Salmo 65 (66)  Inno di ringraziamento e di invito alla lode

 

Al maestro del coro. Canto. Salmo

 

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.

Dite a Dio: “Terribili sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
ti lusingano i tuoi nemici.

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome”.

Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.

Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le genti;
contro di lui non si sollevino i ribelli.

Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;

è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.

O Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai purificati come si purifica l'argento.

Ci hai fatto cadere in un agguato,
hai stretto i nostri fianchi in una morsa.

Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste;
siamo passati per il fuoco e per l'acqua,
poi ci hai fatto uscire verso l'abbondanza.

Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,

pronunciati dalle mie labbra,
promessi dalla mia bocca
nel momento dell'angoscia.

Ti offrirò grassi animali in olocausto
con il fumo odoroso di arieti,
ti immolerò tori e capri.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.

A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua.

Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.

Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Commento

 

Il salmo è stato scritto nel postesilio, come è facile ricavare dalla menzione di grandi prove nazionali: “Ci hai purificati come si purifica l’argento (…). Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste (…), poi ci hai fatto uscire verso l'abbondanza”. L’universalismo del salmo è espresso nell’invito a tutta la terra a dare gloria a Dio. Il salmista anima poi il gruppo orante che lo attornia a presentare a Dio il desiderio che sia celebrato in tutta la terra: “Dite a Dio: <Terribili sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza ti lusingano i tuoi nemici (…). A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome>”. Il salmista riprende il suo invito a tutte le genti, invitandole ad avvicinarsi ad Israele per udire le grandi opere che Dio ha compiuto per il suo popolo, compresa la liberazione da Babilonia: “Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini. Egli cambiò il mare in terra ferma…”.  Dio ha piegato i nemici del suo popolo, compresi i babilonesi: “contro di lui non si sollevino i ribelli”. Il salmista ancora invita i popoli a lodare Dio: Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode…”. Poi il salmista si rivolge direttamente a Dio facendo memoria della catastrofe della deportazione a Babilonia: “O Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l’argento (…). Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste (…), poi ci hai fatto uscire verso l'abbondanza”. Il cavalcare uomini sopra le teste era una efferatezza egizia, assira, babilonese e poi anche persiana. I vinti venivano legati e calpestati dai carri dei vincitori. Il salmista, dopo essersi rivolto a Dio nella memoria dei grandi avvenimenti della nazione, che sente suoi per appartenenza, si riferisce a Dio come persona singola, che ha una sua storia di dolore, e che nell’angoscia ha pronunciato voti. Questi voti li assolverà perché è stato beneficato da Dio secondo il suo desiderio espresso nella preghiera, ma anche secondo la giustizia di Dio: “Se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato”.

Il salmo, che noi recitiamo in Cristo, ci collega alla grande storia di Israele, alla quale siamo stati innestati per mezzo di Cristo (Cf. Rm 11,24), il quale è la ragione di ogni liberazione, di ogni grazia che viene dal Padre. Noi entriamo nelle sue chiese non offrendo sacrifici di montoni, capri e tori, ma il sacrificio di noi stessi, in unione al sacrificio del Cristo presente sugli altari (Cf. Ps 39,7). Perfettamente nostra è l’invocazione a tutte le genti a venire e vedere. A vedere in noi, nella Chiesa, la grande opera della redenzione.