Testo e commento

 

Capitolo         

 

La seconda lettera ai Tessalonicesi venne scritta da Paolo a Corinto (probabilmente primavera del 52), poco tempo dopo la prima lettera. Che il lasso di tempo sia stato breve lo prova la rassomiglianza di stile, di terminologia e la  complementarietà tra le due lettere. La ragione della lettera sta nel turbamento subentrato nella comunità a causa di voci che davano per imminente il ritorno del Signore. La resistenza agli urti delle persecuzioni era salda, ma le voci sull'imminente fine del mondo stavano togliendo la speranza di un'espansione apostolica, poiché ormai tutto era alla fine. Ciò dava spazio anche a comportamenti di disaffezione per il lavoro, con il pretesto di preparasi al ritorno del Signore.

Paolo, per consolidare la fede e la speranza dei Tessalonicesi, aveva dato indicazioni sul futuro, ma queste correvano il rischio di essere rimosse di fronte all'idea di un imminente ritorno del Signore.

Come si ricava dalla lettera, Paolo aveva parlato di una futura apostasia, che non può essere pensata nella Chiesa, poiché indefettibile, ma nella futura civitas cristiana. Paolo non esita a riproporre ai Tessalonicesi l'orrore dell'apostasia, che essi non dovranno vivere, ma che tuttavia devono considerare per non adagiarsi nell’idea di una futura situazione rosea sulla terra, con conseguente perdita di forza dell'attesa del Signore e della militanza in Cristo.
La lettera è meno espansiva della prima, ma ciò è perfettamente logico, perché la situazione nella comunità di Tessalonica era diventata preoccupante: false rivelazioni, false considerazioni sugli eventi, false lettere immesse nella comunità come scritte da Paolo.

 

Indirizzo e saluto

1 1 Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: 2 a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.

 

Motivi di ringraziamento 

3 Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. 4 Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. 5 È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite.

 

L'approccio di Paolo è estremamente positivo perché la comunità procede nel cammino della fede con perseveranza. Non mancano i comportamenti ostili contro di essa, ma questi vengono sostenuti con coraggio.

 

La giustizia divina nel giorno del Signore 

6 È proprio della giustizia di Dio ricambiare con afflizioni coloro che vi affliggono 7 e a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, insieme agli angeli della sua potenza, con 8 fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. 9 Essi saranno castigati con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza. 10 In quel giorno, egli verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da tutti quelli che avranno creduto, perché è stata accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi.

11 Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, 12 perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.

 

Il ritorno del Signore non è imminente

2 1 Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, 2 di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

 

Circa il tempo del ritorno del Signore la comunità dei Tessalonicesi era entrata in difficoltà, nonostante che Paolo nella sua prima lettera avesse precisato che nessuno ne conosce la data. Qualcuno aveva detto che il Signore gli aveva rivelato come imminente il suo ritorno. Altri avevano argomentato in tal senso,  fraintendendo alcuni passi della prima lettera. Altri avevano dato credito a lettere spacciate per scritte dall'apostolo dove si parlava dell'imminente venuta del Signore. Quest'ultimo fatto era molto grave perché sicuramente, oltre che a gettare allarmismo, presentava la malizia di attribuire all'autorità di Paolo cose che mai aveva detto. “Il giorno del Signore”, era pensato già presente, il che vuol dire che si sosteneva con false lettere attribuite a Paolo, che Cristo era già ritornato, ma non si era ancora manifestato pubblicamente.

 

3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4 l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.

 

Paolo afferma che prima del ritorno del Signore accadrà l'evento drammatico dell'apostasia.

Non certo l'apostasia della Chiesa, che è indefettibile; e Paolo nella sua prima lettera aveva messo in chiaro che la Chiesa sarà sino alla fine del mondo. L'apostasia, dunque, riguarda la società cristiana, quella che sorgerà dalla conversione dei pagani, ma che poi si travierà.

L'apostasia creerà le condizioni per la manifestazione “dell'uomo dell'iniquità”, del “figlio della perdizione”. La manifestazione è l'emergere pubblico dell'uomo del Male. Egli sarà il campione dell'iniquità che ora agisce nel mistero, cioè in modo occulto, ma che giungerà ad essere manifesto mediante l'orrore che il figlio della perdizione genererà sulla terra. Il “mistero dell'iniquità” è già presente ed è già incarnato in tanti anticristi (1Gv 2,18), ma giungerà il trionfo, per breve tratto di tempo, dell'iniquità per mezzo del “figlio della perdizione”, cioè di colui che si farà generare dalla perdizione stessa.
L'anticristo giungerà a “
insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio”. Queste parole contengono un orrore difficile da sondare. L'anticristo perseguiterà i cristiani in modo violentissimo e cercherà di ingannarli in ogni modo. “Insediarsi nel tempio di Dio” lascia pensare ad un’azione di scompaginamento della Chiesa, dall’interno, ma non riuscirà. Paolo applica l’espressione circa l’abominio della devastazione nel luogo santo (Mt 24,15; Mc 13,14; Lc 21,20) alla Chiesa, tempio vivo di Dio.

 

Il mistero dell'iniquità 

5 Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? 6 E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. 7 Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene.

 

Paolo aveva dato ai Tessalonicesi un messaggio fortemente escatologico, ma questo non era stato assimilato adeguatamente, per l'allontanarsi repentino di Paolo da Tessalonica.

E ora sapete che cosa lo trattiene”; i Tessalonicesi lo sapevano, noi facciamo fatica a saperlo. In questo può aiutare il pensiero che prima non lo sapevano, ma ora lo sanno. Cosa hanno vissuto, cosa hanno conosciuto i Tessalonicesi per saperlo? I Tessalonicesi erano dei pagani, con una qualche conoscenza della divinità; ora sanno chi è il Dio, unico e vero, ed è lui che trattiene il mistero dell’iniquità.

L'annuncio di Cristo presuppone sempre il riconoscimento dell'unico Dio; senza questo riconoscimento non è possibile procedere all'annuncio di Cristo. È quanto ha fatto Paolo a Listra (At 14,15) e ad Atene circa il Dio ignoto (At 17,22s), dal quale prende le mosse per l’annuncio di Cristo. La negazione dell’esistenza di Dio è un gravissimo ostacolo contro l’annuncio del Cristo, e su ciò agirà l'anticristo dichiarandosi essere dio, e quindi colui che si deve seguire per essere emancipati a dei. Il mistero dell’iniquità ha questo obiettivo: la negazione di Dio.

Ora, non potrà essere tolta di mezzo la Chiesa, che resterà sino alla fine del mondo, non può essere tolto di mezzo Dio. Ciò che può essere tolto di mezzo è il riconoscimento di Dio nella mente e nel cuore degli uomini: è l'ateismo.

 

8 Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta.

 

Quando l'ateismo toglierà di mezzo Dio con la negazione dell’esistenza di Dio, allora avverrà la manifestazione dell'uomo dell'iniquità, del “figlio della perdizione”. Sarà il figlio migliore della stirpe di Satana (Gn 3,15; Mt 13,24s).

Paolo presenta la manifestazione e l'annientamento dell’empio per eccellenza alla fine del mondo, ma l'Apocalisse, non pone l'anticristo alla fine del mondo (Ap 20,1s), ma prima del famoso, e molto mal inteso, millennio di pace. Ma non c’è contraddizione, perché l’anticristo pur vinto, sepolto e relegato agli inferi, continuerà a vivere in rivoli settari, quale esempio. I rivoli occulti di generazione dopo generazione, prepareranno alla fine dei tempi la celebrazione dell’empio su tutta la terra. Allora avverrà l'annientamento anche della sua buia eredità.

L'annientamento dello spirito dell'anticristo (1Gv 4,3) avverrà di fronte allo splendore della venuta del Signore, giudice e re.

 

9 La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri 10 e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati.

 

Il quadro presentato circa l'uomo dell'iniquità è quello di un falso profeta, operatore di prodigi con la potenza di Satana. Non saranno i miracoli maggiori, ma simulazione degli stessi, e fatti che impressioneranno quelli che avranno rifiutato Cristo. Si insedierà nel “tempio di Dio”, che è la Chiesa, cercando di travolgerla dall’interno, svuotandone i suoi valori per un appiattimento alla terra. Ma la Chiesa reggerà nella sua struttura gerarchica e sacramentale, reggerà unita a Cristo.

 

11 Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna 12 e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità.

 

Dio permette che l'empio, il figlio migliore di Satana, si manifesti con la volontà degli uomini che gli hanno preparato la strada, e che lo accoglieranno in moltitudine, credendo di ottenere, dalle sue perverse idee e decisioni, il benessere materiale, la carnalità libera, la divinizzazione di sé. Gli uomini avranno, invece, lo sgretolamento rovinoso, spaventoso, sanguinoso, dei loro progetti di società del godimento.

 

Ci si domanda se l’anticristo sarà una persona, o una situazione collettiva? Stando la realtà contemporanea si può dire una persona che potrà innalzarsi in mezzo all’apostasia preparata da tanti anticristi. Lo si può dire sulla base della sociologia dei leader, sulla base delle esperienze del 900, come pure dalla potenza dei mezzi di comunicazione che possono influire sul mondo intero, dei quali il figlio migliore di Satana disporrà.

 

Esortazione alla perseveranza 

13 Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. 14 A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

 

Di fronte all'orrore dell'empio i cristiani devono però rallegrarsi della salvezza ricevuta in Cristo, nella santificazione operata dallo Spirito Santo.

 

15 Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera. 16 E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, 17 conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

 

Paolo esorta a mantenersi fermi nelle “tradizioni”, cioè in ciò che egli ha comunicato sia a voce che con lettera; nulla deve distoglierli dal patrimonio che è stato loro dato. Con ciò Paolo giudica che la fase fondazionale della Chiesa di Tessalonica è compiuta. Indubbiamente a Tessalonica vennero istituiti poi dei presbiteri, probabilmente in una visita successiva di Timoteo (At 14,23; Tm 5,23;  Tt 1,5).

 

3 1 Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, 2 e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. 3 Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.

 

La corsa apostolica continua, non si è affatto alla fine del mondo.

Gli uomini corrotti e malvagi” sono quelli che si adoperano per bloccare l'evangelizzazione.

 

Fuggire la vita disordinata 

4 Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. 5 Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

6 Fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, vi raccomandiamo di tenervi lontani da ogni fratello che conduce una vita disordinata, non secondo l’insegnamento che vi è stato trasmesso da noi. 7 Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, 8 né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. 9 Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. 10 E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. 11 Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. 12 A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

 

Chi non vuole lavorare neppure mangi”; tale regola ha trovato un esempio in Paolo e a tale regola tutti devono attenersi, senza ricorrere all'alibi dell'imminente ritorno del Signore.

 

13 Ma voi, fratelli, non stancatevi di fare il bene. 14 Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo in questa lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; 15 non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.

 

Paolo impartisce la regola di isolare gli elementi disobbedienti alle sue parole apostoliche. Il fine è quello di portare i disobbedienti a vergognarsi di quanto stanno facendo, vedendo che la comunità rimane compatta. Non bisogna tuttavia trattare come nemici i colpevoli, ma ammonirli quali fratelli.

 

Preghiera e saluto 

16 Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.

17 Il saluto è di mia mano, di Paolo. Questo è il segno autografo di ogni mia lettera; io scrivo così. 18 La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

Paolo dettava le lettere ad uno scriba. L'uso di uno scriba allora era comune. La velocità dello scriba era notevole per l'introduzione di segni tachigrafici a cui si aggiungevano le abbreviazioni. Molto noti sono i segni tachigrafici tironiani introdotti da Marco Tullio Tirone, scriba di Cicerone. I segni tachigrafici tironiani in breve passarono da 4000 a circa 5000. Il loro utilizzo risale al 63 a.C., secondo quanto riferisce Plutarco. Ma, Orazio presenta capacità stenografiche anche all'epoca di Lucilio Gaio (180 a.C. - 103 a.C.), riferendo che Lucilio riusciva a dettare ben 200 versi in una sola ora. Una volta che la dettatura era stata tachigrafata, lo scriba passava a scrivere per esteso tutto il dettato. L'ispirazione investiva non soltanto Paolo, ma anche lo scriba, affinché eseguisse fedelmente il dettato; del resto l'apostolo aveva modo di garantirsi del risultato revisionando la lettera. Il saluto è di mano di Paolo, e vale come autografo. L'uguale si ha in Gal 6,11; 1Cor 16,21; Col 4,18; Fm 19. Dalla 2Ts in tutte le lettere i saluti dovettero essere scritti da Paolo.