Salvador Dali': Cristo di san Giovanni della Croce - spiegazione (audio)
 
 
 
     

Breve biografia di Salvador Dali' (aspetti religiosi)

Dali (1904 - 1989) e' nato a Figueras, un piccolo borgo rurale della provincia di Girona, a 16 miglia dalla frontiera francese. Il nome completo di Salvador Dali' e' Domingo Felipe Salvador Dali' i Jacinto Domenech. La sua famiglia di religione cattolica era piuttosto benestante, presumibilmente di ascendenza moresco-araba. Il padre era un buon avvocato e notaio conosciuto nella zona.
Salvadaor Dali' subi' il primo dissesto psichico quando all'eta' di cinque anni i suoi genitori lo portarono sulla tomba del fratello maggiore, nato nel 1901 e morto nove mesi prima della nascita di Salvador. Anche il fratello morto si chiamava Salvador. Sulla tomba i genitori dissero a Salvador che lui ne era la reincarnazione. Tale pensiero consolatorio per i genitori e destrutturante per il figlio procedeva indubbiamente dalla medium Lidia Nogues De Costa di Cadaques, conosciuta dai Dali'. Cadaques dista da Figueres circa 36 km. Per Dali' quelle parole furono un problema che credette di risolvere visto che in “The secret life of Salvador Dali'" (1942) - uno scritto molto confusionario nei contenuti e dall’esposizione contorta -, scrisse che “Probabilmente lui era una prima versione di me”. Ma “il lui e il me” non possono coesistere nella reincarnazione, quindi la soluzione fu una conciliazione assurda degli opposti: reincarnazione dello stesso individuo, e distinzione degli individui. E’ la conciliazione degli opposti cara al mondo dell’alchimia.

Nel 1919 Dali' ando' in vacanza a Cadaques presso la famiglia di un pittore locale, che frequentava il mondo artistico di Parigi. In quel soggiorno conobbe la medium Lidia Nogues De Costa. La medium era nata a Cadaques nel 1886 da una famiglia di pescatori e si era sposata nel 1890 con Ferran Costa, che mori' suicida nel 1916. Lidia Nogues come gia' sua madre, Dolores Saba' era considerata dalla popolazione locale una “bruja”, cioe' una strega; i suoi seguaci usavano il termine “sibilla”. Benche' di modi popolani e quasi del tutto illetterata, Lidia Nogues attrasse l’interesse di personaggi di grande fama quali Pablo Picasso (1881 - 1973), l’architetto catalano Josep Puig i Cadafalch (1867 - 1958), lo scrittore di origini catalane Eugeni d’Ors (1881 - 1954), del quale la donna si innamoro' (1904) in modo ossessivo, il musicista catalano Xavier Montsalvatje (1912 - 2002), e, attraverso Dali', anche del regista Luis Bunuel (1900 - 1983), e del poeta e drammaturgo Federico Garcia Lorca (1898 - 1936).
Con l’approvazione di Lidia Nogues De Costa Dali' ando' a Parigi per studiare l’arte contemporanea. A Parigi Dali' conobbe artisti come Pablo Picasso, e Joan Miro'.
Lidia Noques De Costa mori' nel 1946, quando Dali' era in America. Venne sepolta nel cimitero di Agullana, a 38,2 km (linea d’aria) da Cadaques.
Nel 1922 ando' poi a Madrid presso l’istituto di belle arti “Accademia de San Fernando”, dalla quale venne espulso nel 1926 per aver affermato che nell’Accademia non c’era nessun professore che fosse all’altezza di esaminarlo.

Nel 1929 incontro' a Parigi Elena Ivanovna Diakpnova di 11 anni piu' grande di lui. La donna era stata chiamata dal primo marito, il poeta surrealista Paul Eluard, Gala, poiche' affascinante, nobile, accattivante, sicura, irradiante un pizzico di misteriosita' esoterica, bella col suo volto ovale e la sua figura snella. Era di religione ortodossa, ma con la deformazione di praticare la cartomanzia, e aveva proprio il bernoccolo degli affari, e li fece con i quadri di Dali'.
E’ in questo tempo che Salvador Dali' si fece crescere dei vistosi baffi in memoria di quelli che aveva il pittore Diego Velazquez (1599 - 1660).
Dali' psicologicamente borderline, disorganizzato, ebbe aiuto psicologico dalla presenza di Gala, che divenne la sua musa artistica. I due andarono a coabitare in un casotto di pescatori a Port Lligat, che Lidia Nogues De Costa vendette a Dali'. Il capanno venne poi allargato e sistemato come residenza dei due, che si sposarono civilmente nel 1934, l’anno in cui Dali' venne espulso dal movimento surrealista al quale aveva aderito. Si tratto' della sua posizione apolitica e del suo rifiuto di condannare il fascismo.
Con l’esplosione della seconda guerra mondiale e l’invasione tedesca della Francia Dali' ando' in America.
In America, "The secret life of Salvador Dali'” (1942), scrisse: “Il Cielo, ecco quello che la mia anima ebbra d’Assoluto ha cercato durante tutta la mia vita e che a certuno e' potuta sembrare confusa e, per dirla tutta, profumata dallo zolfo del demonio”. Certo Dali' aveva una vita morale che era tutt’altro che un successo. Nello scritto spiega che cos’e' per lui il Cielo: “Il Cielo non si trova ne' in alto, ne' in basso, ne' a destra, ne' a sinistra, il Cielo e' esattamente al centro del petto dell'uomo che possiede la fede”. Parole contorte, insinuanti adesioni alle religioni panteiste orientali, che sono in rapporto alla medium Lidia Nogues De Costa. Il Cielo viene deprivato della sua trascendenza, e' semplicemente l’essere felice, la pace interiore. Dali', pero', non riesce a negare stabilmente il Cielo, quello in alto, che e', infatti, decisamente recuperato nel quadro del Crocifisso del 1951, poiche' il punto di vista del Crocifisso e' posto precisamente in alto. La fede e' poi assorbita dal misticismo e non fondamento del misticismo, come deve essere.
Dali' nello scritto volle fornire di se' l’immagine di un uomo appagato, ma poi si tradi' scrivendo con un moto di spavento: “Ora io non ho ancora la fede e temo di morire senza il Cielo".
Riguardo alla fede Dali' la concepisce come evento mistico che conduce direttamente e immediatamente alla conoscenza di tutte le verita' superiori, sia dell’Assoluto che del cosmo. La fede viene dissolta nell’intuizionismo secondo lo schema della Teosofia, che Dali' non professo', ma che ne ebbe molti elementi. Tuttavia, durante la sua permanenza in America, Dali' ebbe un riavvicinamento al cattolicesimo e cio' preparo', al ritorno in Francia, nel 1947, una vera svolta religiosa alla quale non e' affatto estraneo padre Gabriele Maria Berardi, dei Servi di Maria, inviato in Francia dai suoi superiori in seguito a debiti contratti per opere caritative, il religioso era anche sospeso dalle sue funzioni sacerdotali. Padre Gabriele faceva lavori modesti, umili, per vivere, e questo piacque a Dali'. Molto probabilmente e' in questo tempo che va collocata una piccola scultura in legno dipinto del Crocifisso (60 centimetri di altezza e 30 di larghezza) regalata da Dali' al religioso. Il crocifisso e' stato recentemente ritrovato tra gli oggetti di padre Gabriele. E’ un crocifisso con i chiodi, la corona di spine, il sangue sgorgate dalle ferite. Sopra il capo del Cristo c’e' un’aureola grande che combinandosi con la figura stilizzata del Cristo da' l’idea di un calice con sopra l’Ostia.



Il 19 ottobre 1949 il pittore tenne una conferenza all’Ateneu Barcelones dal titolo significativo - “Perche' ero sacrilego e ora sono mistico- in cui spiego' alcuni episodi della sua vita in relazione al misticismo spagnolo di san Giovanni della Croce (contemporaneo di santa Teresa d’Avila) e del pittore spagnolo Francisco Zurbaran.(1598 - 1664).
Un’udienza con Pio XII (23 novembre 1949) sanci' la sua rivisitazione della fede cattolica, ma la sua era una fede fragile.
Nel 1951 Dali' si trasferi' in Catalogna.
Il pittore nel 1951 presento' il suo approdo al misticismo, che presentava collegato a san Giovanni della Croce, ma in realta' abissalmente distante dal grande Dottore della Chiesa. Nel suo “Manifesto mistico"; (1951) scriveva: “La decadenza della pittura moderna deriva dallo scetticismo e dalla mancanza di fede, conseguenze del materialismo. Grazie alla rinascita del misticismo spagnolo, io, Dali', mostrando la spiritualita' di tutte le sostanze, dimostrero' con la mia opera l’unita' dell’universo”. Con cio' Dali' tendeva ad una spiritualizzazione del cosmo in contrapposizione al materialismo, sbandando pero' verso l’intuizionismo, caro al movimento Teosofico, che non era ignoto ai surrealisti, come non lo erano ignoti i medium e le sedute spiritiche. Scriveva, infatti, nel Manifesto: "Io ho la geniale facolta' di disporre di un’arma eccezionale che mi consente di penetrare fino al nucleo della realta': il misticismo, vale a dire l’intuizione profonda di cio' che e' la comunicazione diretta col tutto, la visione assoluta in grazia della verita', in grazia di Dio”. Il suo era uno pseudomisticismo che pretendeva la visione diretta sia dell’Essenza divina, che della realta'. Pure queste parole hanno alla radice la frequentazione della “sibilla” di Cadaques.
Con il “Manifesto mistico" (1951) Dali' si dichiarava separato dal movimento surrealista: “A un ex surrealista non puo' capitar niente di piu' sovversivo che diventare mistico e saper disegnare”. questo contesto dipinse nel 1951 il Crocifisso detto - molto impropriamente - di san Giovanni della Croce. Si tratta di un olio su tela di 205 x 116 cm., conservato nel Kelvingrove Art Gallery del Museo di Glasgow in Scozia.
Seguira' nel 1954 un altro Crocifisso, detto l’Ipercubo, per gli otto cubi di cui e' composta la croce. E’ un olio di 73,7 cm. di altezza e di 58,4 di larghezza, che appare molto lontano dal riferimento storico della Passione.

Dali' si era riavvicinato alla memoria di Lidia di Cadaques, poiche risulta che nel decimo della morte della medium (1956) volle pagare una lapide per la sua tomba, il cui epitaffio era scritto da Eugenio d’Ors; ma la lapide non venne posta per ordine dell’autorita' ecclesiastica.

Dali' e Gala si sposarono con rito cattolico nel 1958. (Paul Eluard era morto nel 1952 e si era risposato nel 1951 con Dominique Lemor). Questo matrimonio dice di un riavvicinamento di Dali' al cattolicesimo. Fu pero' un matrimonio debole dal punto di vista religioso; infatti, in seguito, ci furono numerosi tradimenti di Gala, e riemersero le confusioni teologiche del pittore.
Al pittore affioro' - forse poco dopo il matrimonio religioso con Gala - il pensiero di essere sotto un’ossessione demoniaca, e quindi bisognoso di essere esorcizzato. Cosi' penso' di avere un esorcismo da padre Gabriele Maria Berardi, che era rientrato in Italia nel 1957, presso la comunita' parrocchiale dei Sette Santi Fondatori a Piazza Salerno e reintegrato nell’esercizio delle funzioni sacerdotali.
Padre Gabriele a Roma era diventato molto noto come esorcista. 217;L’esorcismo probabilmente avvenne in concomitanza di un viaggio di Dali' a Roma per un’udienza informale con Giovanni XXIII il 2 maggio 1959, come riporta il quotidiano parigino Paris Match. Diverse testimonianze riferiscono di aver udito da padre Gabriele Berardi che Dali' gli aveva regalato un crocifisso per l’esorcismo fattogli, ma tutto porta a pensare che il crocifisso venne donato al religioso in Francia.

Nel 1980 Gala, sempre sicura di se', tanto da essere la musa dell’arte di Dali', ormai accusava i segni di una lieve forma di demenza senile, e anche Dali' ormai aveva la salute compromessa dal morbo di Parkinson, tanto da dover sospendere l’attivita' artistica.
Ma non cessava di essere attaccato alla vita e percio' compero' nel 1982 per Gala il castello di Pubol, un piccolo nucleo abitativo del comune de La Pera, in provincia di Girona. Juan Carlos nel 1982 gli conferi' poi il titolo nobiliare di marchese di Pubol.
Nel castello di Pubol Gala mori'. Da quel momento Dali' entro' in un grave stato depressivo. Rimase nel castello fino al 1884, poi ritorno' a Figueres. Depresso con espressioni spaventate, allucinate e non per posa surreale, stava cercando sollievo nell’ascolto di un disco “Tristano e Isotta221; di Wagner, quando venne stroncato da un infarto. Aveva 84 anni. Il funerale si svolse con rito cattolico, il che vuol dire un ultimo riavvicinamento al cattolicesimo.

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Il Cristo detto di san Giovanni della Croce
L’idea del crocifisso del 1951 gli scaturi' da un sogno cosmico, che aveva per centro il nucleo di un atomo e dall’aver guardato, successivamente, al disegno di un Crocifisso eseguito da san Giovanni della Croce che presentava la particolarita' di essere visto di lato e dall’alto: uno scorcio inusitato. Tale prospettiva conduce a pensare che il santo contemplasse, avendolo nelle mani, un crocifisso durante una esperienza mistica. Il disegno e' conservato presso il convento dell’Incarnazione ad Avila.
Salvador Dali' rimase preso da quella prospettiva e la assunse portando il punto di vista in alto, sull’asse verticale della croce.
Il disegno preparatorio del quadro presenta la figura scorciata del Crocifisso iscritta in un triangolo equilatero, con la punta coincidente con i piedi, quale modulo di assoluta perfezione e segno Trinitario. CrociIIl Crocifisso e' visto dall’alto, mentre il paesaggio sottostante e' visto da un rilievo che sale dalla spiaggia. Questi due punti di vista creano l’effetto visivo che il Crocifisso sia mediano tra il cielo e la terra, o meglio tra il divino e l’umano.
Il peso del Crocifisso grava tutto sui chiodi delle mani ed e' assente il chiodo che fissa i piedi per evitare di esprimere la flessione delle gambe, concentrando la flessione nel solo capo e busto, ma tale assenza per Dali' non e' un problema: il chiodo, per associazione con la dipinta posizione dei piedi, sara' presupposto dall’osservatore.
Perche' Dali' ha rappresentato il Crocifisso cosi'?
Perche' non voleva presentare i segni del dolore della crocifissione, come aveva fatto Matthias Grunewald, (1480 - 1528) nel suo famoso Crocifisso conservato nel Museo d’Unterlinden a Comar (Francia), che Dali' conosceva. Dali', non vuole presentare le sofferenze di Cristo sostenute per amore, ma rappresentare la potenza della morte di Cristo, come sorgente di un’illimitata energia di vita per l’universo; cosi' come il nucleo atomico spezzato genera una enorme energia. Evidentemente Dali' e' lontano dalla pieta' adorante di san Giovanni della Croce. Il pittore, infatti, assorbe la fede nel misticismo, quasi annullandola, volendo un accesso diretto all’Assoluto, e al “nucleo della realta'”.
Il Crocifisso per Dali' e' il punto di accesso, mediante il misticismo che intendeva lui, alla percezione dell’unita' del cosmo, di tutto l’esistente.
Il Crocifisso si staglia nel buio del cosmo, ed e' illuminato da una luce calda, radente, che procede da una sorgente solare a destra dell’osservatore, appena sotto il Crocifisso. Tale sorgente va identificata con il sole osservando le ombre del paesaggio e della barca. Lo scopo di quella luce caravaggesca e' quello di esaltare l’anatomia dell’Uomo della croce.
A terra, sull’orizzonte, c’e' un bagliore, che richiama quello di un’esplosione atomica, e che colora le nuvole con effetti da aurora boreale.
Le esplosioni atomiche su Hiroshima e Nagasaki sconvolsero Salvador Dali', che pero' non fu un pacifista militante, poiche' nel suo libro “Dali' by Dalii'” (1970), dira': “E’ mostruoso che un essere umano immagini un’umanita' senza guerra”. Parole queste che non devono far pensare che Dali' amasse la guerra, ma certo sono molto distanti dall’utopia pacifista, niente affatto mostruosa..
In basso, su di una spiaggia pacifica, quella di Port Lligat, tre pescatori con la barca a riva e una rete che viene tratta a terra. Sopra, quale punto irradiante pace, il Cristo, centro cosmico. catoriI pescatori non sono casuali, ma si riferiscono ai pescatori di Galilea. La figura vicina alla barca pare desunta da un quadro di Louis Le Nain (1593 - 1648), amante del mondo rurale, mentre quella a sinistra e' tratta da un disegno preparatorio di Diego Velazquez per la Resa di Brera.
Il Crocifisso del 1951 rappresenta il momento piu' felice di Dali' ed e' il suo capolavoro nel campo del tema sacro.