poi travolto da Dio con loro.

La parte d’invocazione di sventura sugli empi è omessa dalla recitazione cristiana.

Il salmista prosegue benedicendo e ringraziando il Signore di essere stato la sua forza e il suo “scudo”. Termina poi la sua preghiera con una richiesta di benedizione su tutto il popolo di Dio.