Lourdes:  geologia della grotta di Massabielle, apparizioni della Madonna, Bernardetta

(Bernadette Soubirous)

Geologia della grotta di Massabielle

Bernardetta (Bernadette Soubirous)

Apparizioni   1    3   4   5   6     8   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18

La statua dello scultore Joseph Fabisch

L'altezza dell'Apparizione

Il nome Massabielle

Il nome di Massabielle proviene dal dialetto locale delle Bigorre ed è in riferimento al francese Massavielle, cioè “roccia vecchia”.
La grotta di Massabielle si trova a Lourdes, alla base di una parete rocciosa di circa 27 metri di altezza di fronte alla quale scorre il Gave. La grotta, che ha dei profili complessi, misura, schematizzando, 9,50 m di profondità, 9,85 m di larghezza e 3,80 m di altezza.

La geologia

La geologia di Massabielle rispecchia quella generale dei Pirenei generati dalla pressione della zolla ispano-africana con quella euro-asiatica. L'orientamento della roccia vecchia è secondo le linee longitudinali di corrugamento dei Pirenei, formatisi a partire dal Cretaceo inferiore (145 - 65 milioni di anni fa). Il processo di compressione della penisola iberica contro la zolla euro-asiatica giunse al suo culmine nell'Eocene (55,8 - 33,9) e terminò nell'Oligocene (33,9 - 23). L'imponente processo portò al sollevamento degli strati sedimentari marini formatisi nelle precedenti orogenesi, e insieme a questi a grandi estensioni di porfidi formatosi da magma intrusivo risalito dall'astenosfera (100 - 250 km di profondità).
L'intrusione del magma che penetrò negli strati sconvolti dalle enormi pressioni giunse fino a profondità di alcuni km dalla crosta terrestre. Il magma per lenta cristallizzazione frazionata produsse le masse di porfidi (plutoni), i quali a loro volta furono coinvolti nei corrugamenti tettonici che formarono i Pirenei. Assieme a questa immane azione tettonica ci fu quella modellante dei ghiacciai, che agirono fino a 400 m di quota (Lourdes è a 420 m) e dei torrenti che scavarono valli profonde.
Nei Pirenei occidentali prevalgono insieme ai porfidi strati sedimentari di calcare, mentre nei Pirenei orientali prevalgono gli gneiss.
La rupe di Massabielle, posta ai piedi dei medio Pirenei, verso il lato occidentale dell'intero sistema montano, presenta rocce di sedimentazione sconvolte quasi in verticale (rocce di accoglienza del magma) e un complesso di masse di porfido a grana fine e di colore scuro, che formano precisamente la grotta. Nelle masse del porfido della grotta compaiono alcuni sottili frammenti delle rocce sedimentarie di accoglienza. La grotta, come pure la cavità dell'ogiva dove apparve la Vergine Immacolata, si è formata per la presenza nel magma viscoso di gas. Tutta la montagna retrostante la parete rocciosa di Massabielle è chiamata Monte delle Spelonche (Mont des Espélugues) poiché ha numerose cavità.

I ghiacciai e il Gave, col suo fluire nei milioni e milioni di anni, portarono alla luce la grotta.

La grotta al tempo di Bernardetta (Bernadette)


                                                


La grotta era pressoché dimenticata ed era invasa dalle sedimentazioni, che dal fondo scendevano secondo i livelli che il Gave raggiungeva quando esondava e poi rientrava nell'alveo. Bernardetta non conosceva la grotta.
Qualche raro mandriano, che si spingeva fino alla zona della grotta per pascolare i porci se subentrava un improvviso temporale, vi si rifugiava. Lo stesso facevano dei pescatori. Chiamare la grotta “tana dei maiali” sulla base di questi episodici eventi, come qualcuno ha voluto al tempo delle apparizioni, è molto forzato, anzi è solo un sarcastico voler turbare la bella immagine di solitudine e di austerità che la grotta dona immediatamente a chiunque. Resti dunque la “Grotta di Massabielle”.
Il piano della grotta essendo costituito da limo del fiume si prestava alla crescita di erbe e cespugli.
A sinistra, in fondo, si notava una zona umida, che nascondeva una sorgente. Quella che Bernadette trovò scavando nel punto indicatole dall'Immacolata Concezione. Subito dopo le apparizioni il pendio della grotta, che Bernardetta percorse più volte in ginocchio, venne strutturato a rudimentale gradinata come si può vedere dalle foto (1858). La rudimentale gradinata venne rimossa (1863).
Sulla maestosa parete rocciosa per il depositarsi di granelli di polvere trasportata dal vento crescevano pianticelle e muschi. L'apertura ad ogiva dove apparve la Vergine Immacolata dava accesso - ciò è ancora - ad un tunnel in salita articolato all'interno con altri incavi. Un blocco di granito ostruiva in parte l'accesso al tunnel, ma poteva essere aggirato.

Bernardetta Soubirous: “Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti” (1Cor 1,27)

  
                    


Condizioni di vita

Bernardetta è la primogenita di nove figli avuti da Louise Castèrot (1825 - 1871) e Francois Soubirous (187 - 1871) I due genitori si sposarono il 9 gennaio 1843 e Bernardetta nacque il 7 gennaio 1844. Dei nove figli avuti dai Soubirous solo quattro sopravvissero. Le condizioni economiche della famiglia Soubirous furono buone per i primi nove anni, quando Francois era mugnaio presso il mulino Boly. Ma, poi, il mulino non rendeva più di fronte ai nuovi mulini a vapore capaci di costi di macinazione inferiori con migliori risultati. Nel 1850 Francois ebbe anche la sventura che, mentre sbozzava una mola diventata liscia, venne colpito in modo irrimediabile da una scheggia all'occhio sinistro. La famiglia in stato di grave dissesto economico dovette lasciare il mulino e andò ad abitare a casa Laborde, in locazione. Francois Soubirous diventò operaio a giornata e cadde per qualche tempo in stato di depressione, lasciandosi tentare dall'alcool. La situazione economica sembrò migliorare con un'eredità di 900 franchi che permise loro di prendere in affitto il mulino Sarrabeyrouse, ma i clienti furono scarsi e tardavano a pagare, e così i Soubirous finirono in gravissima difficoltà economica. La famiglia dovette traslocare in subaffitto in una stanza di un certo Soubius. Poi, i Soubirous trovarono un alloggio senza pagare alcun canone
presso le cachot, cioè “la segreta”, che era stata la prigione di Lourdes. Un locale angusto, oscuro e umido delle dimensioni di 3,72 x 4,40 m. Per accendere il fuoco del camino bisognava sopportare momenti in cui la stanza si riempiva di fumo e questo causava a Bernardetta attacchi di asma. Tanto per dire tutto, la finestra del cachot dava su una non distante concimaia. La situazione dei Soubirous si aggravò quando nel 1857 Francois venne arrestato per il furto di due sacchi di farina dal mulino Dozou. Condotto in prigione, dopo 8 giorni il giudice Clèment Louis Ribes lo fece rilasciare perché l'accusa risultò infondata. Trovare lavoro per Francois fu tuttavia più difficile.


                                                  

Condizioni fisiche e intellettuali
Bernardetta ebbe male alla milza e allo stomaco fin dai sei anni, per cui non poteva mangiare la polenta, ma solo pane bianco, e c'era la necessità, secondo un'elementare arte medica, di darle un po' di vino zuccherato. Di fronte al colera che colpì duramente Lourdes nel 1855 con 30 morti Bernardetta sopravvisse, ma con con la conseguenza di attacchi di asma, che incisero sul suo sviluppo fisico. Bernardetta a 14 anni non era alta che circa 1,32/33 m, l'altezza di una fanciulla di dieci o undici anni. Nel suo massimo sviluppo raggiungerà 1,42 cm..
Bernardetta aveva scarsa memoria dovuta probabilmente ad anemia, cioè a mancanza di ferro. Ma anche se la memoria era debole, non per questo Bernardetta mancava di intelligenza, anzi era molto sveglia e capace di cogliere le situazioni e comportarsi di conseguenza..


Indole

Bernardetta aveva un'indole mite, riflessiva, senza mancare di vivacità e fermezza. Chi la vedeva percepiva un'aria modesta e gentile, che unita ai suoi occhi intelligenti, colpiva. Gli eventi dolorosi della sua famiglia e le sue stesse malattie l'avevano ammaestrata, facendo di lei una ragazzina responsabile, capace di valutare il peso delle parole. Non era di indole solitaria e cercava volentieri le amichette, anche se sapeva affrontare la solitudine dei pascoli.


Cultura religiosa

La cultura religiosa di Bernardetta era fondata sulla trasmissione della fede da parte della famiglia, prima istituzione catechistica; trasmissione fondata sulla passata predicazione nei dialetti locali, a tratti ancora presente. Ma il
catechismo delle varie diocesi era in lingua francese, e ciò consentiva la diffusione di quella lingua e come meta felice la vittoria sull'analfabetismo. Nelle aree montane non c'era grande entusiasmo per questo cambio di lingua di cui la grande maggioranza non ne comprendeva l'opportunità. Il dialetto di Lourdes non era poi povero di risorse espressive, anzi ne era ricco. Le diocesi francesi, dunque, favorivano attivamente la diffusione del francese quale opportunità di unità nazionale. Molte edizioni del Messale Romano avevano accanto al testo latino la traduzione in francese e quindi la possibilità di celebrare anche in francese, ma il latino restava la lingua della Chiesa. La lingua francese arriverà poi alla fine dell'ottocento a soppiantare i dialetti delle vallate montane, ma il latino nella liturgia resterà fino al Concilio Vaticano II.
Ciò che sollecitò i Soubirous ad aprire Bernardetta al francese fu che senza la conoscenza del catechismo in francese, imparato a memoria, non avrebbe potuto fare la prima Comunione. Chi era più piccolo di lei già la faceva, e questo era un dolore per lei, che non poteva durare. Si delegò tutto alla signora Marie Lagues di Bartrès che era stata la nutrice di Bernardetta poiché aveva perso il suo bimbo e la madre di Bernardetta per un incidente aveva perso il latte. Non fu un favore gratuito perché la famiglia Soubirous dovette pagare la nutrice con 5 franchi al mese, e non era proprio poco. Bernardetta a Bartrès avrebbe fatto la pastorella in un fondo della signora Langues, con la condizione che frequentasse il catechismo, imparando da un sacerdote anche la lingua francese e in questo poteva contribuire anche la ex-nutrice che conosceva quella lingua. Bernadette partì per Bartrès nel settembre del 1857. Subito Marie Langues volle fare tutto da sé, non volendo sottrarre Bernardetta alla custodia del gregge. Le lezioni le teneva alla sera quando lei e Bernardetta erano stanche. Imparare poi il catechismo e il francese senza distinguere le due acquisizioni fu un disastro pedagogico, era un chiedere che il catechismo fosse imparato senza coglierne il significato, e questo era per di più gravato dall'assurdo che l'improvvisata insegnante non era in grado di raccordare efficacemente con la nuova lingua le verità già conosciute da Bernardetta. Marie Langues puntava tutto sulla memoria, ma la memoria di Bernardetta non era tra le migliori. A Bartrès quello che riuscì fu l'apprendimento delle preghiere in francese per la recita del Rosario, cioè Pater Ave e Gloria, intese da Bernardetta più o meno nel loro preciso significato, e certamente di meno delle preghiere del Rosario in latino, che lei sapeva dalla tradizione familiare e dalla recitazione comunitaria in chiesa.
Il Rosario Bernardetta già lo recitava in latino in famiglia di sera, come allora si faceva. Prima della presenza a Bartrès nel 1856 aveva acquistata una corona “da due soldi” a Bétharram; e sarà la corona che userà alla grotta. Così il Rosario poteva recitarlo in francese, ma anche in latino, secondo la plurisecolare e ininterrotta tradizione.
Comunque bisognava arrendersi alla lingua francese; ma i risultati non c'erano, anzi c'erano le grida dell'improvvisata insegnate. “Tu non saprai mai niente”, le diceva scagliando il catechismo in mezzo alla stanza. Così la ragazza da sola lasciò l'impossibile situazione di Bartrès il 17 gennaio 1858 percorrendo a piedi i 4 km di distanza da Lourdes. Dopo tre giorni ritornò a Bartrès con la notizia che a scuola ci sarebbe andata a Lourdes presso le suore dell'Istruzione Cristiana di Nevers, nella classe gratuita per i poveri, ed era stata iscritta tra i prossimi a ricevere la prima Comunione. Dalle suore avrebbe imparato il francese almeno quanto era necessario per imparare il catechismo, inoltre avrebbe superato l'analfabetismo e sarebbe stata istruita nel cucito e nel ricamo. Le suore si resero subito conto che insegnare il catechismo in francese a Bernardetta non era facile. Il cappellano della comunità delle suore era l'abbé Pomian, che divenne il confessore di Bernardetta. L'abbé Pomian, che era anche responsabile del catechismo, interrogando, qualche giorno prima del 4 marzo, Bernardetta sulla Trinità costatò che aveva fatto scena muta. Ma poi Bernardetta in marzo, aprile e maggio riuscì, anche grazie al cessare della grave denutrizione, e al tanto che le dette l'apparizione della Vergine Immacolata, a superare la difficoltà dell'apprendimento, e poté fare la prima Comunione nella cappella della Comunità delle Suore il 3 giugno 1858.


                             

Riferimenti circa le apparizioni

Jean Baptiste Estrade, “Le apparizioni di Lourdes”, ed. Paoline, 1978, undicesima edizione.

René Laurentin, Bernardetta vi parla”, ed. Paoline, 1979.

La prima apparizione

Bernardetta scrisse più volte di sua mano una relazione sulle apparizione. La prima relazione da lei scritta, è quella rilasciata a P. Gondrand il 28 maggio 1861, la seconda venne scritta all'inizio del 1864, ed è il racconto più completo. Il 22 agosto del 1864 ne scrisse una per il Rev. Bonin; il 20 novembre 1865 ne scrisse una per un'amica della signora Ida Ribettes: nel retro dello stesso foglio Bernardetta, a pochi giorni di distanza, tracciò una nuova relazione. Il 12 maggio 1866 nel suo diario colmò le lacune dell'ultima narrazione.

Un giorno (giovedì grasso, 11 febbraio 1858), recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. (1

Vidi in una delle aperture della roccia soltanto un cespuglio agitarsi come se ci fosse un forte vento. Quasi al medesimo tempo uscì dall'interno della grotta un chiarore d'oro
(2); poco dopo, una Signora giovane e bella, soprattutto bella, come non ne avevo mai visto, venne a collocarsi all'ingresso dell'ogiva, sopra il cespuglio.
Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d'oro, che era dello stesso colore della corona del rosario.
(3)
La stoffa del velo e del vestito non si può paragonare con nulla che si vede sulla terra.
(4)
Era circondata da una luce simile al sole, ma dolce alla vista.
(5)
Subito mi guardò, mi sorrise, e mi fece segno di avanzare, come se fosse stata la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non saper più dove fossi. Mi stropicciai gli occhi, li chiusi, li apersi; ma la Signora era sempre là, che continuava a sorridermi e a farmi capire che non mi ingannavo. Senza rendermi conto di ciò che facevo, presi il rosario dalla tasca e mi misi in ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona del rosario che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del Rosario e portare la mano sulla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e solamente dopo che la Signora si fu segnata potei fare anch'io come lei. La Signora mi lasciò pregare da sola; faceva sì passare fra le dita i grani del rosario, ma non parlava; soltanto alla fine di ogni decina s'accompagnava con me nel dire: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. (6) Quando il Rosario fu recitato, la Signora rientrò all'interno della roccia e il chiarore d'oro scomparve con lei”. (7)
“Questa luce veniva prima e rimaneva un po' dopo”.
(8)

Jean Baptiste Estrade, che abitò a Lourdes in qualità di esattore delle imposte, riporta anche queste parole udite più volte da Bernardetta:

“Ha l'aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. E' vestita di bianco, con una fascia azzurra che scende lungo l'abito. Porta sulla testa un velo ugualmente bianco, che lascia scorgere appena i suoi capelli e ricade all'indietro fino al disotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti dalle ultime pieghe dell'abito, eccetto all'estremità dove brilla su ciascuno di essi una rosa d'oro. Porta sul braccio un rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d'oro lucente, come le due rose dei piedi”.
(9) La Signora aveva gli occhi azzurri. (10)

Importanti sono le informazioni che mons. Bourret, vescovo di Rodex, ottenne da Bernardetta, il primo giorno di settembre del 1877, che secondo il Vescovo sorpassavano tutti i racconti che aveva letto:
“Vedevo una luce sfolgorante...Ma una luce come non ce ne sono sulla terra, nemmeno quella del sole. Vedevo un volto meraviglioso, ma non come ce ne sono su questa terra. Era corporale e non lo era. Udivo una voce melodiosa e guardavo senza rendermi conto di tutto ciò. Mi trovavo bene là e quando finiva la mia vista restava oscurata, come quando si entra in una stanza dopo aver fissato il sole”.
(11)

La durata dell'apparizione fu di poco più del tempo per recitare il Rosario.
La contemplazione dei misteri venne infusa a Bernardetta dallo Spirito Santo. Niente sappiamo di questa azione interiore. Bernardetta non ne parlò, ma non è da porre in incertezza.

1) Lettera scritta da Bernardetta a P. Gontrand, 28 maggio 1861. E' la prima relazione scritta.
2) Estrade dice “una nube color oro”: “Le apparizioni di Lourdes” di Jean Baptiste Estrade, con note critiche di Giulio Giacometti. ed. Paoline, 1978,  pag 82.
3) Lettera scritta da Bernardetta a P. Gontrand, 28 maggio 1861.
4) Interrogatorio con padre Cros 30 gennaio 1979. Riportato in René Laurentin, “Bernardetta vi parla”, ed. Paoline, 1979, pag 457.
5) Dal colloquio di Marie De Cornulier Luciniére del 10 maggio 1859. In René Laurentin, op. citata, pag 151.
6) Questa preghiera in latino è riportata da Estrade (pag 79-81). L'autore afferma formalmente che tutta la narrazione l'ha udita più volte da Bernardetta. Questa testimonianza è molto preziosa perché dice che Bernardetta alla grotta recitava il rosario in latino, secondo quanto avveniva alla sera in famiglia, e la Vergine diceva conseguentemente il gloria in latino. A questa testimonianza della recita a Lourdes delle preghiere in latino si aggiunge quella personale di Estrade (op. citata pag 225). Egli disse al curato che un giorno la processione e la cappella si sarebbero fatte: “Ci dirigeremo verso la cappella di Massabielle, cantando: Sancta Maria e sarò felice di rispondervi: Ora pro nobis”.
7) Estrade dice “la nube d'oro”, op. citata, pag. 82.
8) Interrogatorio di mons. Laurence del 7 dicembre 1960, citato in “Bernardetta vi parla” , pag 192.

9) Estrade, op. citata, pag. 83.
10)Dal lavoro integrativo delle sei relazioni di Bernardetta di René Laurentin, riportato da Giulio Giacometti, in “Le apparizioni di Lourdes” di Jean Baptiste Estrade,  pag  27-36; in specifico pag 33.
11)René Laurentin, op. citata, pag. 414.


Note

Il roseto selvatico: Il cespuglio era un roseto selvatico, con tutta probabilità una rosa canina che si radicava nel livello base della grotta, raggiungendo il livello inferiore dell'ogiva o nicchia, e i suoi lunghi sarmenti cadevano in basso. Nel poco terreno accumulatosi alla base dell'ogiva non poteva radicarsi un roseto selvatico che ha profonde radici. Essendo inverno le foglie non potevano che essere cadute. La rosa canina è molto spinosa. Il roseto venne ben presto tagliato in pezzetti da pellegrini desiderosi di reliquie.
Il muschio:
A Bernardetta, nell'interrogatorio di padre Dominique Mariote del 12 agosto 1859, fu rivolta questa domanda: “Dove aveva i piedi la santa Vergine? Nell'aria, o sulla terra?” Risp: “Sul muschio, signor abbé”. “E dove la vedevate?”. Risp:  “Nel luogo dove ci sono un rosaio e dei rovi”. Il terreno accumulato dal vento alla base dell'ogiva era ricoperto di muschio. Nel (1959/60) il muschio e la terra dell'ogiva vennero asportati dai pellegrini e non rimase che la nuda roccia. Nel 1863 venne collocata nell'ogiva una piccola immagine della Madonna con fioriera; a questo scopo venne riportata nell'ogiva della terra per stabilire il piano d'appoggio.

La seconda apparizione

Le amiche vollero sapere qualcosa dell'evento e non lo lasciarono sotto silenzio. Così, venerdì e sabato ci furono perplessità e difficoltà in casa Soubirous. Bernardetta poté però ritornare alla grotta la domenica 14 febbraio, nella tarda mattinata, seguita da un gruppetto di amiche prese dalla curiosità e dal mistero. Per precauzione contro gli inganni del demonio erano andate in chiesa a riempire dall'acquasantiera una boccetta di acqua benedetta. Bernardetta si mise a precedere le ragazze che la persero di vista. Quando la rividero era inginocchiata davanti alla grotta e recitava il Rosario. Durante la recita della seconda decina Bernardetta disse: “Ecco il chiarore... eccola! Ha il rosario al braccio destro. Ella vi guarda”. Le amiche dicono a Bernardetta di lanciare verso l'apparizione l'acqua benedetta. Bernardetta obbedisce: “Se venite da parte di Dio, restate; se no...”. Bernardetta si fermò perché dall'alto cadde un sasso lanciato da un'amichetta, Jeanne Baloume, che non essendo stata attesa fece sentire in tal modo il suo disappunto.
L'apparizione sorrise dell'acqua benedetta, approvando il gesto col chinare significativamente il capo. Bernadetta lanciò tutta l'acqua benedetta e la giovane Signora che Bernardetta, non conoscendone ancora il nome, chiamerà Aqueró (“Quella là” in dialetto di Lourdes), sempre più sorrideva approvando con cenni del capo.
Le ragazze vedendo Bernardetta entrare in estasi subito si allarmarono, non avendola mai vista così. Una ragazza corse verso il mulino Savy, non molto distante, per chiedere aiuto. La ragazza incontrò le due sorelle Barrau, che passeggiavano. Queste andarono alla grotta cercando di sollevare Bernardetta inginocchiata a mani giunte. Venne chiamato allora il mugnaio Antoine Nicolau che con la sua forza riuscì a metterla in piedi. Bernardetta venne poi sospinta dal gruppo verso il mulino. Sulla soglia del mulino Bernardetta uscì dall'estasi. L'estasi durò non più di un quarto d'ora.
Tutti erano preoccupati e la portarono a riposare su di un letto. La notizia di tutto ciò cominciò a diffondersi nel paese e gente andò al mulino. Per Bernardetta cominciarono i primi aspri rimproveri. Uno le si avvicinò con un bastone in mano, limitandosi tuttavia a recriminazioni. Tutto era rivolto a scoraggiare Bernardetta. A questo si impegnò anche una suora, suor Anastasie, che con volto corrucciato le disse: “Sciocca! Sciocca! Se torni ancora alla grotta, sarai chiusa a chiave!.

Fonti per tutte le apparizioni

René Laurentin, op. citata
J.B.Estrade, op. citata. 

Note critiche di Giulio Giacometti, in “Le apparizioni di Lourdes” di J.B.Estrade.


La terza apparizione

Il giovedì 18 febbraio, al mattino presto (si ipotizzano le 5,45), Bernardetta si recò accompagnata da due signore alla grotta. Erano la signora Joanne Marie Milhet, molto influente nella classe borghese di Lourdes, e la signorina Antoinette Peyret dell'associazione delle Figlie di Maria. Le due donne avevano ottenuto dai Soubirous di condurre Bernardetta alla grotta. Il loro pensiero, specie di Antoniette, era che all'ogiva appariva la defunta presidente delle Figlie di Maria, Elisa Latapie, morta il 2 ottobre 1857 tra il compianto generale.
Ben presto Bernardetta si distanziò dalle due donne e giunta alla grotta si mise in ginocchio a recitare il Rosario. Quando le due arrivarono si misero al suo fianco a pregare. Durante la seconda decina del Rosario Bernardetta disse: “Eccola!”. Antoinette Peyret, finito il Rosario, prese dalla borsetta carta e calamaio e li consegnò a Bernardetta affinché, come già concordato, chiedesse  all'apparizione il suo nome e le sue volontà e le mettesse in scritto. Bernardetta si portò verso l'ogiva, fermando però le due donne che volevano seguirla, perché mentre si erano alzate Aqueró si era ritirata improvvisamente nell'interno del tunnel. Poi riapparve. Bernardetta in piedi porse carta e penna domandando: “Volete avere la bontà di mettere il vostro nome e le vostre volontà per iscritto?”. Aqueró fece un ampio sorriso, ma il foglio di carta rimase bianco. Bernardetta andò quindi a riferire alla signora Milhet e alla signorina Peyret - molto turbate per essere state fermate da Bernardetta -, ma esse ormai avevano capito da quel gesto che non si trattava di Elisa Latapie. La signora Milhet era la più mortificata delle due: “Domanda alla tua signora se la mia presenza non le è gradita”. “Chiedile se possiamo venire adesso”, aggiunse Antoinette. Bernardetta fece per ritornare verso l'ogiva ma Aqueró era scesa nella grotta, così la veggente cambiò direzione. Ora Aqueró era vicina, Bernardetta avrebbe potuto toccarla. Aqueró si ricollegò al discorso sullo scritto: “Ciò che ho da dirvi non è necessario che io lo metta per scritto”. Poi aggiunse: “Volete avere la gentilezza di venire qui durante quindici giorni?”. Bernardetta promise di sì. Quindi Aqueró le disse: “Non vi prometto di farvi felice in questo mondo, ma nell'altro(1). Riguardo al gradimento delle presenza delle due donne Aqueró disse a Bernardetta che erano gradite. Poi l'apparizione ritornò all'ogiva scomparendo. Tutto ciò occupò lo spazio di una ventina di minuti. 


1) L'Apparizione dice che non le darà l'effimera felicità del mondo, fatta di vanità, ricerca del potere, degli onori e delle ricchezze. Non le dice che non avrà gioia perché essa si accompagna all'amare, e già l'Apparizione gliela infonde. L'Apparizione non porta Bernardetta a disprezzare le realtà temporali, ma a viverle non secondo lo spirito del mondo, ma secondo lo Spirito di Cristo. L'Apparizione non porta Bernardetta neppure a disdegnare gli affetti umani, ma a viverli purificati ed elevati dalla carità di Cristo. L'Apparizione tuttavia presenta con chiarezza a Bernardetta il cammino della croce




Quarta apparizione

Bernardetta passò la notte a casa della signora Milhet, che intendeva esercitare un patrocinio su di lei. La mattina presto del venerdì 19 febbraio, accompagnata dalla signora Milhet, Bernardetta passa a prendere la madre e poi anche zia Bernarde, sua madrina, e consigliera influente dei Soubirous, che aveva indovinato le intenzioni della signora Milhet e le disapprovava. Con Bernardetta c'erano alcune altre donne, una di queste consegnò alla veggente un cero dell'associazione le Figlie di Maria, cero che la veggente porterà con sé fino a 3 marzo.
L'apparizione cominciò alla terza Ave del Rosario. Le donne rimasero stupefatte della bellezza che assumeva Bernardetta durante l'estasi. L'apparizione durò poco più di quindici minuti.
Durante la visione Bernardetta udì venire dal Gave un cumulo di voci disordinate e minacciose sopra le quali ne sopravanzava una che diceva; “Salvati! Salvati!”. Aqueró lanciò uno sguardo di comando verso il Gave e le voci si dissolsero (1).
C'è poi un senso preciso in quella narrazione. Le voci rabbiose che volevano intimidire Bernardetta, paventandole che se continuava ad andare alla grotta ne avrebbe avuto rovina, erano in perfetta sintonia con alcune voci che già aveva ascoltato da parenti e non parenti. La voce “Salvati! Salvati!”, era diabolica perché invitava Bernardetta a salvarsi dai guai che sarebbero piombati su di lei se avesse continuato ad andare alla grotta. Quelle voci vengono messe in fuga da un semplice sguardo della Vergine: di esse Bernadette non deve avere paura.
Non tarderanno a scattare le astute orditure degli interrogatori del commissario Domenico Jacomet e poi dal procuratore di Lourdes, Vital Dutour. Gli interrogatori, pieni di trabocchetti e di intimidazioni, nonché le false frasi di benevolenza rivolte a liberare Bernardetta dai guai, alla fine avranno esito nullo.


1)
René Laurentin (in Estrade, op. citata, note Giulio Giacometti, pag. 116) sostiene che questa narrazione di Estrade è solo dovuta ad un riempitivo letterario circa l'estasi di quel giorno. Un riempitivo che utilizza quella serie di apparizioni false che diverse fanciulle ebbero dopo le apparizioni a Bernardetta. Ma un tale posizione è difficile da accettare di fronte all'affermazione di Estrade che formalmente dice: “Il racconto è stato fatto direttamente dalla veggente a mia sorella e a me”. Estrade dice pure che altre persone ricevettero da Bernardetta questo particolare (pag. 279). Bisogna credergli perché è ben difficile pensare che uno, per una semplice trovata letteraria, sia disposto a mentire formalmente.

Quinta apparizione

Il 20 febbraio, verso le 6, Bernardetta arrivò a Massabielle con la signora Milhet, sua madre Luisa Castérot, e altre donne. Si formò un gruppo di circa trenta persone. Bernardetta inginocchiatasi cominciò la recita del Rosario. Di lì a poco, verso le 6,15, entrò in estasi e la Signora apparve nell'ogiva. L'estasi durò circa un quarto d'ora.
In giornata zia Bernarde provvide a prelevare Bernardetta dalla signora Milhet riportandola al cachot. Zia Bernarde in quel modo affermava che lei era la madrina di Bernardetta.


Sesta apparizione e l'interrogatorio con il commissario Dominique Jacomet


              

Il giorno 21 febbraio era domenica e alla grotta si radunarono più di 100 persone. Tutto avvenne come il giorno prima.
Ritornata in paese a Bernardetta venne detto che la voleva vedere il vicario parrocchiale, l'abbé Pène. Bernardetta rimase esitante ma ci andò. L'abbé (Pierre-Jean) Bertrand Pène rimane sorpreso dalla semplicità, dalla non capacità di fingere di Bernardetta, ma non prestò fede all'apparizione.
Dopo i vespri Bernardetta venne condotta alla casa del commissario Domenique Jacomet, nella quale abitava anche l'abbé Pène, come pure J.B.Estrade, per essere interrogata. Il commissario con una competenza che sorprende, tanto da far pensare ad un incontro con l'abbé Pène, cercherà di stabilire che le apparizioni non erano altro che un fenomeno di allucinazione che utilizzava immagini già note, come la statua della Madonna in chiesa parrocchiale o delle più belle signore di Lourdes. Ma su questo terreno rimase vinto dalla coerenza di Bernardetta. Il commissario passò al suo più specifico terreno di competenza cercando di stabilire che la ragazza aveva alle spalle qualcuno o qualcuna, come la signora Milhet. Ci mise tutta la sua abilità cercando di cogliere Bernardetta in contraddizione, cambiando astutamente quanto la ragazza gli aveva detto. Non tralasciò le intimidazioni aperte che sarebbe finita in prigione se non avesse smesso di andare alla grotta. Non tralasciò poi di usare gli accenti della benevolenza dicendole che la voleva liberare dal guaio dove si era messa. Il suo rapporto presenta chiare furbizie, come l’apparente non conoscenza di Bernardetta circa la sua età: 13 o 14 anni. Cosa che non riporta la relazione di Estrade, che era presente all'interrogatorio e che riferisce la risposta ferma di Bernardetta di avere 14 anni compiuti. Impossibile poi pensare che Bernardetta non sapesse la sua età: la domanda gliela avevano già fatta indubbiamente le suore dell’Ospizio, e la madre di certo non lasciava nell'ignoranza Bernardetta circa il suo compleanno.
Il giorno dopo, Bernardetta pressata di non andare alla grotta sia dal commissario, sia dalla sua famiglia decise di andare a scuola, ma giunta in prossimità dell'edificio avvertì come una barriera che non la faceva andare avanti. Allora si diresse verso la grotta, inseguita da due gendarmi. Bernardetta si mise a recitare il Rosario, ma la Signora non apparve. Per Bernardetta fu un colpo duro e si domandava: “Non so in che cosa ho mancato verso quella Signora”.
La sera Bernardetta andò a confessarsi dall'abbé Bertrand Pomian, il quale il 13 febbraio durante la confessione aveva ascoltato da Bernardetta quanto accaduto nella grotta. L'abbé Pomian si era riservato di parlarne al curato, l'abbé Dominique Peyramale, che rispose con un: “Attendiamo”. L'abbé Pomian, di fronte al tormento e allo smarrimento di Bernardetta, che si accusava, presumibilmente, di aver avuto timore delle proibizioni di andare alla grotta, le disse le parole che occorrevano: “Nessuno ha il diritto di proibirtelo”.


Settima apparizione

Il 23 febbraio, martedì, Bernardetta giunse alla grotta accompagnata dalla madre e da zia Bernarde. C'era un centinaio di persone. Presenti anche diverse personalità: Jean Baptiste Estrade, Il signor Jean Dufo, membro del consiglio degli avvocati e consigliere comunale, il dottor Pier Romain Dozous, il sovrintendente militare in riposo Joseph Louis La Fitte, il capitano dei dragoni Duplessis, il sindaco di Lourdes. Bernardetta si mise in ginocchio con la corona in mano e alzò il braccio per fare il segno di croce, ma subito lasciò cadere il braccio, poi lo rialzò facendo il segno di croce. Bernardetta spiegò quel suo gesto: non doveva prendere lei l'iniziativa di fare il segno di croce, ma Aqueró, che era apparsa.
Le venne anche domandato cosa le avesse detto l'Apparizione. Rispose che le aveva fatto una richiesta che riguardava lei sola. Si tratta probabilmente di una brevissima preghiera di consacrazione da dire ogni giorno. Va tenuto presente che Bernardetta non aveva ancora identificato chi era la Signora, perché non glielo aveva detto, ma certo l'aveva intuito. Bernardetta non aggiunse mai, negli interrogatori, le sue riflessioni a ciò che riceveva dall'Apparizione. Comunque, Bernardetta avrebbe detto ad una compagna (1): “Conosco solo la mia piccola preghiera (ndr. Si intende in aggiunta a quelle dell'Ave, del Pater, del Gloria). E' giusto adatta alla mia miseria. Non vi insegnerebbe proprio niente”.
Durante l'estasi il dottor Dozous volle controllare il ritmo respiratorio e il battito cardiaco al polso: tutto era assolutamente normale. La fiamma del cero acceso che Bernardetta aveva in mano le lambì  le dita, senza che queste risultassero scottate. L'estasi durò circa un'ora, presentando chiaramente i segni di una conversazione tra l'Apparizione e Bernardetta: momenti di sorriso, momenti di volto triste. Cosi scisse Estrade: “Dopo i primi trasporti di gioia dovuti all'arrivo della Signora, la veggente si mise effettivamente nell'atteggiamento di chi ascolta. I suoi gesti, la sua fisionomia, riprodussero subito dopo, tutte le fasi di una conversazione. A volte sorridente, a volte seria, Bernardetta approvava con la testa o sembrava ella stessa interrogare. Quando la Signora parlava, ella sprizzava gioia; quando, al contrario, ella le faceva giungere le sue suppliche, Bernardetta si umiliava e si commuoveva fino alle lacrime. In certi momenti si poteva notare che il colloquio era sospeso; allora la fanciulla continuava a sgranare il rosario con gli occhi fissi all'ogiva”.


1) René Laurentin, op. citata, pag. 554.


Ottava apparizione

Il 24 febbraio, giovedì, sempre di primo mattino, erano presenti alla grotta da 200 a 300 persone.  Bernardetta si pose in ginocchio davanti all'ogiva, in preghiera. Al termine della prima decina del Rosario, Aqueró apparve nell'ogiva. Poi l'apparizione scese “scivolando” a terra, all'interno della grotta. L'estasi di quel giorno ebbe delle alternanze tra un vivo colorito del volto e uno pallido, sofferente, con lacrime che spuntavano dagli occhi e scendevano. Ma poi di nuovo gioia: “Con gli occhi ancora bagnati di lacrime si accende nel suo volto un aperto e dolcissimo sorriso”, testimonierà Jacquette Pène, sorella dell'abbé Pène. Bernardetta si era diretta dentro la grotta camminando sulle ginocchia e cadde con la faccia a terra. La zia Lucile, la più giovane delle sorelle della madre di Bernardetta, rimase impressionata vedendo questo e quasi svenne. Bernardetta si rivolse alla zia: “Zia, non avere paura!”. Poi tornò a guardare dentro la grotta, ma l'apparizione era scomparsa. Sulla via del ritorno Bernardetta disse a zia Lucile: “Zia, non devi più venire con me”. Bernardetta spiegò che Aqueró era scesa dentro la grotta e aveva invitato lei e tutti a fare penitenza per coloro che non vogliono fare penitenza dei loro peccati. “Penitenza; pregate per i peccatori”. Qui il viso triste e con le lacrime in condivisione con il dolore e l'amore di Aqueró per i peccatori. Poi Aqueró le aveva chiesto di percorrere il piano inclinato delle sedimentazioni del Gave dentro la grotta, in ginocchio e baciando la terra in penitenza per i peccatori. Aqueró le aveva domandato prima “se ciò la contrariava”. “Oh, no!” Rispose Bernardetta con tutto il cuore e con gioia.


Nona apparizione e interrogatorio del procuratore imperiale Vital Dutour




Giovedì 25 febbraio alla grotta ci furono 300 o 400 persone. Alcune di queste erano giunte alla grotta alle due. Bernardetta arrivò verso le 5,30. Subito si inginocchiò e cominciò il Rosario. Nell'ogiva comparve Aqueró, e Bernardetta cominciò un cammino penitenziale in ginocchio baciando ogni tanto la terra dai piedi dell'ogiva fin sotto la volta della grotta. La si sentì sussurrare queste parole: “Penitenza... penitenza... penitenza”. Guardò nel fondo della grotta e poi ritornò al posto di prima e stette per andare verso il Gave, ma poi ritornò guardando verso l'ogiva. Quindi andò fino in fondo la grotta. Qua trovò del suolo intriso di umidità; guardò verso l'ogiva e poi cominciò a scavare con le mani. Cominciò ad emergere un po' d'acqua fangosa. Ripetè per tre volte l'operazione e alla quarta quando l'acqua si era un po' schiarita la bevve, e poi si lavò il volto imbrattandosi. Poi raccolse delle foglie di un'erba che cresceva nella grotta e le mangiò. Si asciugò col grembiule, e qui intervenne zia Bernarde a pulirla con un fazzoletto, facendo seguire uno schiaffo, non condividendo in nulla il fare di Bernardetta, che la esponeva allo scredito. Bernardetta ritornò a pregare al suo posto davanti all'ogiva. Incominciò a fare il segno di croce conclusivo, ma lo interruppe, per poi farlo compiutamente. Dopo pochi minuti l'apparizione si dissolse e Bernardetta si allontanò dalla grotta. Sulla strada del ritorno venne incalzata dalle domande delle zie. Si aggiunsero le domande di Paoline Cazauc, e di altra gente. Poi dovette rispondere alle domande dell'abbé Pène e anche di Jean Baptiste Estrade su quanto fatto la mattina alla grotta. Bernardetta spiegò.
Paoline Cazauc pose la domanda: “Perché hai interrotto il segno della croce al termine del Rosario?”. La risposta fu: “Aqueró non lo aveva finito...non ho potuto terminarlo che quando lo ha fatto lei”.
All'abbé Pène spiegò (questa la relazione da lui riferita): “Aqueró mi disse di andare a bere e di lavarmi alla fontana. Non vedendone, andai a bere nel Gave. Ma lei mi fece segno col dito di andare sotto la roccia. Andai e vi trovai un po' d'acqua come fango, così poca che potei con difficoltà prenderne con il cavo della mano. Tre volte la gettai, talmente era sporca. La quarta volta, potei”. “E l'erba che hai mangiato?”, interrogò l'abbé. La risposta fu: “Ella mi ha detto: Mangerete di quell'erba che c'è là”. L'abbé Pène: “Ma l'erba la mangiano gli animali!”. Bernardetta non ebbe la risposta pronta. Il giorno 7 dicembre 1860 la riposta era pronta, davanti ad una commissione che obiettava: “L'idea di farti mangiare l'erba non sembra degna della santa Vergine”. La risposta fu: “Noi mangiamo volentieri l'insalata”. L'abbé Pène incalzò ancora: “E perché quell'agitazione oggi?”. “Ieri Aqueró mi aveva detto di baciare la terra in penitenza per i peccatori”. “Ma lo sai che tutti ti prendono per pazza a fare queste cose?”. “Per i peccatori...”.
L'abbé Bertrand Pomian da parte sua di fronte a questi comportamenti alla grotta cominciò a prendere le distanze da Bernardetta.
Alle 6 di sera Bernardetta venne condotta dal procuratore imperiale Vital Dutour. Il procuratore fece delle domande, alterando le risposte di Bernardetta, in modo da farla risultare una visionaria. Ecco un esempio:
A chi assomiglia questa visione?”.
A niente”.
Ma almeno a cosa assomiglierebbe di più?”.
Alla santa Vergine della parrocchia  per il viso e gli abiti...ma circondata di luce, e viva”.
La sua età?”.
Giovane”.
Alta?”.
Indica con la mano una statura inferiore alla sua”.


Note

Va notato che Bernardetta mai ha fatto un confronto con l'immagine della Madonna nella chiesa parrocchiale.
Assolutamente non ha risposto confrontando la sua statura con quella dell'apparizione facendola per di più inferiore alla sua. Nell'interrogatorio con il commissario Dominique Jacomet aveva detto che l'apparizione mostrava 16 o 17 anni e noi sappiamo, se volessimo prendere questa indicazione di Bernardetta come effettiva e non come segno di giovinezza, che dopo i 16 anni la donna aumenta di tre centimetri circa, il che vuol dire che la statura a 16 anni è ormai quella che si stabilirà a 19 anni.
Il gesuita, padre Leonard Cros, che il 12 gennaio 1879 interrogò Bernardetta avendo in mano una trascrizione dell'interrogatorio di Vital Dufour come anche gli appunti dello scultore della statua, Joseph Fabisch, registrò, per mano di suor Adelaide Dous queste annotazioni: “Aqueró era più piccola che grande (ndr. Dunque niente affatto alta come la fece lo scultore: 1,88m), ma la nostra sorella non ricorda di aver stabilito dei termini di paragone tra la statura della visione e la propria, né con la statua della chiesa. La santa Vergine sembrava molto giovane”. Il problema dell'altezza di Aquerò rimase così nel generico.
Bernardetta quando il procuratore imperiale le lesse quanto aveva scritto reagì dicendo che aveva alterato tutto. Per Vital Dutour fu una sconfitta. Scriverà al procuratore generale di Pau, Pierre Claude Falconnet, che non poteva proibirle le visite alla gotta perché “non sono da considerarsi materiali di un'azione delittuosa”. Tuttavia, rassicurava nella relazione del primo marzo il suo superiore con queste parole diffamanti i Soubirous: “Bernardetta appartiene a una famiglia povera. Il padre fu arrestato nel 1857 sotto l'imputazione di furto aggravato (ndr. Il procuratore dimentica di dire che venne rilasciato per non aver commesso il reato). La moralità della madre non è meno dubbia. E' a tutti notorio che questa donna si abbandona all'ubriachezza (ndr. E' un falso che ci lascia allibiti!). Tutto l'insieme di questi miseri personaggi, il linguaggio, soprattutto la condotta e la loro reputazione, sono certamente tali da distruggere l'incanto, da ispirare non solo il dubbio, ma il disprezzo; essi sono, in effetti, degli intermediari ben miseri, per colei che è considerata l'Essere puro per eccellenza”.
Queste parole saranno una condanna per Vital Dutour, infatti le apparizioni continueranno e il concorso della gente aumenterà cosicché Pierre Claude Falconnet lo poté redarguire di incapacità.


Il caso Jean de Bonnefon
 


                             

Il carteggio tra Falconnet e Dutour è conosciuto per intero e in esso non trova posto una copia di una lettera che sarebbe stata scritta da Falconnet a Dutour il lunedì 28 dicembre 1857 e pubblicizzata nel 1906 da un radicale anticlericale accanito: Jean de Bonnefon (1867-1928) nel pamphlet “Lourdes et ses tenanciers (Lourdes e i suoi tenutari)” dove in nome della scienza chiedeva la chiusura del santuario. Bonnefon interrogato al proposito della lettera non ha detto da quale archivio derivasse e neppure ha fatto il nome di chi gliel'ha data. Il biglietto dice che Falconnett mise severamente in stato di avviso Dutour circa situazioni di disordine a Lourdes, poiché “informato che delle manifestazioni simulanti un carattere soprannaturale e fingenti un aspetto miracoloso, si preparano per la fine dell'anno. Vi prego di vigilare perché questi fatti siano attentamente sorvegliati. Ho bisogno di conoscerne i dettagli, per stabilire sotto quali articoli del Codice penale possano essere perseguiti. Temo che abbiate poco da contare sull'amministrazione locale o religiosa per fiancheggiarvi (...) Il movente religioso nasconde al contempo un movente politico”.
La cosa che subito colpisce chiunque, anche uno sprovveduto in materia di indagini, è che l'informazione doveva essere accompagnata dall'indicazione di una pista concreta, e non essere una segnalazione del tutto generica. Infatti, mai Falconnet avrebbe esposto la sua reputazione su di una notizia non fondata. Mai un uomo autorevole come Falconnet avrebbe dato per certa la possibilità di capi di imputazione senza specificare la pista per giungere ad appurare i dettagli dei fatti. Ma, ancora, poiché la lettera è datata 45 giorni avanti la prima apparizione, Dutour avrebbe avuto modo con i suoi informatori di intercettare la trama che si stava preparando, ma ecco il biglietto afferma che la cosa è impervia perché l'amministrazione locale non è collaborante, e invece collaborerà a tentare di bloccare il flusso di gente alla grotta. Vital Dutour in tale situazione proprio non poteva partire da nessuna parte, infatti il biglietto suggerisce che l'orditura della trama sia fatta altrove e importata a Lourdes. Ma tutto nasce a Lourdes da una fanciulla e solo da una fanciulla. Falconnet chiede a Dutour di informarlo per dargli agio di trovare i capi di accusa penale, ma dopo l'interrogatorio con Bernardetta, che segue quello con il commissario Jacomet, è lo stesso Dutour che trae le conseguenze giuridiche, scrivendo a Falconnet di non aver trovato elementi per incolpare Bernardetta.  Mai nelle lettere che Falconnet scrisse a Dutour rimproverandolo di inefficienza si legge: “Ti avevo avvisato per tempo...”. La logica del carteggio tra Falconnet e Dutour rifiuta il biglietto esibito da Jean de Bonnefon. Il falso va attribuito allo stesso Jean de Bonnefon. Il personaggio era capace di farlo. Di lui è stato scritto nell'anticipazione su Paperblog (25 mars 2009) di una conferenza di Edouard Bouvé (31 marzo 2009) ad Aurillac Cedex: “Son beson invincible de critiquer, de railler, de diffamer, a quelque chose de demoniaque.
En meme temps, cet homme bourré de talent et plen de paradoxes”.
l giornalista Vittorio Messori nell'articolo sul Corriere della Sera del 13 agosto 2003, con un approccio precipitoso al tema, ha commesso l'errore di mettere il 28 dicembre 1857 in domenica e non in lunedì, traendone l'argomento che di domenica non si scrivono lettere in un pubblico ufficio. L'errore, che è stato rimproverato al giornalista, non si ripercuote minimamente sugli studi storici, anche di storici non cattolici, che concludono che lo scritto è un falso. Messori ha riparato all'errore commesso in “Ipotesi su Maria” ed. Ares 2005, cap.1. Questo libro tratta molto adeguatamente, con citazione degli argomenti degli storici, il caso Jean Bonnefon, tanto che lo si deve considerare del tutto chiuso: il biglietto Falconnet-Dutor, pubblicizzato nel 1906 da Jean de Bonnefon, è un falso. Un nuovo libro di Messori riguardante Lourdes è uscito in ottobre 2012: "Bernardette non ci ha ingannati", ed. Mondadori.


Decima apparizione

Zia Bernarde, dopo l'interrogatorio del procuratore Vital Dutour, divenne combattiva e fu lei a sollecitare vivamente Bernardetta ad andare alla grotta. Bernardetta si recò quindi il 26 febbraio a Massabielle dove l'attendevano circa 500 persone. Bernardetta fece ancora i suoi esercizi di penitenza, e fece un gesto affinché la gente facesse lo stesso. Aqueró però non apparve. Bernardetta era costernata e zia Bernarde la trascinò via in fretta.
Il motivo di quella mancata apparizione deve ricercarsi nel protagonismo di zia Bernarde.
Il giorno dopo, sabato 27 febbraio, Bernardetta tornò alla grotta verso le 7 e la giovane Signora le apparve. Era presente per la prima volta il direttore della scuola superiore di Lourdes, Antoine Clarens. Bernardetta entrata in estasi aveva pallori, mandava saluti verso l'ogiva, sorrisi. Poi si fece triste. Il direttore della scuola si sentì stringere il cuore. Poi, vide Bernardetta camminare sulle ginocchia baciando ogni tanto la terra. Salita nel punto profondo della grotta tornò a discendere per poi risalire dove era emersa la sorgente, Bernardetta si portò alle labbra l'acqua melmosa e poi mangiò un ciuffo di erbe dalle foglie divise in lobi.


Undicesima apparizione

E' Domenica, 28 febbraio, e Bernardetta arrivò alla grotta verso le 6 accompagnata da zia Lucilla. Presenti oltre 1000 persone. In particolare giunse il comandante Renault della gendarmeria di Tarbes, già presente a Lourdes da alcuni giorni, per seguire i fatti.
Bernardetta vide illuminarsi l'ogiva e apparire Aqueró. Bernardetta, tutta ben vestita essendo domenica, recitò il Rosario e fece i suoi soliti cammini penitenziali in ginocchio baciando ogni tanto la terra. Tutto durò a lungo. Poi Bernardetta andò a Messa nella chiesa parrocchiale. All'uscita dalla chiesa la guardia campestre Latapie fermò Bernardetta prendendola per un braccio. Bernardetta per nulla intimorita gli disse sorridendo: “Tenetemi forte o scapperò”. Latapie la condusse alla casa del procuratore imperiale Vital Dutour. Vi era presente il commissario Domenico Jacomet e il giudice Louis Clément Ribes.
La buona guardia campestre Latapie, presente all'interrogatorio così lo riportò in un suo appunto.“
Il giudice le ha detto: <Sei qui, cialtrona?>. <Sì, Signore, sono qui>. <Ti metteremo in prigione. Che cosa fai nella grotta? Ti spingono a fare così. Noi ti metteremo in prigione>. Ebbene ella ha risposto così: <Io sono pronta: mettetemici pure, e che sia ben solida e ben chiusa o io scapperò>. <Bisogna che tu rinunci ad andare alla grotta>. <Io non me ne priverò!>. Bisogna che fosse santa o ispirata per essere di sangue freddo com'era, quella piccola...Allora la suora dell'Ospizio...la grossa (la superiora è venuta a trarre tutti d'impiccio) diceva piangendo a dirotto: <Ve ne prego, signori, lasciateci la piccola; non fatela morire. (Allora il signor) giudice (ha) detto al commissario: <Che volete farci? Lasciamola, non possiamo far nulla contro di lei>. Andandosene, ella (mi ha) detto: <Io voglio andarci; è l'ultimo giorno giovedì>
”.


Dodicesima apparizione

Per la prima volta, lunedì primo marzo, chi accompagnò Bernardetta alla grotta fu suo padre. Presenti 1500 persone. Il curato di Lourdes, l'abbé Dominique Peyramale, pressato dagli avvenimenti e sotto l'ingiunzione del Vescovo, aveva emesso l'interdetto ad ogni ecclesiastico della sua giurisdizione di recarsi alla grotta, ma un giovane sacerdote, Antonio Dézizat, non avendo ancora una destinazione, con un gruppo di Omex, dove risiedeva presso l'abbé Glère, si recò alla grotta. Fu il primo sacerdote testimone dei fatti. Così scrisse: “Il sorriso superava ogni espressione...Solo Bernardetta vedeva l'Apparizione, ma tutti avevano la sensazione della sua presenza. Io mi credevo nell'anticamera del Paradiso”.
Poi Bernardetta cominciò i suoi esercizi penitenziali e l'abbé Dézizat un pò sorpreso si allontanò.
Durante l'apparizione avvenne che Bernardetta elevò verso l'ogiva la corona del Rosario. Una donna gridò: “La santa Vergine vuole benedirle il rosario!”. Allora tutti elevarono in alto il rosario. Un pasticcio da chiarire all'abbé Pène (a questo punto non si può far a meno di pensare che fosse in contatto con il condomino commissario Jacomet e lo informasse), al quale era giunta la notizia che Bernardetta aveva benedetto i rosari. “Allora, tu benedici i rosari?”. “Io non porto la stola”, fu la sintetica risposta di Bernardetta.
Il fatto fu che un'ammalata, Paoline Sans, aveva chiesto a Bernardetta di pregare alla grotta con il suo rosario. L'intenzione di Paoline era quella di vincolare Bernardetta a rappresentarla nella preghiera, così che di certo la preghiera fosse per lei. Bernardetta mise in tasca la corona insieme alla sua e andò alla grotta. La corona di Paoline Bernardetta la trasse casualmente di tasca al ritorno da un percorso penitenziale alla sorgente. Con quella corona si accinse a pregare, ma l'Apparizione si mostrò contraria e disse a Bernardetta di usare il suo rosario. Il perché di questo è facilmente spiegabile considerando che Paoline dando il suo rosario a Bernardetta voleva condizionarla psicologicamente a pregare per lei, mentre la cosa corretta era la semplice richiesta che la ricordasse nella preghiera.


Tredicesima apparizione

La mattina di martedì 2 marzo, circa alle 7, Bernardetta si presentò alla grotta. L'aspettavano 1650 persone. Bernardetta al solito recitò il Rosario, quindi si spostò all'interno della grotta dove Aqueró  era scesa.
Probabilmente le comunicò un primo segreto, a cui seguirono nelle successive apparizioni altri due. (1)
Aquerò le disse di andare a dire ai preti che si facesse una processione alla grotta e che vi si costruisse una cappella.
Bernadetta riferì queste richieste all''abbé Pomian, che rimase sulle sue. Poi Bernardetta accompagnata da zia Bernarde e da zia Basile si recò dal curato, l'abbé Peyramale, per esporgli le richieste di Aqueró.
L'incontro fu burrascoso.
Sei tu che vai alla grotta?”.
Sì, signor curato”.
E tu dici che vedi la santa Vergine?”.
Non ho detto che è la santa Vergine”.
Allora chi è questa Signora?”.
Non lo so”.
Ah, non lo sai, bugiarda! E tuttavia lo scrive il giornale e lo dicono tutti quelli che ti fai correre dietro, che è la santa Vergine”.
Signor curato, Aqueró  chiede che si vada in processione alla grotta”.
Bugiarda! Come vuoi che io ordini una processione? E' monsignore che decide le processioni... Andiamo! Una signora! Una processione!. E' uno scandalo! E dicono che hai mangiato l'erba come gli animali”.
Zia Bernarde si sentì venire meno e se ne andò. Rimase zia Basile.
Sopraggiunse l'abbé Pomian, che si sentì dire con animosità: “Guardate questa piccola. E' quella che va tutti i giorni alla grotta. Viene a raccontarci menzogne”.
L'abbé Pomian con più calma si rivolse a Bernardetta:
Hai detto menzogne, Bernardetta?”.
No, abbé. Ho detto quello che mi ha detto Aqueró”.
Uscite dalla canonica, zia Basile rimproverò Bernardetta per averla trascinata in quella situazione. Bernardetta, però, si ricordò che non aveva detto che Aqueró voleva la costruzione di una cappella per cui doveva ritornare dal curato. Zia Basile rifiutò assolutamente di accompagnarla di nuovo, ne aveva abbastanza.
Fu Dominiquette Cazenave ad accompagnare alle 7 di sera Bernardetta dal curato.
Signor curato, Aqueró  mi ha detto: <Andate a dire ai preti di far costruire qui una cappella>”.
Il curato esplose e Bernardetta ne rimase impaurita e ridusse tutto al minimo.
Una cappella... alla buona... anche se piccolina”.
Il curato si calmò, ma per diventare gelido.
Non sai ancora come ella si chiama?”.
No, signor curato”.
Ebbene bisogna domandarglielo”.

1) I tre segreti riguardano solo la persona di Bernardetta e non il mondo o la Francia o la Chiesa, come Bernardetta formalmente disse (René Laurentin op. citata pag 554). Ovviamente, si è congetturato in che cosa consistessero. Si disse che riguardavano il rifiuto sistematico del denaro, alcuni particolari sulla sua vocazione, le sue sofferenze. Ma sono pure congetture e nemmeno tanto plausibili. Forse sarebbe meglio pensare alla rivelazione di necessità morali di alcune persone per le quali pregare. Il segreto in tal caso si comprenderebbe in pieno e certamente doveva restare in lei.


Note

Sulla rivista “Der Schwarze Briel” (Il nero Briel) del 4 novembre 1998 è apparso un articolo del giornalista M. Jean Mittelberg, che riferiva di una lettera profetica inviata da Bernardetta a papa Leone XIII nel 1879. La lettera di cinque pagine sarebbe stata ritrovata dal francese Antoine La Grande nel 1998 in un armadio metallico di un sotterraneo dell'archivio vaticano. Riporto la notizia perché è ancora sedimentata in diversi siti Web, e per inerzia vi resterà ancora per del tempo.
La lettera è un palese falso scritto a ridosso del 2000, con lo scopo di colpire la scienza intesa come fonte di distruzione e di dare un quadro ottimistico sugli anni immediati del dopo 2000. La lettera è viziata di millenarismo.
Ci sono profezie riguardanti la diffusione della corrente elettrica, l'invenzione del grammofono, della lampadina, del telegrafo, che sono tutte post eventum, e del resto sono temi estranei alle profezie. Parigi divenne La Ville Lumiere nel 1876 con l'illuminazione pubblica con lampade ad arco voltaico. Il telegrafo incominciò la sua diffusione nella prima metà dell'800. Il grammofono era già presente nel 1870. la lampadina venne inventata nel 1875.
Si profetizza l'avvento di Hitler e la seconda guerra mondiale.
Si profetizza pure la conquista dello spazio.
Si profetizza che a ridosso del 2000 ci sarà uno scontro con l'Islam, e sulla Persia verrà lanciata una potentissima bomba e l'Islam sarà vinto. Saranno vinti anche gli scienziati iniqui che fanno opere a danno dell'umanità. Seguirà un'età dell'oro: “Il  XXI secolo sarà chiamato “Seconda età dell'oro dell'umanità”. Ora nulla di questo è accaduto.
Il falso è stato scritto proprio a ridosso del 2000. Esso non può essere datato in nessun modo al 1879 per il fatto che non riporta nessuna data. Antoine La Grande non ha detto la posizione d'archivio della lettera, come era suo assoluto dovere, ma qui si è di fronte ad un falso il cui autore è ignoto.
Ogni scritto di Bernardetta è conservato negli archivi di Nevers, e in essi non c'è traccia di tale lettera.
Dopo il 1878 sono state scritte da Bernardetta solo tre lettere, tutte documentate. Mai nessuno ha parlato di una lettera scritta a Leone XIII.
La lettera che Bernardetta scrisse a Pio IX, il 17 dicembre 1876, venne suggerita dal Vescovo di Nevers per compiacere il Pontefice. Lo stile della lettera a Pio IX è del tutto convenzionale e non contiene nulla di profetico.
Già una previsione della guerra franco-prussiana del 1870 venne attribuita a Bernardetta e fu subito rifiutata da tutti gli storici.

Quattordicesima apparizione

Mercoledì 3 marzo, Bernardetta arrivò alla grotta verso le 7 accompagnata da zia Bernarde. L'attendevano circa 3000 persone.
Bernardetta si mise in ginocchio e cominciò a recitare il Rosario, ma Aqueró non apparve. Bernardetta venne subito accompagnata al vicino mulino Savy. Scemata la folla ella volle ritornare alla grotta: erano rimaste circa 100 persone. Aqueró le apparve e le spiegò che tra la folla c'erano delle persone, non più presenti, che avevano passato la notte nella grotta e l'avevano profanata. Non erano degne di essere presenti.
La gente di Lourdes trovò subito un nome: “E' per colpa di Laborde, l'albergatore, che ha fatto delle porcherie nella grotta”.
Alla sera Bernardetta ritornò dal curato Peyramale riferendogli che Aqueró aveva ripetuto la richiesta che venisse costruita una cappella.
Signor curato, la Signora vuole sempre la cappella”.
Tu le hai chiesto il nome?”.
Sì, ma non fa che sorridere”.
Si burla garbatamente di te... Se dice il suo nome, e se fa fiorire il rosaio, le costruiremo una cappella, e non sarà piccolina; và là! Sarà molto grande!”.

Quindicesima apparizione

Giovedì 4 marzo, la folla alla grotta era di circa 7500 persone. Bernardetta arrivò alle 7,10. La folla l'assediò. A un uomo che le chiese di pregare per la figlia con gravi problemi visivi rispose: “Andate a farla lavare alla fontana”. La giovane andò a lavarsi il viso e cominciò a vedere. Una donna con un bambino che non parlava e non camminava le disse: “Prendete questo cero. Offritelo alla Vergine per il mio bambino”. Rispose: “Signora, io pregherò per il vostro bambino. Quanto al cero mettetelo voi stessa nella grotta o nella chiesa”. Tante le persone che chiedevano aiuto. Bernardetta si inginocchiò, accese il suo cero e cominciò a recitare il Rosario facendo cenno alla folla di imitarla. Alle terza Ave della seconda decina un sorriso apparve sul volto di Bernardetta, trasfigurato dalla gioia. Aqueró era apparsa nell'ogiva. Alla fine del Rosario iniziò a fare il segno della croce, ma si fermò. Pochi istanti dopo lo fece. Aqueró discese poi nella grotta. Bernardetta le domandò di nuovo il suo nome, ma nulla, solo un sorriso. Ogni tanto il volto di Bernardetta diventava triste. Le fu domandato il perché: “Io sono triste quando Aqueró  è triste, e sorrido quando ella sorride”. L'Apparizione durò circa 45 minuti, la più lunga di tutte le precedenti. Quel lungo tempo non aveva dei vuoti di incontro, ma era ricco comunicazione viva. Quali gli argomenti oltre quelli comunicati da Bernardetta, che tanti non sono? Senza paura di sbagliare si deve pensare al catechismo. Aqueró comunicava per mezzo di luci intellettuali dello Spirito Santo le verità del catechismo. E con ciò una corrente di amore pieno di gratitudine di Bernardetta per la Catechista celeste, che pregava con lei e otteneva per lei. Il catechismo per Bernardetta voleva dire conoscenza della verità rivelata, e anzi il frutto desiderato era la prima Comunione.
Le fu domandato perché aveva sospeso il segno della croce. Rispose che si era fermata perché Aquerò non l'aveva cominciato.
Ritornata a casa venne assediata da una folla che voleva vederla, toccarla. La gente voleva che toccasse rosari e medaglie. Rispose che non era un prete. “E dopo che li avrò toccati cosa avranno di più?”. Ma si insisteva e c'erano volti noti. Alla fine, cedendo, scelse di prendere gli oggetti in mano facendoli toccare con la sua corona, sottolineando proprio questo: “Li farò toccare dal rosario che avevo alla grotta”. Ma la cosa fece subito pensare che la corona di Bernardetta fosse stata benedetta dalla Madonna, e così si cominciò a chiederla in cambio di corone molto preziose. Bernardetta rifiutò ogni cambio e fu una gran fatica. Quello che Bernardetta comprese è che non bisognava mai cedere su nulla.
Nell'immediato mezzogiorno Bernardetta andò dal curato Peyramale.“Che cosa ti ha detto la Signora?”.
Le ho domandato il suo nome. Ha sorriso. Le ho domandato di far fiorire il roseto. Ha sorriso ancora. Ma vuole sempre la cappella”.
Tu hai i soldi per farla, questa cappella?”.
No, signor curato”.
Neanch'io di più. Di alla Signora che te ne dia. Ella non ti ha detto di ritornare?”.
No, signor curato”.
Ella non ti ha detto che non ritornerà più?”.
Ella non me lo ha detto”.

Sedicesima apparizione

Bernardetta sentì il richiamo interiore di andare alla grotta prima di addormentarsi alla vigilia del 25 marzo, festa dell'Annunciazione. Non poté chiudere occhio e alle quattro del mattino scese dal letto dicendo ai suoi che sarebbe andata alla grotta. Arrivò alla grotta verso le 5. Inaspettatamente c'erano circa 100 persone, che avevano intuito che per la festa dell'Annunciazione la Madonna sarebbe apparsa. Tra queste anche il commissario Jacomet, preso dal suo dovere di vigilare su tutto.
La Signora era già presente e sorrideva a Bernardetta con le braccia protese verso di lei. Bernardetta si scusò per il ritardo, ma l'Apparizione le fece capire col sorriso che non doveva chiedere scusa. Bernardetta cominciò a recitare il Rosario e alla fine chiese ad Aquerò di dirle chi fosse.  Aquerò sorrise abbassando umilmente il capo.
Per altre due volte Bernardetta, incoraggiata dal sorriso sempre più luminoso di Aquerò, ripeté la domanda, ottenendo solo un sorriso. Alla quarta volta Aquerò passò il rosario al braccio destro, poi congiunse le mani sul petto. Quindi protese leggermente le braccia verso il basso, e ricongiungendo poi le mani sul petto, con gli occhi rivolti al cielo, disse: “Que soy era Immaculada Councepciou”. Bernardetta traboccò di gioia. L'estasi durò circa un'ora.
Bernardetta udite le parole rivelatrici mise il cero che aveva in mano in mezzo agli altri ceri e si impegnò a mantenere a memoria quelle parole che mai aveva udite e che non comprendeva. Subito le domande la investirono. Bernardetta pronunciò a fatica quelle parole di cui non conosceva il significato, perché mai udite. Poi andò diritto alla casa del curato Peyramale per comunicargli quanto aveva udito. Bernardetta gli disse, con voce vivissima: “Que soy era Immaculada Councepciou”.
L'abbé Peyramale rimase attonito. Cercò di mantenere la forza della sua autorità, ma ben diversamente da prima.
Una Signora non può avere questo nome”, disse, cercando aiuto nella teologia. Ma non arrivò a pensare che il nome più vero è quello che usò l'angelo dell'Annunciazione: “Rallegrati piena di grazia”, cioè Immacolata.
Tu ti sbagli! Sai che cosa vuole dire ciò?”.
Bernardetta fece con testa cenno di no.
Allora come puoi dirlo, se non lo hai capito?”.
L'ho ripetuto lungo tutta la strada”.
Dal cuore del curato cominciarono ad emergere singhiozzi che con determinazione cercò di frenare.
Ella vuole sempre la cappella” , disse sommessamente Bernardetta.
Ritorna a casa! Ti vedrò un altro giorno”. Il colosso dal cuore buono era crollato, non gli restava che salvare la sua autorità di curato e di affidare tutto al Vescovo di Tarbes, senza fare passi che anticipassero il suo giudizio.
Bernardetta andò dal suo confessore, l'abbé Pomian, e gli disse tutto. Anche lui rimase in una posizione prudenziale riservandosi di parlarne con il curato.


Note

L'apparizione scese nella grotta quando pronunciò la sua identità, o era nella nicchia? Chi vuole generalizzare che la Vergine parlasse a Bernardetta solo quando scendeva nella grotta dice di sì. Ciò però urta con il fatto che quando l'Apparizione, nell'ogiva, diceva il Gloria Bernardetta l'udiva benissimo. La generalizzazione urta poi frontalmente contro il fatto che lo scultore Joseph Fabisch fece a Bernardetta delle numerose domande sul momento nel quale la Vergine disse: “Io sono l'Immacolata Concezione”. Anzi fece un modello di cartone e lo fece vedere a Bernardetta collocandolo nella nicchia. Lo scultore fece fare a Bernadetta anche i gesti precisi che aveva fatto la Vergine nel pronunciare le parole. Impossibile eliminare questo dato certissimo. E anche la testimonianza di Estrade, che ascoltò con la sorella la relazione di Bernardetta lo stesso pomeriggio del 25 marzo (op. citata, pag  261), è ineliminabile. Estrade dice che la Vergine pronunciò le parole “Que soy era Immaculada Councepciou” stando nella nicchia: “La Signora era in piedi sopra il roseto e si mostrava come si mostra la medaglia miracolosa (ndr. Senza i raggi però). Alla terza richiesta prese un'aria grave e parve umiliarsi. Giunse in seguito le mani e le portò verso la parte superiore del petto...”. Estrade parla esplicitamente che la Vergine era nella “rustica nicchia” (op. citata, pag 258 - 259).

A proposito della durata delle estasi è sempre obbligatorio il circa perché non ci fu, orologio alla mano, chi ne misurasse il tempo, e del resto il momento preciso del loro iniziare e cessare lo poteva dire solo Bernardetta.

Una visita medica
Sabato 27 marzo si presentarono a Bernardetta tre medici inviati dal prefetto degli Alti Pirenei per un esame fisico-psicologico. La sua domanda era questa: “Questa ragazza è affetta da una malattia mentale? E' necessario farla curare?”. Uno di loro, il dott. Balencie, prestava servizio presso l'Ospizio delle suore, che amministrativamente dipendeva dal prefetto. Gli altri due erano il dott. Lacrampe e il dott. Peyrus. L'intento del prefetto (lo stesso che poi, ossequiente a disposizioni giunte da Parigi, farà erigere una staccionata attorno alla grotta) era quello di ottenere il rilascio di un certificato di ricovero nella clinica di Tarbes per Bernardetta. I tre fecero domande a Bernardetta  e ne studiarono le risposte e poi cercarono di formulare un verdetto comune, ma dovettero impiegare quattro giorni per trovare una formulazione che accontentasse il prefetto, senza tradire la loro sapienza medica. La formula risultò del tutto fumosa e contraddittoria: “La malattia, che noi crediamo di poter attribuire (ndr. non viene specificata nessuna malattia) a Bernardetta non costituisce alcun pericolo per la sua salute”. Dunque, nessun ricovero sperato dal prefetto se non l'insinuazione, senza alcuna prova, di una impressionabilità che avrebbe portato ad un'allucinazione a partire da un riflesso luminoso. L'unica malattia che poterono diagnosticare i tre medici è l'asma. Il sindaco di Lourdes aveva sconsigliato l'iniziativa, come inutile. Il procuratore imperiale Dutour fece presente che il provvedimento non avrebbe avuto efficacia contro il flusso dei pellegrini alla grotta. Intervenne poi l'abbé Peyramale: “Bernardetta non è l'ammalata che pretendete. Ella non cade per nulla sotto la legge che voi invocate (Ndr. Legge del 4 maggio 1858 che autorizzava i pubblici poteri a mettere sotto custodia ogni malato di mente). Non causa alcun disordine, non è un danno pubblico. E' debole; è povera; ma sappiate che non è sola: colui che ha l'incarico della sua anima è con lei!... Vogliate comunicare al signor prefetto che i suoi gendarmi dovranno passare sul mio corpo prima di toccare un capello in testa a questa fanciulla!”.
L'interessamento del Clero per Bernardetta è deciso, e il Vescovo di Tarbes mons. Bertrand-Sévére Mascarau Laurence istituirà il giorno 28 luglio 1858 una commissione per esaminare i fatti di Massabielle.

Diciassettesima apparizione
Bernardetta, mossa dall'ispirazione, andò alla grotta il 7 aprile, mercoledì della “settimana in albis”, alle 5.00. Presenti un migliaio di persone. Presente il dott. Dozous e madame Foch, influente moglie del segretario generale della Prefettura di Tarbes.
Alla seconda decina del Rosario iniziò l'apparizione. Terminato il Rosario, il cero acceso che Bernadetta teneva in mano scivolò in basso e la fiamma cominciò a lambire le dita per circa 10 minuti. Il dott. Dozous ne fu sconvolto, poiché non vide bruciature nella mano di Bernardetta. Il dott. Douzou, dopo, provò ad accostare la fiamma alle dita di Bernardetta, che ritrasse la mano dicendo: “Mi bruciate!”. Il dott. Douzou da miscredente divenne credente. La sua conversione fu clamorosa.
Dopo l'episodio del cero, che a detta di testimoni si era ripetuto più volte, Bernardetta andò dentro la grotta perché la Vergine Immacolata vi era scesa. Il dialogo è fatto di gioia e di tristezza. L'Immacolata ripete che vuole che venga costruita una cappella. L'apparizione durò circa un'ora.

Diciottesima apparizione
Bernardetta, obbediente alla sopraggiunte disposizioni del Vescovo di Tarbes, comunicatale dall'abbé Pomian, già da tre mesi non andava alla grotta.  La grotta era stata recintata da un alto assito per disposizione del governo di Parigi e del ministro dei culti Rouland. Bernardetta udita la notizia della staccionata aveva detto: “Coloro che hanno fatto mettere la barriera la faranno togliere”. Il 4 maggio il prefetto aveva fatto togliere dalla grotta l'immaginetta della Madonna che era stata posta in fondo alla grotta, i fiori e le candele, perché si aveva “un culto illegale”.
Il 3 giugno è una data importante perché Bernardetta fece la prima Comunione.
Il 15 giugno si eresse uno steccato, che venne demolito dagli stessi che l'avevano innalzato. Venne ricostruito il 28 giugno e venne demolito durante la notte dal 4 al 5 luglio. Il 7 luglio il prefetto degli Alti Pirenei ordinò al sindaco di Lourdes di emanare un decreto di chiusura della grotta. La barriera venne ricostruita il 10 luglio, ma non rimase molto in piedi perché una ragazza, Cyprine Gesta, condannata dal tribunale di Lourdes per essersi recata alla grotta venne assolta in appello dal tribunale di Pau, il 15 luglio. Non era reato recarsi alla grotta.
Il 16 luglio, venerdì, festa della Madonna del Carmelo, Bernardetta avvertì l'invito ad andare alla grotta, non più raggiungibile per la staccionata. Vi andò, verso le 8 di sera con zia Lucilla e altre due donne. Si posa nella sponda opposta del Gave e cominciò in ginocchio la recita del Rosario. Appena iniziato il Rosario entrò in estasi. Si trovò davanti alla nicchia come se fosse davanti alla grotta: “Io non vedevo né la palizzata, né il Gave. Mi sembrava di essere alla grotta, senza una distanza maggiore delle altre volte”.
Fu l'ultima apparizione che Bernardetta ebbe.

Le apparizioni vennero approvate il 18 gennaio 1862 dal Vescovo di Tarbes, mons. Laurence.


La statua dello scultore Joseph Fabisch




Le signorine Lacour di Lione in un pellegrinaggio alla Grotta nel luglio del 1863 avevano visto la modesta immagine della Madonna circondata da una fioriera collocata nell'ogiva. Le signorine decisero allora di rivolgersi allo scultore Joseph Fabisch, pronte a sborsare 7000 franchi d'oro per una statua in marmo che raffigurasse la Vergine nel momento in cui disse: “Io sono l'Immacolata Concezione”. Joseph Fabisch era professore nella scuola delle belle arti a Lione, e membro dell'Accademia delle Scienze, Belle lettere e Arti della stessa città. Lo scultore aveva già dato prova di sé nella realizzazione della statua della Madonna della Salette e della Vergine della guglia di Fourvière.
Il 17 settembre 1863 lo scultore si recò a Lourdes per rivolgere a Bernardetta una serie di 20 domande. Cosa che era più che mai necessaria perché il contratto prevedeva che la statua ritraesse “nella maniera più esatta possibile” la Vergine apparsa.
Le domande erano relative all'età che l'Apparizione mostrava, alle vesti, alle rose ai piedi, all'espressione del volto quando pronunciò le parole che la identificarono. Lo scultore chiese anche che Bernardetta mimasse la Vergine in quel momento.
La domenica del 20 settembre lo scultore andò alla grotta con Bernardetta collocando nell'ogiva una sagoma di cartone per sapere la posizione dell'Apparizione; il punto raggiunto dal suo capo. Bernardetta rispose con dei sì e dei no.
Lo stesso giorno lo scultore fece vedere a Bernardetta un bozzetto di argilla per grandi masse e ne registrò le osservazioni. Lo scultore lasciò Bernardetta pieno di ottimismo per la futura statua che ormai si immaginava.
Fece poi, nel novembre 1863, un bozzetto in gesso e ne inviò una fotografia all'abbé Peyramale affinché la facesse vedere a Bernardetta raccogliendo le sue osservazioni, cosa che venne fatta e trasmessa per scritto allo scultore. Confrontando il bozzetto conservato a Nevers e la statua si deve dire che lo scultore accolse le osservazioni; pur con ciò, trarre dal marmo di Carrara una scultura che avesse un senso di vitalità non era facile. Ma lo scultore conosceva bene quest'arte.
La Vergine aveva alzato al cielo gli occhi e non anche il volto, ma nessuno avrebbe notato gli occhi nel bianco del marmo e così lo scultore diede al capo un leggero movimento verso l'alto. Pose pure un po' di dinamismo ruotando il piede sinistro, che nel bozzetto era accentuato, ma che per indicazione di Bernardetta divenne molto lieve. Le mani dell'Apparizione era congiunte, ma per dare vitalità lo scultore le fece, sì congiunte, ma con una certa articolazione delle dita. Circa l'altezza Fabisch si sentì libero, e la maggiorò tenendo conto del risultato visivo che avrebbe avuto nell'ampio piazzale ormai attuato. Così la statua risultò di 1,88 m di altezza (un metro e ottantotto centimetri).
Quando la statua, prima di essere collocata nella nicchia, venne fatta vedere a Bernardetta, la giovane disse: “Sì, è quella”, ma poi, subito dopo: “No, non è quella”.
Entrambe le dichiarazioni hanno valore. La prima accettava quanto da mano umana si poteva fare. La seconda affermava la differenza tra l'Apparizione e la realtà tradotta in marmo.
Lo scultore si aspettava solamente un sì e ci rimase male, ma riflettendo poteva ben capire la posizione di Bernardetta.
Si è spesso accusato lo scultore Fabisch di accademismo, ma l'accademismo qui centra ben poco. Fabisch volle rendere al massimo l'originale come l'aveva inteso da Bernardetta, ma nel contempo il marmo doveva assumere una vitalità, che ovviamente l'apparizione aveva in sé.
Mano d'uomo difficilmente poteva andare oltre e bisogna dire che la statua della Madonna di Lourdes risulta il capolavoro dello scultore Joseph Fabisch.


L'altezza di Aqueró

Quando lo scultore Fabisch pose la sagoma di cartone nella nicchia, nel fondo della stessa, era stato riportato uno strato di terra per essere di base alla fioriera e alla statuetta della Madonna.

La terra antecedente con il muschio era stata portata via dai pellegrini, così come era accaduto per il roseto. Una foto fortunatamente presenta non la roccia spogliata dalla terra, ma con la terra e lo strato scuro del muschio. Inoltre, due blocchi di pietra a sinistra dell'ogiva determinano una quota che permette di collegare la foto attuale con la statua con quella con la terra e il muschio. Infatti, nella situazione attuale la fessura tra i due sassi si presenta cementata, ma rimane visibile la linea di divisione dei due sassoni. Altra linea guida è quella della sommità del masso di porfido presente all'interno dell'ogiva. Con ciò si hanno gli elementi per giungere a stabilire che tra il capo della Vergine, la cui posizione è certa (Bernardetta rispose ad una domanda di padre Leonard Cros - febbraio 1879 - trascritta da madre Adelaide:
Riguardo la statura, Bernardetta ha indicato le dimensioni per la statua che si erge nella grotta fino all'altezza dove arrivava nostra Signora. La Santa Vergine aveva quindi all'incirca l'altezza che sembra avere la statua nella nicchia”. Si noti che l'unico dato valido è la posizione della sommità della statua. La giustificazione dell'altezza della statua è evidente iniziativa di madre Adelaide, che tuttavia sfuma tutto con un all'incirca e un sembra), e il muschio dove poggiava i piedi intercorre una distanza di circa, 1,65/66 m. Da ciò si deduce che l'Apparizione era alta 1,65/66 m.

I livelli di calcolo sono mostrati nelle foto che seguono.




Scala 1:20

La linea azzurra è il livello del capo della Vergine, secondo le indicazioni di Bernardetta.
La linea gialla indica il livello del masso di porfido alle spalle della Vergine.
La linea rossa indica il livello della fessurazione tra i due sassoni dell'ogiva. Nella collocazione della statua, i due sassoni sono stati diminuiti nel loro profilo interno e cementati.
La linea verde indica, con qualche approssimazione, il piano di posa dei piedi di Aqueró, che poggiavano sul muschio. Il punto di riferimento è il livello basso del masso di porfido, come si vede nella seconda immagine; sostanzialmente collima con la base della statuetta della terza immagine. Si potrebbe abbassare la linea verde anche di un mm, in quanto il terriccio portato dal vento nell'angolo con una parete verticale ha un innalzamento.
La linea verticale arancione indica l'altezza di Aqueró, 1.65-1.66 m.