Salmo 139 (140) Dio, protezione dei giusti

 

Al maestro del coro. Salmo. Di Davide

 

Liberami, Signore, dall'uomo malvagio,
proteggimi dall'uomo violento,

da quelli che tramano cose malvagie nel cuore
e ogni giorno scatenano guerre.

Aguzzano la lingua come serpenti,
veleno di vipera è sotto le loro labbra.

Proteggimi, Signore, dalle mani dei malvagi,
salvami dall'uomo violento:
essi tramano per farmi cadere.

I superbi hanno nascosto lacci e funi,
hanno teso una rete sul mio sentiero
e contro di me hanno preparato agguati.

Io dico al Signore: tu sei il mio Dio;
ascolta, Signore, la voce della mia supplica:

Signore Dio, forza che mi salva,
proteggi il mio capo nel giorno della lotta.

Non soddisfare, Signore, i desideri dei malvagi,
non favorire le loro trame.

Alzano la testa quelli che mi circondano;
ma la malizia delle loro labbra li sommerga!

Piovano su di loro carboni ardenti;
gettali nella fossa e più non si rialzino.

L'uomo maldicente non duri sulla terra,
il male insegua l'uomo violento fino alla rovina.

So che il Signore difende la causa dei poveri,
il diritto dei bisognosi.

Sì, i giusti loderanno il tuo nome,
gli uomini retti abiteranno alla tua presenza.

 

Commento

 

La tradizione fa risalire il salmo a Davide nel momento in cui veniva perseguitato da Saul o combattuto dal figlio Assalonne, ma la cosa non è probabile. Davide non si figurò mai uno scontro con Saul , ma piuttosto una fuga continua, aspettando l'intervento del Signore, e con Assalonne ebbe sentimenti paterni. Non c'è poi nel salmo la percezione di un fronte militare nemico, ma invece si percepisce la presenza di nemici nell'ambito del quotidiano, come nei salmi 53, 54, 55, 56, 57, 58; sono nemici che scatenano guerre “ogni giorno”, e non fronti fatti di truppe militari. Si tratta così di un pio Giudeo perseguitato a causa della sua rettitudine. Il salmo può collocarsi al tempo degli ultimi re di Gerusalemme.

I nemici del salmista agiscono striscianti, e nelle loro parole è nascosto veleno che uccide: “Veleno d'aspide è sotto le loro labbra”; il loro agire è fatto di trame, di tranelli, di trappole: “I superbi hanno nascosto lacci e funi, hanno teso una rete sul mio sentiero e contro di me hanno preparato agguati" essi maturano le loro azioni ostili “nel cuore”, cioè nel centro del loro essere.

Il salmista tuttavia confida in Dio: “<Tu sei il mio Dio; ascolta, Signore, la voce della mia supplica>” e domanda di essere difeso “nel giorno della lotta” in cui tenteranno di travolgerlo frontalmente.

Il salmista, alla fine, si apre alla visione del giubilo dei giusti, che “abiteranno alla tua presenza”, cioè nel cielo.

Una parte del salmo non entra a far parte della recitazione cristiana.

La “lotta” che il cristiano è chiamato a combattere è nel segno della croce. Egli non invoca sull'avversario “carboni ardenti” (Lc 9,4), ma perdono da Dio. Sarà Dio a fare giustizia al momento che lui sa, e nel modo che lui sa (Cf. 1Pt 2,23).