Commento
Il salmo si colloca probabilmente al tempo di Neemia, quando i popoli vicini minacciarono di distruzione i reduci dall'esilio con la menzogna che essi meditassero l'indipendenza da Artaserse, re Persiano (Nm 6,5). Israele si armò pronto alla difesa e, come dice il salmo, anche alla guerra di punizione: “Per compiere la vendetta fra le nazioni e punire i popoli...”(Cf. Sap 12,6). In questa guerra di punizione è assente la conquista territoriale. “L'assemblea dei fedeli” (“qehal hasidim”) indica l'assemblea liturgica nel tempio. In essa si loda Dio e si prospetta la guerra di punizione dei nemici di Dio e del suo popolo. I “hasidim” (i pii, i fedeli) che il salmo nomina tre volte sono in specifico i fedeli pronti alla guerra. “I fedeli nella gloria”, sono i pii resi forti dalla potenza gloriosa di Dio. Essi “facciano festa sui loro giacigli”, cioè con entusiasmo, senza pigrizie. La spada che i fedeli, i pii, hanno in mano è la parola di Dio, in tutta sintonia a quella del Verbo (Ap 1,16; 19,15). L'esercito invincibile contro gli empi sarà la Chiesa, il cui capo è Cristo, il “Re dei re e Signore dei signori” (Ap 19,16). La Chiesa vincerà, con l'assistenza degli “eserciti del cielo” (Ap 19,14). La punizione che i fedeli infliggono è quella di tenere desta la voce della coscienza negli empi, continuando ad amare anche se odiati; per questo essi sono “il tormento degli abitanti della terra” che odiano l'amore (Ap 11,10). I ceppi di ferro indicano l'impotenza dei potenti contro i fedeli in Cristo; essi possono uccidere il corpo ma non possono far nulla all'anima (Cf. Mt 10,20). Nel giudizio finale, i fedeli sorgeranno gloriosi dalle tombe (giacigli) per giudicare con Cristo gli empi (Cf. Mt 19,28), che saranno gettati, anche con il corpo, nei ceppi infernali, preda del loro re nero, che hanno voluto scegliere e adorare. |