Testo e commento

 

Capitolo   2   3      6   7   8   10   13   15   16   17   18   26   28   31

 

Il primo libro di Samuele narra l’inizio dell’era della monarchia in Israele. Dopo il tempo dei Giudici, dei quali Samuele è l’ultimo, si passa all’istituto monarchico per dare compattezza a Israele nella lotta di liberazione dai Filistei e per completare la conquista della Terra Promessa. Il tempo della piena autonomia delle singole dodici tribù termina. Ma l’inizio della monarchia presenta delle difficoltà circa il porsi del re nei riguardi dell’alleanza del Sinai. Egli non potrà fare come nei popoli vicini da sommo sacerdote, ma solo da tutore delle disposizioni di Mosè. In tal modo la monarchia rimane aperta ad un futuro re, il Messia, una figura trascendente (Cf. Ps 110,1s; Dn 7,13; Mt 22,43s) nel quale regalità e sacerdozio saranno unti. Saul cadrà in disgrazia davanti a Dio proprio perché avrà un comportamento ambiguo circa la distinzione tra compito del re e sacerdozio di Aronne.

La monarchia fece rientrare nella comunione delle tribù quella di Giuda.

"Ascolta. Signore, la voce di Giuda" si legge in Dt 33,7: parole che lasciano intravedere che la tribù di Giuda aveva una qualche ragione da presentare a Dio; ma anche nello stesso passo si legge: "riconducilo verso il suo popolo", il che vuol dire che Giuda era in una posizione di separazione sdegnata.

Nulla sappiamo del perché della rottura di Giuda con i fratelli, ma la separazione si ebbe dopo l'esito felice della vicenda di Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 38,1).  

Dio per l'istituzione della monarchia sceglie uno della tribù di Beniamino, il che vuol dire che la posizione della tribù di Giuda la rendeva inadatta a dare un re. 

Solo dopo l'istituzione della monarchia e la rovinosa caduta di Saul Dio guarda alla tribù di Giuda e sceglie Davide, uno del casato di Iesse.

Dopo l’elezione della casa di Davide, l'antica benedizione-oracolo di Giacobbe (Gn 49,8-9) venne riesumata dalla memoria della tribù di Giuda e posta nella luce dello scettro di Davide (49, 10a), e nella composizione letteraria si aggiunse anche un oracolo relativo al futuro Messia (49,10b-12), dando così alla benedizione-oracolo di Giacobbe la giusta prospettiva.

Il primo libro di Samuele forma un'unità storico-narrativa con il secondo Samuele.

Si può dire che i due libri di Samuele hanno a monte dei cicli di tradizioni costituitesi presso i vari santuari. Il fatto è evidente se si pensa che circa gli inizi della conoscenza tra Davide e Saul il testo presenta tre differenti circostanze; la parola di Dio non ha affatto rifiutato da sé le tracce vive della storia.

I cicli si formarono a ridosso degli eventi e vennero poi fatti confluire negli attuali testi, nei quali si riconosce l'intervento, datato durante l'esilio a Babilonia, di una mano deuteronomistica.

Ci si domanda se i cicli scritti che sono a monte dei due libri furono ispirati, cioè furono "parola di Dio". Si deve rispondere che non si può affatto escludere che alcuni di loro o parti di loro lo fossero dal momento che vennero rispettate le "ripetizioni trovate" dello stesso avvenimento, come quello circa la conoscenza tra Davide e Saul; ma questi scritti antecedenti ebbero, sempre sotto l'azione di Dio, degli arricchimenti, delle aggiunte, delle fusioni tra di loro, e infine una redazione di carattere deuteronomistica, come detto.

Il processo della formazione delle sacre Scritture fu, dunque, un processo in cui concorsero molti individui, e che avvenne in lunghi tempi.

 

Il fanciullo Samuele cinto di un efod di lino

(2) (18-20) 18 Samuele prestava servizio davanti al Signore come servitore, cinto di efod di lino. 19 Sua madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava con il marito a offrire il sacrificio annuale. 20 Eli allora benediceva Elkanà e sua moglie e diceva: <Ti conceda il Signore altra prole da questa donna in cambio della richiesta fatta per il Signore>.

 

La tenda del convegno con l’arca, dopo essere stata collocata prima a Gàlgala nel territorio della tribù di Beniamino, venne collocata in Silo (Gs 18,1), a nord di Betel; poi venne trasferita per breve tempo a Betel  nel territorio della tribù di Efraim (Efraim è un figlio di Giuseppe: Gn 48,5) (Gdc 19,18; 20,27), probabilmente per un fatto teologico (Gn 28,17: la casa di Dio: Betel, dove El vuol dire Dio).

Dopo la tenda venne di nuovo collocata nella città di Silo, sempre nel territorio di Efraim. Già prima a Silo ogni anno gli Israeliti facevano una festa a Jahvéh (Gdc 21,19-21), che originariamente non era altro che una festa cananea, fatta poi coincidere con la festa del raccolto (Es 23,16).

A Betel (Gdc 20,27), a servizio della tenda, c’era un sacerdozio legittimo, quello della tribù di Levi: "Fineès, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti ad essa in quel tempo".

Eli e i suoi due figli, Cofni e Pincas, non potevano che continuare una presenza di sacerdozio legittimo, cioè essere dei leviti (1Sam 1,3); Achimelech figlio di Ebiatar, discendente di Eli, appare accanto a Davide ed è detto pure lui sacerdote (1Sam 14,3: Achia è esattamente Achimelech; 1Sam 21,9; 22,20; 2Sam 8,17). Il sacerdote Ebiatar parteggiò per Adonia contro Salomone (1Re 2,22), e per questo fu da Salomone sostituito dal sacerdote Zadòk (1Re 2,35). Il sacerdote Ebiatar venne mandato in Anatòt, che era una città levitica (Gs 21,17-18) presso Gerusalemme nel territorio di Beniamino (1Re 2,26): «Vattene in Anatòt, nella tua campagna»; e questo allontana ogni incertezza sul fatto che Eli fosse un levita.

Il santuario di Silo, su di una collina, era anche un luogo di incontro politico di tutte le tribù (Gs 18,1; 21,2; 22,9.12); qui avvenne l’assegnazione del territorio a sette tribù.

A Silo, la tenda del convegno, indubbiamente curata da lavori di manutenzione, si dovette arricchire, proprio a Silo, delle fiancate di pannelli di acacia rivestiti d’oro, a imitazione dell’arca e dell’altare. E’ infatti ben difficile che i pannelli rivestiti di lamine d’oro ci fossero originariamente nella tenda, poiché non è pensabile che fosse sostenibile il loro trasporto nel deserto.

A Silo la tenda dovette essere posta dentro un recinto in pietra, che sostituiva il recinto mobile del deserto.

Le dimensioni del cortile, se prendiamo quelle descritte in Esodo, erano di cinquanta metri per venticinque circa. Il luogo della tenda era in fondo al cortile, o atrio. Davanti alla tenda c’era l’altare degli olocausti e la vasca per le abluzioni. Dentro il cortile si accedeva attraverso una porta, quella che apriva Samuele la mattina dopo averla chiusa la sera. A lato di quella porta, su di una panchina, sostava Eli (1Sam 1,9; 4,13).

La casa di Eli doveva essere addossata al recinto dalla parte interna, come pure l’edificio, che comprendeva spazi per i magazzini, per le caldaie, per il cambio delle vesti. L’altezza del recinto doveva essere sufficiente a scoraggiare una facile scalata. In ogni caso di notte c’era nella tenda, nel santo, dove c’era l’altare dei profumi, il candelabro dalle sette braccia, e la tavola con i pani della proposizione, un custode. Già Giosuè stava nel santo quale custode come si legge in Es 33,11.

La denominazione di "casa di Jahvéh" è usata probabilmente per comprendere tutto il santuario (1Sam 1,7). Per la tenda del convegno, così ancora chiamata (2,22), venne usata la denominazione di "Tempio (palazzo) di Jahvéh" (1Sam 3,3).

 

L’abitazione di Eli dava dentro il recinto sacro come si deduce dal fatto che Samuele credette di essere raggiunto nella notte dalla voce di Eli; e la tenda doveva essere un venticinque metri distante dall’abitazione, se Samuele poté prendere lo slancio per una corsa.

La denominazione di «casa di Jahvéh» di Betel venne usata anche per il santuario di Silo, designato in tutto l’insieme «Casa di Jahvéh». Per la tenda del convegno, così ancora chiamata (2,22), venne usata la denominazione di «Palazzo di Jahvéh» (1Sam 3,3).

 

La chiamata di Samuele

(3) (1-15) 1 Il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. 2 E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. 3 La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. 4 Allora il Signore chiamò: <Samuele!> ed egli rispose: <Eccomi>, 5 poi corse da Eli e gli disse: <Mi hai chiamato, eccomi!>. Egli rispose: <Non ti ho chiamato, torna a dormire!>. Tornò e si mise a dormire. 6 Ma il Signore chiamò di nuovo: <Samuele!>; Samuele si alzò e corse da Eli dicendo: <Mi hai chiamato, eccomi!>. Ma quello rispose di nuovo: <Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!>. 7 In realtà Samuele fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. 8 Il Signore tornò a chiamare: <Samuele!> per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: <Mi hai chiamato, eccomi!>. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. 9 Eli disse a Samuele: <Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”>. Samuele andò a dormire al suo posto. 10 Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: <Samuele, Samuele!>. Samuele rispose subito: <Parla, perché il tuo servo ti ascolta>. 11 Allora il Signore disse a Samuele: <Ecco, io sto per fare in Israele una cosa che risuonerà negli orecchi di chiunque l’udrà. 12 In quel giorno compirò contro Eli quanto ho pronunciato riguardo alla sua casa, da cima a fondo. 13 Gli ho annunciato che io faccio giustizia della casa di lui per sempre, perché sapeva che i suoi figli disonoravano Dio e non li ha ammoniti. 14 Per questo io giuro contro la casa di Eli: non sarà mai espiata la colpa della casa di Eli, né con i sacrifici né con le offerte!>. 15 Samuele dormì fino al mattino, poi aprì i battenti della casa del Signore. Samuele però temeva di manifestare la visione a Eli.

 

Samuele era di discendenza levitica. Il padre era infatti uno Zufita, cioè un discendente di Zuf (1Sam 1,1; Cf. 1Cr 6,20) detto l’Efraimita, perché abitante nel territorio di Efraim (Cf. 1Cr 6,46). Zuf era della stirpe levitica dei Keatiti.

(E’ errato confondere i due saggi di 1Re 5,11, Etan l’Ezrachita, cioè l’auctoctono, ed Eman, con i cantori Eman, ed Etan della lista di 1Cr 6,16s).

Samuele era stato poi consacrato dalla madre al culto del Signore (1Sam 1,11.28).

La parola di Dio si fece udire a Samuele nella notte, proprio quando tutto è silenzio e l’uomo è solo con se stesso. Samuele dormiva per terra su di una stuoia. Le sette lampade erano accese perché Samuele non era negligente: esse dovevano essere accese giorno e notte Es 27,20; 30,7; Lv 24,2-4.

Il testo dice che in quei tempi la parola di Dio non si faceva udire che raramente e questo perché Israele spesso guardava ai culti cananei e anche nel santuario di Silo c’era disordine e sopruso (2,12s) con i fedeli, e anche lussuria (2,22) con le donne di servizio nell’atrio (Cf. Es 38,8), come dice il testo ebraico masoretico e anche la Volgata, al contrario dei LXX (codice vaticano), del Samaritano e del testo 4Q di Qumran, che imbarazzati omettono.

Dio prende l’iniziativa chiamando il giovanetto che indossava un efod di lino, cioè una veste sacra, che doveva essere una qualche imitazione semplificata dell’efod sacerdotale (Es 28,6s); di certo non era «un perizoma», poiché un perizoma non ha nessuna possibilità di essere una veste di qualificazione. Quindi l’efod di lino era una divisa religiosa che Samuele, in servizio alla tenda, portava sopra la tunica che ogni anno la madre gli portava. L’efod di lino lo portavano anche gli ottantacinque uomini uccisi da Saul a Nob e che erano chiaramente inservienti del santuario (1Sam 22,18), dove appare un efod propriamente sacerdotale, che rigido, per i fili d’oro (Es 28,6s) con cui era intessuto, nascondeva la spada di Golia (1Sam 21,10).

Viene da immaginare Samuele nella tenda. Fuori la notte silenziosa. Dentro la luce delle sette lampade. Dietro il velo la presenza dell’arca.

Il giovanetto è pieno di innocenza, ma attorno a sé ha il peso dei cattivi esempi dei due figli di Eli, che praticamente hanno travolto il padre. La parola di Dio annuncia a Samuele che la casa di Eli verrà punita.

 

La notizia dell'arca catturata dai Filistei (La distruzione di Silo)    

(4) (12-18) 12 Uno della tribù di Beniamino fuggì dallo schieramento e venne a Silo il giorno stesso, con le vesti stracciate e polvere sul capo. 13 Quando giunse, Eli stava seduto sul suo seggio presso la porta e scrutava la strada, perché aveva il cuore in ansia per l’arca di Dio. Venne dunque quell’uomo e diede l’annuncio in città, e tutta la città alzò lamenti. 14 Eli, sentendo il rumore delle grida, si chiese: <Che sarà questo rumore tumultuoso?>. Intanto l’uomo avanzò in gran fretta e portò l’annuncio a Eli. 15 Eli aveva novantotto anni, aveva lo sguardo fisso e non poteva più vedere. 16 Disse dunque quell’uomo a Eli: <Sono giunto dallo schieramento. Sono fuggito oggi dallo schieramento>. Eli domandò: <Che è dunque accaduto, figlio mio?>. 17 Rispose il messaggero: <Israele è fuggito davanti ai Filistei e nel popolo v’è stata una grande sconfitta; inoltre i tuoi due figli, Ofni e Fineès, sono morti e l’arca di Dio è stata presa!>. 18 Appena quegli ebbe accennato all’arca di Dio, Eli cadde all’indietro dal seggio sul lato della porta, si ruppe la nuca e morì, perché era vecchio e pesante. Egli era stato giudice d’Israele per quarant’anni.

 

L’arca era stata portata tra i combattenti di Israele contro i Filistei, ma fu nonostante questo la disfatta. Senza la fede l’arca non risolveva le lotte di indipendenza di Israele contro i Filistei. Silo venne di lì a poco (1050 secondo la datazione degli scavi archeologici) rasa al suolo dall’assalto dei Filistei, come altre località. La «Casa del Signore» venne data alle fiamme, così la tenda del deserto venne perduta per sempre. L’arca già presa dai Filistei rimase invece intatta nelle loro mani. Fu una grande disfatta, e gran parte dei territori già conquistati da Israele vennero persi, e in quei territori gli Israeliti vennero disarmati; poche rimasero le armi. Il mestiere del fabbro venne proibito affinché non venissero costruite armi (Cf. 1Sam 13,19-20).

Non si nominò la distruzione di Silo (1Sam 4,11s), e quindi della tenda, ma ci pensò Geremia (7,12; 26,6), e anche il salmo (78,60), a dichiarare il fatto. Le rovine della città di Silo si potevano ancora vedere al tempo di Geremia (620).

 

La vicenda dell'arca

(5) (1-6) 1 I Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. 2 I Filistei poi presero l’arca di Dio, la introdussero nel tempio di Dagon e la collocarono a fianco di Dagon. 3 Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono, ed ecco che Dagon era caduto con la faccia a terra davanti all’arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. 4 Si alzarono il giorno dopo di buon mattino, ed ecco che Dagon era caduto con la faccia a terra davanti all’arca del Signore, mentre la testa di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; il resto di Dagon era intero. 5 Per questo i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon ad Asdod non calpestano la soglia di Dagon ancora oggi. 6 Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod, li devastò e li colpì con bubboni, Asdod e il suo territorio.

 

(6) (1-3; 10-21) 1 L’arca del Signore rimase nel territorio dei Filistei sette mesi. 2 Poi i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: <Che dobbiamo fare dell’arca del Signore? Indicateci il modo di rimandarla alla sua sede>. 3 Risposero: <Se intendete rimandare l’arca del Dio d’Israele, non rimandatela vuota, ma pagatele un tributo di riparazione per la colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché non si è ritirata da voi la sua mano>".(…) 10 Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due mucche che allattano, le attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli. 11 Quindi collocarono l’arca del Signore, sul carro, con la cesta e i topi d’oro e le figure delle escrescenze. 12 Le mucche andarono diritte per la strada di Bet-Semes, percorrendo sicure una sola via e muggendo, ma non piegarono né a destra né a sinistra. I prìncipi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Semes.

13 Gli abitanti di Bet-Semes stavano facendo la mietitura del grano nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l’arca ed esultarono a quella vista. 14 Il carro giunse al campo di Giosuè di Bet-Semes e si fermò là dove era una grossa pietra. Allora fecero a pezzi i legni del carro e offrirono le mucche in olocausto al Signore.
15 I leviti avevano deposto l’arca del Signore e la cesta che vi era appesa, nella quale stavano gli oggetti d’oro, e l’avevano collocata sulla grossa pietra. In quel giorno gli uomini di Bet-Semes offrirono olocausti e fecero sacrifici al Signore. 16 I cinque principi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il giorno stesso a Ekron. 17 Sono queste le escrescenze che i Filistei diedero in tributo di riparazione al Signore: una per Asdod, una per Gaza, una per Àscalon, una per Gat, una per Ekron. 18 Invece i topi d’oro erano pari al numero delle città filistee appartenenti ai cinque prìncipi, dalle fortezze sino ai villaggi di campagna. Ne è testimonianza fino ad oggi nel campo di Giosuè di Bet-Semes la grossa pietra sulla quale avevano posto l’arca del Signore.
19 Ma il Signore colpì gli uomini di Bet-Semes, perché avevano guardato nell’arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su cinquantamila e il popolo fu in lutto, perché il Signore aveva inflitto alla loro gente questo grave colpo.
20 Gli uomini di Bet-Semes allora esclamarono: <Chi mai potrà stare al cospetto del Signore, questo Dio così santo? La manderemo via da noi; ma da chi?>. Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm a dire: <I Filistei hanno restituito l’arca del Signore. Scendete e portatela presso di voi>.

 

(7) (1) 1Gli abitanti di Kiriat-Iearìm vennero a portare via l’arca del Signore e la introdussero nella casa di Abinadàb, sulla collina; consacrarono suo figlio Eleàzaro perché custodisse l’arca del Signore.

 

L’arca del Signore venne difesa direttamente da Dio. Il simulacro di Dagon cadde a terra in pezzi e Asdon venne colpita dalla peste. Poi il Signore ridusse a mal partito gli abitanti di Bet-Sèmes, città che era una delle quattro città dei Gàbaoniti, che avevano ottenuto con l’astuzia, un’alleanza con Israele (Gs 9,3s). Le altre città erano Chefira, Beerot, Kiriat-Iearìm e Gàbaon. Bet-Sèmes e Gàbaon erano città levitiche, cioè dove vi abitavano dei leviti (Cf. Gs 20,16).

A Bet-Sèmes i leviti deposero l’arca sopra una grossa pietra. Ma poi il popolo organizzò un culto a Dio illegittimo; uomini non leviti si improvvisarono sacerdoti offrendo olocausti. Così guardarono l’arca in un quadro cultuale che apparteneva solo ai sacerdoti e anche essi non la dovevano guardare se non avvolta dal fumo dell’incenso (Cf. Lv 16,2.13); a Bet-Sèmes tutto fu irregolare e ne seguì che parecchi morirono.

I leviti di Bet-Sèmes dovettero accompagnare l’arca fino a Kiriat-Iearìm e collocarla in una stanza, in attesa di eventi. Probabilmente furono loro che consacrarono, o meglio dedicarono, Eleazaro a custodire l’accesso della stanza, ma Eleazaro non era un levita (Cf. Gdc 17,5).

Il testo non presenta alcuna azione cultuale e da qui nessuna azione di castigo.

 

La ripresa religiosa sotto la guida di Samuele

(2-11) 2 Era trascorso molto tempo da quando l’arca era rimasta a Kiriat-Iearìm; erano passati venti anni, quando tutta la casa d’Israele alzò lamenti al Signore.

3 Allora Samuele disse a tutta la casa d’Israele: "Se è proprio di tutto cuore che voi tornate al Signore, eliminate da voi tutti gli dèi stranieri e le Astarti; indirizzate il vostro cuore al Signore e servite lui, lui solo, ed egli vi libererà dalla mano dei Filistei". 4 Subito gli Israeliti eliminarono i Baal e le Astarti e servirono solo il Signore. 5 Disse poi Samuele: "Radunate tutto Israele a Mispa, perché voglio pregare il Signore per voi". 6 Si radunarono pertanto a Mispa, attinsero acqua, la versarono davanti al Signore, digiunarono in quel giorno e là dissero: "Abbiamo peccato contro il Signore!". A Mispa Samuele fu giudice degli Israeliti. 7 Anche i Filistei udirono che gli Israeliti si erano radunati a Mispa e i prìncipi filistei si levarono contro Israele. Quando gli Israeliti lo udirono, ebbero paura dei Filistei. 8 Dissero allora gli Israeliti a Samuele: "Non cessare di gridare per noi al Signore, nostro Dio, perché ci salvi dalle mani dei Filistei". 9 Samuele prese un agnello da latte e lo offrì tutto intero in olocausto al Signore; Samuele alzò grida al Signore per Israele e il Signore lo esaudì.

10 Mentre Samuele offriva l’olocausto, i Filistei attaccarono battaglia contro Israele; ma in quel giorno il Signore tuonò con voce potente contro i Filistei, li terrorizzò ed essi furono sconfitti davanti a Israele. 11Gli Israeliti uscirono da Mispa per inseguire i Filistei, e li batterono fin sotto Bet-Car.

 

Samuele, essendo un levita, consacrato al servizio del Signore in Silo fin dall’infanzia, e avendo un mandato profetico speciale, poté esercitare le azioni sacerdotali, anche se non ne aveva avuto l’investitura rituale (Cf. Es 29,1s; 40,12-15; Lv 8,1s). Samuele frequenta tre santuari: Betel, Mizpa e Gàlgala (1Sam 8,16).

 

La richiesta di avere un re

(8) (1-5) 1 Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d’Israele i suoi figli. 2 Il primogenito si chiamava Gioele, il secondogenito Abia; erano giudici a Bersabea. 3 I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guadagno, accettavano regali e stravolgevano il diritto. 4 Si radunarono allora tutti gli anziani d’Israele e vennero da Samuele a Rama. 5 Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli.

 

La scelta del re fu decisa da Dio che indicò Saul, un Beniaminita. La narrazione presenta come dopo l’unzione a re Saul venne confermato nella sua missione attraverso un’esperienza singolare.

 

L'esperienza di Saul tra i profeti

(10) (1-10) 1Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: "Non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità? 2 Oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso la tomba di Rachele, sul confine con Beniamino, a Selsach. Essi ti diranno: <Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare, ed ecco che tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di voi e va dicendo: Che cosa devo fare per mio figlio?>. 3 Passerai di là e andrai oltre; quando arriverai alla Quercia di Tabor, vi troverai tre uomini che salgono a onorare Dio a Betel: uno porterà tre capretti, l’altro porterà tre pani rotondi, il terzo porterà un otre di vino. 4 Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani. 5 Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c’è una guarnigione di Filistei ed entrando in città incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall’altura preceduti da arpe, tamburelli, flauti e cetre, che agiranno da profeti. 6 Lo spirito del Signore irromperà anche su di te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro, e sarai trasformato in un altro uomo. 7 Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai quanto vorrai, perché Dio sarà con te. 8 Scenderai a Gàlgala, precedendomi, ed ecco, io ti raggiungerò per offrire olocausti e immolare sacrifici di comunione. Sette giorni aspetterai, finché io verrò da te e ti indicherò quello che dovrai fare".

9 Appena egli ebbe voltato le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il giorno stesso. 10 Arrivarono là, a Gàbaa, ed ecco una schiera di profeti di fronte a loro; lo spirito di Dio irruppe su di lui e si mise a fare il profeta in mezzo a loro.

 

Gàbaa di Dio era presieduta da una guarnigione Filistea. La città era vicino a Betel.

Gàbaa di Dio non può coincidere con la Gàbaa paese di Saul (10,26), il testo infatti presuppone che Saul non conoscesse la presenza di una guarnigione Filistea a Gàbaa di Dio; probabilmente i copisti hanno fatto qui una confusione di nomi.

Il gruppo che esce da Gàbaa di Dio è un gruppo di preghiera certamente facente capo a Samuele, che in Rama, sua residenza, ne presiedeva uno (1Sam 19,20). Di questi gruppi facenti capo a Samuele dovevano essercene molti.

In un Israele disarmato dai Filistei, tendente allo scoraggiamento di fronte alla forza dei vincitori, questi gruppi erano, oltre che il segno di una ripresa della fedeltà a Jahvéh, un invito alla non rassegnazione.

Il gruppo che esce da Gàbaa di Dio è investito in maniera transeunte dallo spirito di Dio, e ne proclama la grandezza e la fedeltà.

Il gruppo si distingue dalle analoghe manifestazioni del mondo cananeo (Cf. 1Re 18,26).

Non è un gruppo gesticolante, in preda ad una frenetica estasi musicale, ma un gruppo di fede, di nabì, che armati di preghiera inneggiano alle grandezze di Jahvéh, e profeticamente ne annunciano la vittoria sui nemici di Israele.

Il gruppo inneggia con esuberanza di fervore, favorito da strumenti musicali, a Dio, e ritualmente danza secondo il costume orientale (Ps 149,3; 150,4; 2Sam 6,14) mentre si dirige al santuario di Betel.

Questi gruppi di fervore, dettati dal momento della dominazione Filistea, si evolveranno in seguito in gruppi più composti e strutturati; saranno i "figli dei profeti", cioè confraternite fondate da profeti che coltivavano una vita insieme nell’ambito di luoghi ricchi di significato religioso, come Betel, ad esempio (Cf. 2Re 2,3).

Saul viene investito dallo spirito del Signore e annuncia anche lui la vittoria di Israele sui Filistei.

Questo contatto con il gruppo dei profeti portò indubbiamente Saul ad essere appoggiato da tutto il movimento della resistenza religiosa contro i Filistei.

Dopo quell’esperienza Saul può «fare ciò che vuole» perché il Signore sarà con lui, ma questo non lo rende autonomo da Samuele, e neppure dal sacerdozio Aronitico (14,18.36): Saul può agire solo in ordine al governo usuale di Israele, in quanto re. Egli non è investito da una consacrazione a profeta e non ha prerogative sacerdotali.

Fu a Gàbaa di Dio (Gàbaa di Beniamino probabilmente) (13,15-16) che Saul pose il suo centro di governo. Gli scavi sul Tell el-Ful hanno identificato la Gàbaa dove Saul edificò la sua reggia. Il luogo è appena a 5 km a nord di Gerusalemme. I resti della reggia presentano quattro spesse torri angolari di pietra, di aspetto rustico, collegate da una doppia muraglia. Il complesso in tutto misurava 40 per 25 metri e doveva avere per quei tempi un aspetto imponente.

 

Il primo attacco contro i Filistei e la loro reazione

(13) (1-7a) 1 Saul era nel pieno degli anni quando cominciò a regnare, e regnò due anni su Israele. 2 Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul a Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda. 3 Allora Giònata sconfisse la guarnigione dei Filistei che era a Gàbaa e i Filistei lo seppero. Ma Saul suonò il corno in tutta la regione gridando: «Ascoltino gli Ebrei!». 4 Tutto Israele udì e corse la voce: «Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e ormai Israele s’è urtato con i Filistei». Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala. 5 I Filistei si radunarono per combattere Israele, con trentamila carri e seimila cavalieri, e una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si levarono e posero il campo a Micmas, a oriente di Bet-Aven. 6 Quando gli Israeliti videro di essere alle strette e che il popolo era incalzato, cominciarono a
nascondersi nelle grotte, nelle cavità, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne. 7 Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano, nella terra di Gad e di Gàlaad.

 

La prima mossa contro i Filistei la fece Gionata, figlio di Saul. Un’impresa ardita se si tiene conto che si o no tutto il gruppo doveva avere una o due spade, il resto bastoni, zappe e fionde (Cf 1Sam 13,19s). Alla vittoria sulla guarnigione filistea di Gàbaa seguì una reazione dei Filistei, tanto imponente che gli Israeliti si nascosero in masse nelle grotte, nelle macchie, ovunque potesse esserci una possibilità di nascondersi.

 

La prima trasgressione di Saul

(7b-15) Saul restava a Gàlgala, e tutto il popolo che era con lui s’impaurì. 8 Aspettò tuttavia sette giorni per l’appuntamento fissato da Samuele. Ma Samuele non
arrivava a Gàlgala e il popolo cominciò a disperdersi lontano da lui.
9 Allora Saul diede ordine: "Portatemi l’olocausto e i sacrifici di comunione". Quindi offrì l’olocausto. 10 Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l’olocausto, giunse Samuele, e Saul gli uscì incontro per salutarlo. 11 Samuele disse: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi all’appuntamento, mentre i Filistei si riunivano a Micmas, 12 ho detto: <Ora scenderanno i Filistei contro di me a Gàlgala, mentre io non ho ancora placato il Signore>. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto l’olocausto". 13 Rispose Samuele a Saul: «Hai agito da stolto, non osservando il comando che il Signore, tuo Dio, ti aveva dato, perché in questa occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per sempre. 14 Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e gli comanderà di essere capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore». 15 Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che si trovava con lui: erano seicento uomini.

 

Saul in Gàlgala aspettava, con un gruppo di armati spauriti, l’intervento di Samuele, che entro sette giorni aveva detto che sarebbe andato a Gàlgala a offrire sacrifici a Dio. Passati i sette giorni, e visto che Samuele non arrivava, Saul pensò di offrire lui l’olocausto per tenere compattato il gruppo degli armati. Samuele arrivò subito dopo disapprovando con parole di fuoco l’operato di Saul: assolutamente non avrebbe dovuto offrire l’olocausto.

A prima vista sembrerebbe che Saul non avesse commesso nessun grave errore: erano passati i sette giorni fissati da Samuele, e il gruppo dei suoi stava sfaldandosi. Ma c’era una posta in gioco gravissima, ed era che Saul mai avrebbe dovuto compiere un’azione sacerdotale.

Saul non poteva essere un sacerdote: era un Beniaminita.

Il peccato di Saul consiste proprio nell’aver compiuto azioni sacerdotali, il che era gravissimo perché Saul veniva, con tale gesto, ad introdurre il diritto del re ad essere sacerdote e quindi ne conseguiva un’emarginazione del sacerdozio levitico. Il re non sarebbe più stato il tutore (Cf. Gdc 17,6) della Legge, ma il corruttore. Saul veniva a travolgere anche tutta l’opera di Samuele circa i gruppi di fervore che aveva suscitato e che aveva indirizzato a Saul.

 

A volte si dice che Davide esercitò il servizio sacerdotale al momento dell’ingresso dell’arca a Gerusalemme, immolando buoi e arieti per l’olocausto e il sacrificio di comunione, ma Davide immolò le vittime, e questo lo poteva fare l’offerente (Cf. Lv 1,2s). Si dice che Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione (2Sam 6,17-18), ma questo per mezzo dei sacerdoti, i quali offrirono il sangue e lo sparsero attorno all’altare, e disposero sull’altare i pezzi delle vittime. L’offerta dell’olocausto è del fedele, ma le operazioni, tranne quella dell’uccisione del capo del bestiame, sono dei sacerdoti. Però in seguito anche l’uccisione dei capi di bestiame venne affidata ai leviti (Dt 18,6-8; Ez 44,10-11).

Davide portava un efod di lino, ma come veste di semplice consacrazione a Dio e non sacerdotale. Neppure la benedizione che Davide diede al popolo è l’esproprio di un’azione sacerdotale (Nm 6,22-27), ma una benedizione sul modello di quella che già diedero i capi tribù (Cf. Dt 27,12) a Israele.

 

La seconda trasgressione di Saul

(15) (12-23) 12 Al mattino prestoSamuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunciato a Samuele: "Saul èandato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala". 13 Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: "Benedetto tu sia dal Signore; ho eseguito gli ordini del Signore". 14 Rispose Samuele: "Ma che è questo belar di pecore che mi giunge all’orecchio, e questi muggiti d’armento che odo?". 15 Disse Saul: "Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l’abbiamo votato allo sterminio". 16 Rispose Samuele a Saul: "Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte". E Saul gli disse: "Parla!". 17 Samuele continuò: "Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele? 18 Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: <Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti>. 19 Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?". 20 Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. 21 Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala". 22 Samuele esclamò:

"Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
quanto l’obbedienza alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti.

23 Sì, peccato di divinazione è la ribellione,
e colpa e terafìm l’ostinazione.
Poiché hai rigettato la parola del Signore,
egli ti ha rigettato come re".

 

Saul ha disobbedito al Signore che aveva chiesto lo sterminio degli Amaleciti e di ogni loro cosa, poiché avevano tentato di annientare Israele durante il cammino verso il Sinai.

Saul non uccide il re per farne uno schiavo della sua persona, un trofeo. Poi non ha ucciso tutti gli armenti, e li vuole poi offrire al Signore a Gàlgala come mossa di ripiego vistosi scoperto da Samuele, il quale non si lascia ingannare. Dio chiede innanzitutto l’obbedienza. Gli olocausti non sono graditi a Dio se manca l’obbedienza. Del resto le vittime erano intese come in sostituzione dell’uomo peccatore. Saul stravolge tutto e Samuele gli dice che il suo agire è equiparabile a quello di divinazione e del culto degli idoli. I terafim (Gn 31,19.30s; 1Sam 19,13) erano degli idoli posti a protezione delle case. Saul non avrà nessuna protezione e nessuna luce da Dio, così come nessuna luce da Dio hanno coloro che si dedicano alla divinazione, cioè la magia.

Saul cercherà di riavere il favore del Signore senza dipendere da Samuele. Indisse così un digiuno in piena azione bellica (14,24), ma tale digiuno non gli dà la vittoria, la vittoria la dà l’azione di Giònata, che mette in difficoltà decisiva il nemico filisteo (14,13-15). Giònata, che non sapeva del voto di Saul e aveva consumato un po’ di miele, dovrebbe essere messo a morte, ma il popolo riconosce in lui l’autore della disfatta filistea e dunque egli ha agito con il Signore (14,45).

Ancora con il digiuno cercherà di riavere il favore di Dio prima della battaglia nella valle di Esdrelon, ma poi rivelerà con il suo andare da una negromante come ormai era del tutto entrato nel cunicolo di una sistematica adulterazione del vero rapporto con Dio.

La fonte documentale dell’avvenimento pone qui il rigetto di Saul; come l’altra fonte lo pone in 13,13, ma sicuramente Saul ebbe modo di riscattarsi dopo la prima mancanza, ma non lo fece, e il rigetto divenne definitivo.

 

Unzione di Davide a re

(16) (1-13) 1 Il Signore disse a Samuele: "Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re". 2 Samuele rispose: "Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà". Il Signore soggiunse: "Prenderai con te una giovenca e dirai: <Sono venuto per sacrificare al Signore>. 3 Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò". 4 Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: "È pacifica la tua venuta?". 5 Rispose: "È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio". Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. 6 Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: "Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!". 7 Il Signore replicò a Samuele: "Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore". 8 Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: "Nemmeno costui il Signore ha scelto". 9 Iesse fece passare Sammà e quegli disse: "Nemmeno costui il Signore ha scelto". 10 Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: "Il Signore non ha scelto nessuno di questi". 11 Samuele chiese a Iesse: "Sono qui tutti i giovani?". Rispose Iesse: "Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge". Samuele disse a Iesse: "Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui". 12 Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: "Alzati e ungilo: è lui!". 13 Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama.

 

Samuele non appare come un acido purista nei confronti di Saul. Piange Samuele, vuole credere ancora in lui, è in difficoltà. E’ Dio che sostiene Samuele nella sua posizione di fortezza profetica di fronte a Saul. 

Samuele crede di avere acquisito i parametri della scelta di Dio circa il regno. Saul era alto e bello, e dunque egli è attirato da Eliab, ma Dio non guarda all’apparenza. Neppure con Saul aveva guardato all’apparenza.
Davide poi era bello: “Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto”.

 

Davide si presenta a Saul per la sfida contro Golia

(E’ la seconda delle tre narrazioni dell’incontro tra Saul e Davide: 1): 16,14-23; 3) 17,55-58; può essere ritenuta la più probabile perché è difficile che Davide potesse essere educato alla musica fin tanto che era un pastore, o che potesse entrare nel campo di Israele e trovare spazio per la sfida contro Golia prima di avere incontrato Saul, visto anche che gli venne offerta un'armatura di tutto punto).

 

(17) (32-39) 32 Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo". 33 Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a combattere con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua adolescenza". 34 Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. 35 Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la pecora dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l’afferravo per le mascelle, l’abbattevo e lo uccidevo. 36 Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha sfidato le schiere del Dio vivente". 37 Davide aggiunse: «Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell’orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo». Saul rispose a Davide: "Ebbene va’ e il Signore sia con te". 38 Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo rivestì della corazza. 39 Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: "Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato". E Davide se ne liberò.

 

Per Davide non c’è l’esperienza del contatto con un gruppo di profeti come per Saul. Davide prenderà coscienza che lo spirito di Dio è su di lui, dalla forza che saprà esprimere contro leoni e orsi (17,35). Davide non avrà subito il consenso dei gruppi di fervore come ebbe Saul. La sua azione per arrivare al trono sarà difficile, rischiosa, drammatica. La sua guida in tutto questo sarà il rispetto per Saul, il consacrato del Signore. Davide farà questo mosso dal fattore religioso, ma non gli fu estraneo il fatto che uccidendo Saul si sarebbe inimicato parte di Israele e avrebbe fatto di Saul un martire: avrebbe così fallito la sua missione di essere il re di Israele.

 

Davide prevale su Golia con un sasso lanciato con la fionda

(48-52) 48 Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse a prendere posizione in fretta contro il Filisteo. 49Davide cacciò la mano nella sacca, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. 50 Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra, colpì il Filisteo e l’uccise, benché Davide non avesse spada. 51Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.
52 Si levarono allora gli uomini d’Israele e di Giuda, alzando il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fin presso Gat e fino alle porte di Ekron. I cadaveri dei Filistei caddero lungo la strada di Saaràim, fino all’ingresso di Gat e fino a Ekron.

 

L’arte dei frombolieri era molto nota. L’uso delle fionde in guerra procurava una vera pioggia di sassi sul nemico. Davide si affidò a quest’arma che pareva del tutto inefficace rispetto ad un Golia munito di una corazza che lo rende inattaccabile. Ma il sasso lanciato dalla fionda di Davide arrivò nell’unico punto vulnerabile di Golia, la fronte. Il Filisteo cadde a terra tramortito e Davide gli saltò addosso e con la spada del filisteo gli tagliò la testa. Di fronte ad un fatto del genere, che segnava in maniere inequivocabile la presenza del Dio di Israele in campo, i Filistei si sgomentarono e vennero inseguiti dagli Israeliti e fu una strage.

 

Saul geloso dei successi di Davide

(18) (7-14) 7 Le donne cantavano danzando e dicevano:

"Ha ucciso Saul i suoi mille
e Davide i suoi diecimila
".

8 Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: "Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dati mille. Non gli manca altro che il regno". 9 Così da quel giorno in poi Saul guardava sospettoso Davide. 10 Il giorno dopo, un cattivo spirito di Dio irruppe su Saul, il quale si mise a fare il profeta in casa. Davide suonava la cetra come ogni giorno e Saul teneva in mano la lancia. 11 Saul impugnò la lancia, pensando: "Inchioderò Davide al muro!". Ma Davide gli sfuggì per due volte. 12 Saul cominciò a sentire timore di fronte a Davide, perché il Signore era con lui, mentre si era ritirato da Saul. 13 Saul lo allontanò da sé e lo fece comandante di migliaia e Davide andava e veniva al cospetto del popolo. 14 Davide riusciva in tutte le sue imprese, poiché il Signore era con lui.

 

Davide apparve magnifico davanti agli occhi delle donne di Israele, che non nascosero il loro favore per lui. E fu la gelosia di Saul. Abbandonato da Dio per le trasgressione che aveva fatto, Saul si trovò depresso: “Un cattivo spirito di Dio irruppe su Saul ”. La depressione, la gelosia, aizzata dal demonio lo portavano al furore omicida. Due volte Saul lanciò la lancia con tutta forza contro Davide, che già aveva ricevuto il compito di allietare Saul al suono della cetra, e ci riusciva; ma dopo l’uscita laudante delle donne di Israele Davide si trovò di fronte un Saul cupo delirante che lo voleva uccidere.

 

Davide risparmia la vita di Saul

(26) (5-12) 5 Allora Davide si alzò e venne al luogo dove si era accampato Saul. Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner, figlio di Ner, capo dell’esercito di lui: Saul dormiva tra i carriaggi e la truppa era accampata all’intorno. 6 Davide si rivolse ad Achimèlec, l’Ittita, e ad Abisài, figlio di Seruià, fratello di Ioab, dicendo: "Chi vuol scendere con me da Saul nell’accampamento?". Rispose Abisài: "Scenderò io con te". 7 Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte, ed ecco Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. 8 Abisài disse a Davide: "Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo". 9 Ma Davide disse ad Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". 10 Davide soggiunse: "Per la vita del Signore, solo il Signore lo colpirà o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà tolto di mezzo. 11 Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore! Ora prendi la lancia che sta presso il suo capo e la brocca dell’acqua e andiamocene". 12 Così Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
 

Poteva dire ad Abner di colpire Saul nel sonno, ma Davide se ne guardò. Uccidendo Saul non solo compiva un gesto contro Dio, perché Saul era il suo consacrato e perciò riservato in tutto a lui, ma avrebbe compromesso la sua missione di diventare il re riconosciuto di Israele. Uccidendo Saul si sarebbe comportato come uno che faceva un colpo di Stato e avrebbe dato motivo ai fedeli di Saul di combatterlo per attuare la vendetta del sangue. Davide si affida del tutto al Signore: “Arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà tolto di mezzo. Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore!”. La strada di Davide era tutta in salita, non aveva il minimo spazio per commettere errori. Ma si affidò al Signore, che l’aveva chiamato ad un’impresa apparentemente impossibile.

 

Saul interpella una negromante

(28) (3-20) 3 Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l’avevano seppellito a Rama, sua città. Saul aveva bandito dalla terra i negromanti e gli indovini.

4 I Filistei si radunarono e andarono a porre il campo a Sunem. Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gèlboe. 5 Quando Saul vide il campo dei Filistei, ebbe paura e il suo cuore tremò. 6 Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose, né attraverso i sogni né mediante gli urìm né per mezzo dei profeti.

7 Allora Saul disse ai suoi ministri: "Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla". I suoi ministri gli risposero: "Vi è una negromante a Endor". 8 Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: "Pratica per me la divinazione mediante uno spirito. Èvocami colui che ti dirò". 9 La donna gli rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dalla terra i negromanti e gli indovini. Perché dunque tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?". 10 Saul le giurò per il Signore: "Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda". 11 Ella disse: "Chi devo evocarti?". Rispose: "Evocami Samuele".

12 La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse a Saul: "Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!". 13 Le rispose il re: "Non aver paura! Che cosa vedi?". La donna disse a Saul: "Vedo un essere divino che sale dalla terra". 14 Le domandò: "Che aspetto ha?". Rispose: "È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello". Saul comprese che era veramente Samuele e s’inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 15 Allora Samuele disse a Saul: "Perché mi hai disturbato evocandomi?". Saul rispose: "Sono in grande angustia. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me: non mi ha più risposto, né attraverso i profeti né attraverso i sogni; perciò ti ho chiamato, perché tu mi manifesti quello che devo fare". 16 Samuele rispose: "Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? 17 Il Signore ha fatto quello che ha detto per mezzo mio. Il Signore ha strappato da te il regno e l’ha dato a un altro, a Davide. 18 Poiché non hai ascoltato la voce del Signore e non hai dato corso all'ardore della sua ira contro Amalèk, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. 19 Il Signore metterà Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore metterà anche le schiere d’Israele in mano ai Filistei". 20 All’istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva mangiato nulla tutto quel giorno e tutta quella notte.

Gli urim e i tummin coi quali il sacerdote consultava il Signore erano probabilmente diverse pietre sfaccettate, sulle cui facce probabilmente c’era scritto U e T. Le piccole pietre sfaccettate venivano gettate su di un piano. Se davano tutte urim voleva dire una cosa, se tummin il contrario: un si e un no. Quando alcune pietre davano U e le altre T voleva dire che il Signore taceva. Le operazioni con gli urim e i tummin erano lunghe perché si procedeva per singole domande. Gli urim e tummin erano contenuti nel pettorale dell’efod del sacerdote. Saul vede che Dio tace. Tace anche coi sogni. Tacciono anche i profeti già entusiasti di lui, ma che ora non hanno da Dio nessuna parola per lui.

Saul disperato compie l’ultimo suo gesto inconsulto, contraddicendo l’abolizione da lui fatta dei negromanti e degli indovini in tutto il paese, va da una negromante. Per giungere ad Indoor deve di notte passare oltre il monte Moria aggirando il campo filisteo. Possiamo immaginare Saul travestito, con lo sguardo sconvolto, attanagliato dal digiuno che aveva indetto per avere Dio propizio, andare di notte dalla negromante.

Bisogna fare attenzione alle parole di Saul: “Pratica per me la divinazione mediante uno spirito". E’ un rituale magico con il quale si vuole costringere un defunto a rendersi presente. La negromante ha una visione che viene da Dio e capisce che si trova di fronte a qualcosa di ben diverso dal suo consueto, tanto che subito dice che l'uomo che gli ha chiesto quella evocazione è Saul. Le parole di Samuele sono dure: “Perché mi hai disturbato evocandomi?”. La pratica della negromanzia, condannata dalla Scrittura, non raggiunge l'evocato, ma il demonio, che si presenta come il defunto invocato per ingannare. Nel caso di Samuele l'evocazione raggiunse il profeta per opera di Dio. Samuele non lascia speranza a Saul: Domani Saul morirà in battaglia. Di fronte a queste parole Saul cadde per terra, terrorizzato. Poi il ritorno a Gelboe per una impossibile vittoria.

 

La battaglia di Gelboe e la morte di Saul

(31) (1-5) 1 I Filistei attaccarono Israele, ma gli uomini d’Israele fuggirono davanti ai Filistei e caddero trafitti sul monte Gèlboe. 2 I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte Giònata, Abinadàb e Malchisùa, figli di Saul. 3 La battaglia si concentrò intorno a Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri. 4 Allora Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quegli incirconcisi a trafiggermi e a schernirmi". Ma lo scudiero non volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra. 5 Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui sulla sua spada e morì con lui.

 

Il monte Gelboe è di fronte al monte More, che si trova a nord. In mezzo Isreèl, un corridoio pianeggiante di un tre km, che procede, quale braccio orientale, dalla valle di Esdrelon. La valle di Esdrelon è lunga 30 km e va dal mare (golfo di Haifa, a nord del Monte Carmelo) fino all’avvallamento del Giordano, con un abbassamento di livello di 300 metri lungo 20 km. Saul per andare dalla negromante di Endor, che si trova a nord di More, dovette aggirare il campo Filisteo.

I Filistei si presentarono con forze imponenti per invadere i territori di Israele. L’esercito di Saul si organizzò sul monte Gelboe, secondo quanto già fece Gedeone (Gdc 6,33; 7,1), pronto a a calare con impeto sull’esercito Filisteo.
Saul ordinò l’attacco indubbiamente con la strategia di spezzare a metà l’esercito avversario, attaccandone poi una parte alle spalle, ma la grande mobilità dei Filistei, dotati di numerosissimi carri falcati, creò per viceversa l’accerchiamento di Israele, e fu la disfatta. Gli Israeliti fuggitivi corsero verso il Gelboe, ma furono inseguiti.
Saul preferì togliersi la vita piuttosto che morire straziato dai Filistei.
I Filistei penetrarono così nella valle del Giordano.