Salmo 5   Preghiera del mattino

 

Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide

 

Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.

Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.

Al mattino ascolta la mia voce;
al mattino ti espongo la mia richiesta
e resto in attesa.

Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;

gli stolti non resistono al tuo sguardo.
Tu hai in odio tutti i malfattori,

tu distruggi chi dice menzogne.
Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta.

Io, invece, per il tuo grande amore,
entro nella tua casa;
mi prostro verso il tuo tempio santo
nel tuo timore.

Guidami, Signore, nella tua giustizia
a causa dei miei nemici;
spiana davanti a me la tua strada.

Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua seduce.

Condannali, o Dio,
soccombano alle loro trame,
per i tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.

Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Proteggili, perché in te si allietino
quanti amano il tuo nome,

poiché tu benedici il giusto, Signore,
come scudo lo circondi di benevolenza.

 

Commento

 

Il salmo esprime un’ardente e calma supplica a Dio. L’orante riconosce Dio come suo re provvidente e misericordioso. Egli prega incessantemente fin dal mattino, e attende il suo aiuto in mezzo alle difficoltà causate da tanti suoi nemici. L’orante interpella Dio presentandogli la sua fede: “Tu non sei un Dio che gode del male…”. Poi conferma se stesso: “Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta”. Quindi indirizza il suo cuore verso la gioia che Dio nella sua misericordia gli darà: “Io, invece, per il tuo grande amore, entro nella tua casa…”. Lo scrittore del salmo ha in mente il tempio, e pensa che Dio lo salverà dagli avversari e gli darà la grazia di potere giungere a Gerusalemme ed entrare nel tempio. Nel compimento di Cristo la casa del Signore è il santuario del cielo (Cf. Eb 8,2; 9,11; 9,24). La richiesta di condanna, “Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame…”, non è accolta nella recitazione cristiana perché legata alle “imperfezioni” del vecchio testamento. Il salmo termina con un’apertura a tutti i giusti per i quali l’orante desidera gioia e pace dalla benevolenza di Dio.