Salmo 76 (77)  Dio rinnova i prodigi del suo amore

 

Al maestro del coro. Su "Iedutùn".
Di Asaf. Salmo
 

La mia voce verso Dio: io grido aiuto!
La mia voce verso Dio, perché mi ascolti.

Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore,
nella notte le mie mani sono tese e non si stancano;
l'anima mia rifiuta di calmarsi.

Mi ricordo di Dio e gemo,
medito e viene meno il mio spirito.

Tu trattieni dal sonno i miei occhi,
sono turbato e incapace di parlare.

Ripenso ai giorni passati,
ricordo gli anni lontani.

Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:
medito e il mio spirito si va interrogando.

Forse il Signore ci respingerà per sempre,
non sarà mai più benevolo con noi?

È forse cessato per sempre il suo amore,
è finita la sua promessa per sempre?

Può Dio aver dimenticato la pietà,
aver chiuso nell'ira la sua misericordia?

E ho detto: “Questo è il mio tormento:
è mutata la destra dell'Altissimo”.

Ricordo i prodigi del Signore,
sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.

Vado considerando le tue opere,
medito tutte le tue prodezze.

O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?

Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra i popoli.

Hai riscattato il tuo popolo con il tuo braccio,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe.

Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque e ne furono sconvolte;
sussultarono anche gli abissi.

Le nubi rovesciavano acqua,
scoppiava il tuono nel cielo;
le tue saette guizzavano.

Il boato dei tuoi tuoni nel turbine,
le tue folgori rischiaravano il mondo;
tremava e si scuoteva la terra.

Sul mare la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque,
ma le tue orme non furono riconosciute.

Guidasti come un gregge il tuo popolo
per mano di Mosè e di Aronne.

 

Commento

 

Il salmista si può configurare come un pio Giudeo rimasto in Palestina al tempo della deportazione a Babilonia. La città di Gerusalemme e il tempio sono distrutti e sono già passati anni. Il pio Giudeo ricorda con dolore le feste passate considerando la situazione che si è abbattuta su Israele: “Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani. Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: medito e il mio spirito si va interrogando”.

Egli è esposto a giorni d’angoscia quando le bande dei predoni fanno razzie nei vigneti, nei campi, nei greggi: “Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore, nella notte le mie mani sono tese e non si stancano; l'anima mia rifiuta di calmarsi”. Il salmista sostiene il tormento di interrogativi laceranti che esprime tuttavia senza cedimento nella fede: “Forse il Signore ci respingerà per sempre, non sarà più benevolo con noi?…”. Egli avverte acutamente l’abbandono di Dio e ne prova tormento: “E ho detto: <Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell’Altissimo>”.

Il salmista tuttavia non cede, continua ad avere fede in Dio, e considera le opere salvifiche da lui fatte per Israele: “Ti videro le acque, o Dio, ti videro le acque e ne furono sconvolte; sussultarono anche gli abissi”; parole queste che si riferiscono alle acque dell’Egitto diventate rosso sangue, e al mar Rosso che si aprì per lasciare passare Israele. “Le nubi rovesciavano acqua,scoppiava il tuono nel cielo…”; parole che si riferiscono probabilmente alla tempesta che investì l’esercito Egizio, costringendolo a ritornare indietro verso il mar Rosso, dopo che l’aveva anche lui attraversato inseguendo Israele. Si legge infatti (Es 14,25-27): “Frenò le ruote dei loro carri (ndr. nella melma prodotta dalla tempesta), così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: <Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!> (…).  Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro”.

Sul mare la tua via (…) ma le tue orme non furono riconosciute”; Dio condusse il suo popolo per una via impossibile e, poiché le acque ritornarono quiete come prima, inevitabilmente non restò traccia del suo passaggio.