Chiesa del santo Daime: Un apparente movimento cristiano.
    Cruzeiro
Le Costellazioni familiari
Profilo biografico di Raimundo Irineu Serra
Raimundo Ireneu Serra è nato a São Vincente Ferrer nello Stato Maranhão nella parte nord-orientale del Brasile il 6 luglio 1892. I suoi genitori, discendenti da africani deportati, erano stati affrancati dalla schiavitù con la Lei Áurea del 13 maggio 1888. La loro religione era quella Cattolica, con una formazione popolare, ma non sbrigativa.
Aveva venti anni (1912), quando Irineu, alto quasi due metri, volle far parte dei “soldati della gomma” - seringeros -, inviati nello Stato dell’Acre. Lo Stato dell’Acre, confinante con il Perù e la Bolivia, è per la maggior parte ricoperto dalla floresta amazônica. La raccolta del lattice dell’albero del caucciù conosceva ancora un vero boom, iniziato nel 1890. Per il Brasile si trattava di una ricchezza che pareva illimitata, contando su circa 300 milioni di alberi su oltre 3 milioni di kmq.
Tuttavia, la raccolta del lattice cominciò a declinare nel 1912, diventando una catastrofe economica poiché la pianta del caucciù era stata trapiantata nel sud-est asiatico, con il contrabbando di semi sottratti al patrimonio brasiliano, e il lattice lo si estraeva non più solo in Amazzonia. La raccolta del lattice ritornerà ad essere fiorente durante la seconda guerra mondiale (1939 - 1945) per le necessità belliche, e perché la Malaysia, che aveva una forte produzione di caucciù, venne occupata dai Giapponesi.

Irineu, partito pieno di speranze e coraggio da São Vincente Ferrer, lavorò a São Luiz, capitale del Maranhão, per avere il denaro per il viaggio in nave fino a Belém (Betlemme), nello Stato di Pará, dove trovò un lavoro per potersi pagare il viaggio in battello sul Rio Amazonas fino a Manaus, nello Stato di Amazonas; quindi andò nell’area delle piantagioni di Xapuri nello Stato dell’Acre. Andò poi alle piantagioni di Brasiléia (allora si chiamava Brazylia), sempre nello Stato dell’Acre, non distante da Rio Branco, capitale dell’Acre.

La vita di un “soldato della gomma” era dura, in un regime schiavista, poiché un servizio di vigilanza, che faceva capo a un Coroneles (colonnello), impediva ogni fuga. I “soldati della gomma” abitavano in villaggi posticci creati appositamente: i Siringales. Dei 60.000 inviati nell’Acre ne sopravvisse meno della metà (
Lucia Capuzzi, “Avvenire.it”, 12 ottobre 2019).
Nel 1917 la vita di Irineu cambiò sposando Emilia Rosa Amorim, una donna bianca, con un figlio: Elias Manga da Silva. Raimundo Irineu ebbe da lei, nel 1918, un figlio: Valcirio, e una figlia: Valcirene, che morirà prematuramente. Irineu era analfabeta, ma riuscì a imparare a leggere e a scrivere, non con perfezione, ma a un livello accettabile.
A Brasiléia Irineu incontrò e frequentò i fratelli Costa, Antonio e Andrè, suoi cugini e conterranei. I fratelli Costa avevano dato il via (1916) a un centro chiamato Circulo de Regeneração e Fé, dove si svolgevano trabalhos espirituais (lavori spirituali), usando l’ayahuasca, che Antonio conobbe al confine con il Perù da un ayahuascaster peruviano, un curandero (guaritore sciamano); un interetnico di nome Crescenzio Pinzago, guidato da un’entità dell’astrale.
L’astrale è un termine reso popolare dalla teosofia, che lo ipotizza come un piano intermedio tra il mondo dello spirito e quello terreno. Per Allac Kardec, scrittore spiritista ampiamente conosciuto in Brasile, seguito da Irineu e Sebastião, l’astrale coincide con il mondo dello spirito.
Il circolo dei due fratelli Costa era a conoscenza del Circulo Esoterico Comunhão do Pensamento, fondato nel 1909 con sede a San Paolo, tanto che l’indagine storica ha rilevato che il Circulo de Regeneração e Fé è da considerarsi una tattwa (cellula) in sviluppo del Circulo do Pensamento. Ne è indizio certo il motto del Circolo: “Harmonia, Amor e Verdade”; parallelo a quello del Circulo do Pensamento, che era: “Harmonia, Amor, Verdade e Justiça”.
Il Circulo de Regeneração si proponeva di rigenerare gli uomini, con cammini di iniziazione, promuovendo il risveglio delle energie latenti nella formazione del pensiero, in sintonia col programma del Circulo do Pensamento.
Il risveglio delle energie latenti si connetteva all’idea secondo la quale il cervello non sarebbe usato totalmente. Tale idea era iniziata nel 1890 (Wiiliams James) con la formulazione della teoria della “riserva di energia”.
Era un mito, che si avvalse nella divulgazione di una percentuale, cioè che solo il 10% del cervello verrebbe utilizzato. Tale mito, che pur sussiste ancora nella cultura di massa, è stato smontato da Barry Beyerstein (1999), da Beniamin Radford (2000), da Eric Chudier (2006).
Nel Circulo de Regeneração e Fé c’era anche l’obiettivo teosofico di accedere alla religione universale antica, smarrita dal cumulo oscurante delle religioni.
L’uso dell’ayahuasca era nella linea del potenziamento delle energie latenti nell’uomo.
Elena Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Società Teosofica, fumava l’hashis e diceva che era “Una droga meravigliosa che rischiarava un profondo mistero” (
"Spiritualità e occulto. Dal rinascimento all’età moderna" Brian J, Gibbons ed. Arkeios. pag 36, 2001).

I dirigenti del Circulo Esoterico Comunhão do Pensamento, non avevano difficoltà ad accettare l’uso dell’ayahuasca come via per risvegliare le energie latenti.
La difficoltà la poneva il governo brasiliano, che in data 11 ottobre 1890, con un decreto, aveva definito reati la pratica illegale della medicina, della magia, dell’azione dei curanderos, e dell’assunzione delle sostanze velenose, cioè gli allucinogeni.

Raimundo Ireneu aderì al Circulo de Regeneração e Fé, e nel 1920 venne iniziato all’uso dell’ayahuasca da Antonio Costa. Fu l’adesione alla teosofia e allo spiritismo e quindi al reincarnazionismo, con il programma di una religione universale da attuare per una fratellanza universale.

Emilia Rosa Amorim non accettò l’uso dell’ayahuasca, che considerava “bevanda del demonio”, (
Paolo Mereira, “Ei venho de longe: Mestre Irineu e seus companheiros,” ed. Edwaard McRae, pag. 102, 2011) perché proveniente dallo sciamanesimo, e non partecipò alle ritualità del Circolo. Così il rapporto con Irineu divenne conflittuale.
La posizione di Emilia Rosa Amorim era indubbiamente di fede, ma poteva poggiare sul decreto dell’11 ottobre 1890.
Quel decreto si parò effettivamente di fronte a Mestre Irineu, dal 1930, a partire dalla fondazione di una sua comunità di aderenti a Vila Ivonete. Da tale decreto sfuggì diverse volte con l’appoggio di persone influenti quali il Coroneles Fontanelle de Castro, delle aree di raccolta del caucciù, e il governatore dell’Acre, Guiomara dos Santos. Va detto che Raimundo Ireneu aveva capacità di legami sociali, e la vicina città di Rio Branco, capitale dell’Acre, si prestava a questo.
La soluzione giuridica fu abile, cioè quella di sottrarre al decreto dell’11 ottobre 1890 le comunità del Daime, ponendole nello stato di religione; ed è questo ancora il punto forte del Daime in Brasile e altrove. Accanto a questo ci fu l’avvertenza di non far passare l’ayahuasca come sostanza terapeutica in sé, ma solo all’interno del procedere del cammino religioso, per non incorrere nel reato di pratica illegale della medicina.
Tra Raimundo Irineu e Emilia Rosa si consumò la rottura, così quando Irineu parti da Brasiléia Emilia Rosa vi restò, ivi morendo nel 1946.

La visione della donna sulla luna
Un giorno, seguendo la narrazione di Alex Polari de Alverga (“O Evangelho secundo Sebastião Mota”, ed. CEFLURIS, 1998) il cugino Antonio disse a Irineu, durante l’assunzione dell’ayahuasca: “O Irineu, aqui tem duas moças dizendo que nos estamos trabalhando pra ser besta!” (O, Irineu qui ci sono due ragazze che dicono che noi lavoriamo [è il lavoro di sviluppo conoscitivo sotto l’azione dell’ayahuasca, a contatto con gli spiriti della foresta] per diventare stupidi).
Le due ragazze, ma forse si tratta di una stessa ragazza (altra versione presenta questo), comparvero in seguito, sotto l’azione dell’ayahuasca, a Irineu dicendogli: “Olha, tu te apronta, te apronta mesmo, que no tal dia vem uma mulher falar contigo. Ela vai te ensinar como é o modo de tu levantar a doutrina” (Guarda, preparati, preparati proprio che nel tal giorno viene una donna a parlare con te. Lei ti insegnerà come elevare la dottrina).
Questi messaggi prospettavano, sia ad Antonio che a Irineu, il superamento dei tratti del Circulo de Regeneração e Fè.

Irineu doveva prepararsi all’incontro con un tempo di otto giorni di rigida dieta di Manioca cotta, senza sale né zucchero, astenendosi dall’alcool e dal sesso.

Irineu si isolò nella foresta, fece la ferrea dieta, assunse poi l’ayahuasca e si mise ad aspettare. Gli apparve una figura femminile vestita di abiti azzurri, seduta su di un trono lunare (
da Alex Polari de Alverga narrazione di Sebastiao Mota del Melo). Nell’Inno (67) si legge: “Vi as estrelas brilhar / Tinha uma mais bonita / De um trono imperial” (Ho visto brillare le stelle / Ce n'era una più bella / Da un trono imperiale). Altra versione dice che la donna veniva verso di lui sulla luna (Sebastião Jaccoud). Altra narrazione (Mattia Barro, intervista a Walter Menozzi; 17 luglio 2021) riferisce che la donna era vestita di bianco e verde, con una corona sul capo, su di un trono sulla luna, e andava verso Irineu; un’aquila volteggiava attorno alla donna. Nell’Inno (45) Irineu narra in questo modo la miração astrale: “Eu estava em pé firmado / Olhando para o firmamento / Uma luz me apareceu / Iluminou meu pensamento / Iluminou meu pensamento / E perguntou se eu conhecia / Nos meus olhos eu enxerguei /A Sempre Virgem Maria” (Stavo fermo / Guardando il firmamento / Una luce mi apparve / Illuminò i miei pensieri / Illuminò i miei pensieri / E mi chiese se sapevo / Nei miei occhi vidi / La sempre Vergine Maria).

Luiz Mendes do Nascimento, compagno di Irineu Serra riferì (
da Alex Polari de Alverga) che la donna domandò al giovane Irineu: “O que tu ‘tá achando que eu possa ser?” (Chi credi che io possa essere?). Irineu rispose: A senhora è una Deusa Universal! (Sei una dea universale). Il titolo universale indica un potere non locale, che abbraccia tutto, anche se nello specifico la foresta.

La signora gli disse che si chiamava Clara e si definì Rainha da Floresta (Regina della foresta).

La Rainha da Floresta
La Rainha da Floresta comparve più volte a Irineu, sempre sotto l’azione dell’ayahuasca, cioè nell’accesso all’astrale.
Negli Inni è descritta una miração costituita da un viaggio astrale su di una spiaggia del mare, indubbiamente a Belém, davanti all’Atlantico, dove vede una Senhora sulla prua di una canoa di argento e oro che lo invita a bordo per un viaggio. L’istruzione della miração, all’indietro del tempo, fa risultare che fu la Senhora, identificata con la Luna e la Virgem da Conceição (Vergine del Concepimento, cioè concepimento verginale), a guidarlo simbolicamente su di una canoa, fino a Rio Branco vicino a Alto Santo: “Eu estava passeando / Na praia do mar / Escutei uma voz / Mandaram me buscar / Aí vem uma canoa / Feita de ouro e prata / E uma Senhora na proa” (84) (Stavo passeggiando / Sulla spiaggia al mare / Ho sentito una voce / Mi hanno mandato a chiamare / Arriva una canoa / Fatta d'oro e d'argento / E una signora a prua).

Quello che la Rainha da Foresta insegnava era la dottrina connessa all’uso dell’ayahuasca, che dirà di chiamare Daime (Daime è l’invocativo: “Dà a me; Dammi forza, dammi amore”. L’invocazione si trova ripetuta 8 volte nell’Inno (41): “Dai-me força e dai-me amor”.
Il Daime correlato da una inseparabile dottrina, non venne concepito come assunzione di droga, ma come enterogeno, cioè come attivatore di esperienze estatiche.

L’identificazione della Rainha da Floresta con la Virgem da Conceição.
Irineu nel primo Inno che la Rainha da Floresta gli disse di recitare, sotto l’azione dell’ayahuasca, identificò la donna con la Virgem da Conceição.
È l’inizio del sincretismo con il cristianesimo, ridotto però a un guscio il cui pieno è riferibile al pensiero teosofico, spiritista, gnostico. Ne uscì una dottrina che è presente nei suoi 130 Inni della raccolta detta Cruzeiro. Alla raccolta Cruzeiro appartengono propriamente gli Inni fino al numero 116. Dopo un intervallo di 11 anni Irineu ricevette, canalizzato, gli altri. Questo nuovo gruppo viene chiamato Cruzeirinho.
Gli Inni sono cantati con le arie di Marcia, Mazurca e Walzer. Si usano strumenti musicali, come maracas, ecc. Il ballo è a persona singola sincronizzato con le altre. Non si hanno movimenti scomposti.
L’identificazione della Rainha da Floresta con Maria si trova spesso negli Inni: “Virgem da Conceição”; “Mãe Divina do coração” (Madre divina del cuore); “Minha Mãe; Minha Advogada” (1); “Virgem Maria” (7) “Mãe Celestial” (9); “Sou Filho da Virgem Mãe” (11) (Sono Figlio della Vergine Madre); “Virgem Senhora” (14); “Virgem Mãe” (14); “Mãe de Piedade” (15); “Santa Virgem” (16); “Mãe de todos nós” (16); “Mãe do Redentor” (20); “Rainha minha Mãe” (36); “Jesus Filho de Maria” (36); “Sempre Virgem Maria” (45); “Divina Mãe” ( 51); “Virgem Mãe Divina” (53); “Minha Sempre Virgem Maria” (57).

Per Irineu la Virgem Mãe Divina (53) è Maria divinizzata. Stando al fatto che il reincarnazionismo di Irineo segue quello della kabbalah, presente nei Rosacroce, come si vedrà, Maria è un’anima preesistente incarnata, non per scontare una pena, ma come evento originale per una prova, dalla quale accedere nella libertà alla divinizzazione, dopo la morte. Maria la supera ed è la Immacolata Conceição. Da lei, verginalmente, nasce Gesù Cristo, anch’esso un’anima della creazione antecedente incarnatasi per sostenere una prova e giungere alla divinizzazione, cosa perfettamente ottenuta dopo la sua morte in croce: non esiste la parola risurrezione negli Inni del vocabolario Daimita. Chiaro che chi non sostenne la prova deve reincarnarsi per liberarsi dal karma, ma questo non avvenne, secondo la dottrina di Irineu, per Maria e Gesù.
Gesù Cristo, nato da lei nel tempo, per un’azione misteriosa, tutta astrale, poiché verginale, non è Figlio di Dio, ma “Filho de Maria” (11; 36). Maria è “Mãe de Deus da Criação” (12) (
Madre di Dio della creazione), nel senso di dio nell’ambito della creazione, cioè della attuale realtà creata. Maria è “Virgem Mãe de Deus” (25) (Vergine Madre di Dio) nel senso precedente, cioè che Cristo è dio che appartiene alla creazione, cioè al mondo susseguente quello precedente dove le anime non peccavano essendo prese dalla potenza stringente di Dio, ma si incarnarono per essere sottoposte alla prova della libertà.

Non esiste nel pensiero della Chiesa del santo Daime la Trinità, Un solo Dio - poiché una è l’Essenza - in Tre Persone uguali e distinte, e la menzione dello Spirito Santo si riferisce solo allo spirito del popolo Daimita, cioè Juramidam, formante l’inizio dell’era “do Divino Espírito Santo".

(Sebastião Mota de Melo): “Mio Padre si chiama Jura, tutti noi siamo Midam. La dottrina del Cuore è una sola: Juramidam, che è la stessa di Gesù Cristo, Buddha, Krsna. Adesso siamo nell’era dello Spirito Santo, è detto e scritto nel Terzo Testamento -[vedi, Alan Kardic: Lo Spiritismo è la terza rivelazione della legge di Dio]-. Nel Primo è descritta la vita di Dio Padre e il suo mondo. Nel secondo il mondo di Gesù Cristo. E nel Terzo, il mondo dello Spirito Santo, dunque il suo nome ora è Jura, Juramidam”. Jura è il nome astrale di Irineu, e vuol dire: giuramento; il quale garantisce la fedeltà di Irineu nel suo compito di ripresentatore della dottrina di Cristo. Midam è un ermetismo: “Mi dai”, forza, fedeltà, e indica il popolo Daimita scaturito dall’azione di Irineu. Jura e Midam sono inscindibili e così si ha Juramidam. Jura presenta la vera dottrina di Cristo e il popolo la chiede, per una sempre maggiore intelligenza: “Mi dai”.
Il Padre è invece il creatore: “Meu Pai Criador” (27); “Divino Pai Eterno” (73); “Divino Pai, Soberano Criador” (17); “Pai Eterno, Que é o Senhor da Criação” (77), “Pai Divino do Céu” (43); “Divino Senhor Deus” (36); “Do Universo é o Criador” (25).

Le sante dottrine ripiantate
Gesù Cristo è il Redentor, il Salvador, non per il sacrificio della croce, ma per la conoscenza comunicata agli uomini: “Jesus Cristo veio ao mundo Replantar Santas Doutrinas” (59) (Gesù Cristo è venuto nel mondo per ripiantare le sante dottrine).
Raimundo Ireneu riceve le Santas Doutrinas e la dovrà diffondere “no mundo dos pecadores” (13); “No mundo da ilusão” (14), per “Doutrinar o mundo inteiro” (78); e la dottrina potrà essere colta nella sua completezza, in crescita, nell’astrale: “escritas no astral” (78) (
Scritti nell’astrale).
Raimundo Irineu dice che con il Daime e le sue ritualità la mente, avendo accesso all’astrale, si rinnova per nuova e continua conoscenza di sé e della realtà, al fine di non rimanere nell’illusione data dal mondo: “Neste mundo de ilusão”.
Non che la realtà che si vede sia illusione, ma è il modo di vederla che è illusorio. Accedere all’astrale è sottrarsi all’illusione del mondo (11; 12; 13; ; 14; 16; 24; 25; 29; 66; 78; 83; 88; 105), al mare delle tenebre del mondo: “Está no mar da escuridão” (16) (É nel mare delle tenebre). Bisogna fuggire il mondo del peccato: “Do mundo do pecado” (58); dei peccatori: “No mundo dos pecadores” (13).
Il peccato è il rifiuto della dottrina di Gesù Cristo, ripresentata da Irineu. Il peccato non dà accesso con il Daime nell’astrale, dove c’è la luce del Padre; “Deus foi quem deu esta luz” (20) (Dio è colui che ha dato questa luce); la luce della Vergine Madre: “Minha Virgem Mãe / É Vós quem me dá a luz” (25) (Mia Vergine Madre / Sei Tu che mi dai la luce); degli spiriti puri: “Viva todo Ser Divino” (117) (Viva a tutti gli esseri divini); la conoscenza di sé e della dottrina, in continua progressione di conoscenza nell’accesso nell’astrale, che si ha con il Daime: “Jesus Cristo Redentor / É quem pode nos livrar / Neste mundo pecador” (44) (Gesù Cristo Redentore / Lui è colui che può liberarci / In questo mondo peccatore).
Il rifiuto della dottrina della fratellanza universale portata da Gesù Cristo e ripresentata da Irineu Serra accumula il karma di nuove reincarnazioni. Vivere invece la dottrina del Daime nella progressiva conoscenza di sé e del vivere comune, per nuovi gradi di elevazione, è estinguere sempre più il karma personale e quindi la somma di quello collettivo, facendo avanzare la fratellanza universale, pervasa dalla religione universale, il cui nucleo, fecondo di ogni prospettiva trascendentale, è il Daime stesso.

Il Daime, cioè l’ayahuasca assunto nelle ritualità, libererebbe le energie latenti della mente aprendola ai fenomeni extrasensoriali. Siamo nel campo della pseudoscienza, e quindi della non controllabilità, ma un agente, oltre l’agente potenziante ayahuasca, deve esserci date le manifestazioni non sempre riducibili a allucinazioni, e per un cattolico alla porta che apre l’abisso.

Raimundo Irineu ama definire l’accesso nell’astrale con l’espressione “lá nas alturas” (1. 10. 15. 40. 56. 64. 68. 73. 76. 92. 94. 105. 107. 117. 124) (là nelle alture). In questo senso ha cambiato anche il Padre Nostro trasformando “venga il tuo regno”, in “vamus nos a vosso reino” (andiamo nel tuo regno): (
www-mestreirineu-org.translate.goog).

L’influsso della floresta amazônica
Negli Inni vengono menzionati molti esseri divini Ser Divino (117), rapportati alla floresta amazônica, che vanno intesi come divinità della foresta recuperate a spiriti puri che dall’astrale scendono a favorire la foresta: “E eles vem lá do astral” (64) (E vengono dall'astrale). Gli Inni ne nominano molti e sono “esseri divini” misteriosi che si rivelavano già a partire dal CFR negli incontri rituali: Tuperci (2); Ripi (3); Tarumin (4); Equior (6); Barum (6); Marum (6); Papai Paxá; Currupipiguá (39); Princesa Soloina (63); Rei Tintago; Rei Tintuma; Rei Agurrube; Tucum (105).

L’equivoca menzione dello Spirito Santo
Riguardo lo Spirito Santo esso non è per Raimundo Ireneu una persona divina, ma il Daime è personificato nella connessione alla dottrina ricevuta e alla comunità: “Para este mundo eu doutrinar” (78) (Per questo mondo io devo dare la dottrina). Il “Divino Espírito Santo” (93) è la forza e l’amore che viene al Daimita dall’assunzione del Daime, nell’adesione e appartenenza alla comunità Daimita.

Infatti, il Daime (enteogeno) può dare senso di forza fisica e psicologica, ma è estraneo, di per sé, all’amore in una comunità, se non per il fatto che né è il cemento base. Circa l’amore verso il Divino Pai Eterno, verso Jesus Cristo, la Virgem Mãe Divina, i Ser Divino, l’ayahuasca può dare solo stati enteogenici, cioè estatico-emozionali.
Tutto ciò definisce il “Divino Espírito Santo”.
Nel commento al Padre Nostro di Raimundo Irineu (vedi sotto) si legge: “Padre nostro che sei nel cielo [Perché è nello Spirito Santo]”. La modifica “nel cielo” è connessa con lo Espírito Santo, che non indica una Persona, ma solo la beatitudine posseduta, alla quale i Daimiti hanno accesso mediante il Daime e la dottrina.
Questa visione sullo Spirito Santo poco si distanzia da quella di Allan Kardec circa lo Spiritismo, per il quale lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, non è una Persona divina, ma la collettività degli Spiriti connessi ai medium, tanto che il movimento spiritista segna la “terza rivelazione della legge di Dio”.
Per il Daime lo Spirito Santo è la beatitudine di chi attinge conoscenza nell’accesso all’astrale. La Chiesa del Daime costituisce il Terzo Testamento, e vive nell’Era dello Spirito Santo.
(
Allan Kardec; “Il vangelo dello spiritismo”, cap.1 n°. 6): “La legge dell'Antico Testamento si identifica nella persona di Mosè; quella del Nuovo Testamento nella figura del Cristo. Lo Spiritismo è la terza rivelazione della legge di Dio, ma non è personificato da nessun individuo, in quanto è il prodotto dell'insegnamento dato non da un uomo, ma dagli Spiriti che sono le voci del Cielo, ovunque sulla Terra, e da una moltitudine infinita di intermediari. È in un certo senso un essere collettivo comprendente l'insieme degli esseri del mondo spirituale”. (idem, cap.6, n. 4): “Gv 14,15-17.25. Lo Spiritismo giunge nel momento designato a compiere la promessa di Cristo. Lo Spirito della Verità presiede alla sua fondazione”.

È di Sebastião Mota de Melo, immediato continuatore e interprete della dottrina di Raimundo Irineu, questa dichiarazione (
Gregorim Gilberto. 1991, “Santo Daime estudos sobre simbolismo, doutrina e povo de Juramidam”, Sao Paulo, Icone Editora Ltd. Citato da Anna Luppichini, Tesi di Laurea, Università di Pisa, anno accademico 2005/2006).
Mio Padre si chiama Jura, tutti noi siamo Midam. La dottrina del Cuore è una sola: Juramidam, che è la stessa di Gesù Cristo, Buddha, Krsna. Adesso siamo nell’era dello Spirito Santo, è detto e scritto nel Terzo Testamento. Nel Primo è descritta la vita di Dio Padre e il suo mondo. Nel secondo il mondo di Gesù Cristo. E nel Terzo, il mondo dello Spirito Santo, dunque il suo nome ora è Jura, Juramidam”. È la milizia Juramidam che costituisce l’era dello Spirito Santo, il Terzo Testamento. Juramidam è la novità vincente, e conserverà intatta la dottrina, diffondendola nel mondo. Anticipando la spiegazione, Jura è Irineu e Midam è il popolo Daime.

Non panteismo, ma emotiva adorazione delle creature
Raimundo Irineu non è un panteista tuttavia il suo rapporto con la luna, il sole, le stelle, la terra, il mare ha qualcosa di singolare, quando si pone col Daime nelle altezze, cioè nel piano astrale. Ad esempio: “Vejo a lua nas alturas” (Vedo la luna nelle altezze) (10). Irineu propone di consacrare con l’amore le realtà cosmiche e terrestri, ma non nel senso di liberarle dal velo di caducità posto dall’idolatria, mettiamo anche quella moderna, come nel cantico dei tre giovani (Dn 3, 51s), ma nel senso di formarsi un cuore adorante le creature.
O amor eterno / Eu devo consagrar / A lua e as estrelas / A terra e o mar / O sol lá nas alturas / Com sua luz de cristal” (15) (O amore eterno / Devo consacrare / La luna e le stelle / La terra e il mare / Il sole in alto / Con la sua luce cristallina). Giunge a consacrare, cioè elevare all’adorazione, la Regina della foresta “Consagrando a Minha Rainha” (105) (Consacrando la mia Regina), intendendo la luna piena, come sua Madre: “A minha Mãe é a Lua Cheia” (40) (Mia madre è la luna piena).

È un “Consagrar no coração” (45). Un (consacrare nel cuore), cioè con atto intimo d’amore, che va a sua volta consacrato: Consagrando este amor (85) (Consacrando questo amore); il che avviene nel canto delle ritualità, quando si giunge, col Daime, in connessione con l’astrale.

Raimundo Ireneu recita: “Sol, lua, estrela / A terra, o vento e o mar / É a luz do firmamento / É só quem eu devo amar” (29). (Il sole, la luna, le stelle, la terra, il vento, il mare, la luce del firmamento; sono questi che devo amare). Eu chamo o sol / Chamo a lua / E chamo estrela /… Eu chamo o vento / Chamo a terra / E chamo o mar (46). (Chiamo il sole, chiamo la luna, chiamo le stelle … il vento, chiamo la terra, chiamo il mare).
Tale azione consacratoria dell’amore pone Irineu nella condizione di sentirsi/pensarsi uno con tutto il cosmo. Nell’astrale con l’amore, si diventa parte di tutto, originato dall’insieme del tutto, come un centrare tutto a sé; Irineu, infatti, ha il pensiero di essere il figlio di tutti gli esseri: “Sou filho de todos seres” (21) (Sono figlio di tutti gli esseri).
Il panteismo, così, si affaccia in Raimundo Irineu in questo mistico modo. In particolare il Sole, la Luna, le Stelle, rimandano a Dio creatore, alla Rainha da Floresta, ai Ser divino. In particolare, la stella del mattino Estrela d’alva (13) rimanda a Gesù Cristo, anche per via del testo dell’Apocalisse (Ap 22,16). Questi rimandi non sono, come si vede, mantenuti sul piano di una personalizzazione letteraria, ma si spingono oltre, come se nell’unità del tutto spiccassero individualità personali. Si è nel campo delle emozioni, ma emerge il fatto che dalle creature Irineu non sale all’adorazione del Creatore, ma si blocca all’adorazione delle creature; un’adorazione emozionale, distante dall’adorazione che coglie la verità di Dio e che perciò è libera e liberante. Il senso di Consagrar no coração (45) e Consagrando este amor (85) è quello di una trappola, di un plagio del cuore, che si lega all’adorazione delle creature; adorazione che, invece, va data solo al Creatore, riconosciuto e lodato per la sua creazione (Sap 1,1-9; Rm 1,20-21).

Distacco dai fratelli Costa  
Irineu si staccò dal Circolo dei fratelli Costa e andò nel territorio di Sena Madureira, sempre nello Stato dell’Acre, per poi passare nel 1929 a Rio Branco dove per un po’ di tempo lavorò con la Guarda Territorial, giungendo al grado di Cabo (caporale). Vinse poi il concorso per entrare nella Comissão de Limites, ente del Governo Federale per la delimitazione dei confini fra Brasile, Bolivia e Perù. Questo gli diede modo di avere conoscenze influenti come l’Interventor colonnello Fontanelle de Castro e il governatore dell’Acre Guiomara dos Santos.

A Vila Ivonete nell’area di Rio Branco, cercò di fondare nel 1930 una comunità, dando inizio con alcuni suoi compagni alle sessioni con l’ayahuasca. A Vila Ivonete organizzò il gruppo come una struttura militare, con lui a capo, quale generale. Passò poi alla vicina località, Espalhado, che ribattezzo Alto Santo, dove fondò nel 1945 il Centro de Illumiãcação Cristã Luz Universal (CICLU).

Nel 1955 ricevette onorificenza e certificato di iscrizione al Circulo Esoterico Comunhão do Pensamento, con sede a San Paolo, che divulgava la rivista Do Pensamento. Il Circulo do Pensamento divulgava lo spiritismo secondo la formulazione di Allan Kardec. Irineu acquistò scritti di medianità e teosofia come: “O evangelo di Buda” di Paul Carus, e “O Despertar” (Il risveglio) di Mobel Collins.
Da quel Circolo prese il motto: “Harmonia, Amor, Verdade e Justiça”.
Tali obiettivi virtuosi hanno però un significato diverso per il cristiano, procedendo tutti dall’esempio e dalle parole di Cristo e dall’unione a Cristo, povero, umile, crocifisso e risorto. Tali obiettivi del Circolo, sono della teurgia, lontani dall’unità sostanziale dell’uomo, appartenenti al dualismo dell’antropologia reincarnazionista. Tutte le virtù, se sganciate dall’obbedienza alla Carità e alla Verità, cioè Cristo, sono illusione fatale.
Nello stesso tempo Irineu Serra si affiliò all’ordine dei Rosacroce, che aveva una rappresentanza a Rio Branco. (
Vera Fróes; “Santo Daime: Cultura Amazônica: Historia do Povo Juramidam”; Manaus; Superintendȇncia da Zona Zona Franca de Manaus, 1986, pag. 47).

L’Ordine dei Rosacroce
Esoterista, cultore della kabbalah, alchemico, vagamente cristico, l’Ordine dei Rosacroce ha origini da un viaggio fiabesco in Egitto e Palestina, nel 1388, di Christian Rosenkreutz (Rosacroce), un personaggio romanzato, descritto in “Le nozze alchemiche di Christian Rosenkreutz”, pubblicato nel 1616 a Strasburgo. Nel 1600, rimanendo segreto, l’Ordine cominciò a prendere consistenza. Successivamente, già praticamente scomparso, iniziò a ricostituirsi a partire dal 1888. Agli inizi del 1900 cominciò a diffondersi dall’Europa nell’Oltre oceano, quindi in Brasile.
Anche i Rosacroce sono reincarnazionisti, e come tutti i reincarnazionisti con il problema della preesistenza delle anime, e il perché si trovano in corpi.
La kabbalah è astrusa, ma si può dire che quando appare reincarnazionista, inventa una creazione antecedente dove le anime esistevano in stretta dipendenza della potenza stringente di Dio, e quindi non libere.
Nella creazione seconda, rifatta dall’antecedente per migliorarla, Adamo è liberissimo e ha un corpo come elemento di prova per accedere alla divinizzazione, cioè alla libertà che la sua anima prima non aveva. Adamo e Eva scelgono la conoscenza della carne, che risulta dal dominio sulla donna e il dominio della donna sull’uomo. Una tensione che è disordine suscitato dal serpente. Il serpente è il suggeritore della scelta di divinizzarsi in opposizione a Dio, per essere uguali a Dio. Con ciò Dio aprì il ciclo delle reincarnazioni punitive, sulla base del peccato fatto sulla terra.
In Platone, che professa la preesistenza delle anime, il peccato iniziale si è consumato - non si sa come e in che cosa - nella libertà dei cieli e non in terra, e l’assunzione di un corpo ne è la punizione; questa stessa concezione, di un nebuloso peccato di inizio, la si ha nell’Induismo e nel Buddhismo, come pure nello Spiritismo.
La reincarnazione ha carattere punitivo, ma è suscettibile di interruzione per avvenuta liberazione dalle pesantezze degli errori di vita.
Raimundo Irineu guardò alla kabbalah, dove gli uomini sono posti come discendenza di Adamo e Eva e non di esseri del cielo di Platone.
Dovette considerare anche il testo gnostico Pistis Sophia, che presenta la reincarnazione, ma che pur parla di Cristo risorto. Di risurrezione di Cristo non parla però Irineu. Nei 130 Inni non esiste la parola ressurreição, né la parola renascimento.
Reincarnazionista, Irineu non pare propenso all’idea che i disincarnati possano reincarnarsi in altro sesso, come presentava Allan Kardec nel “Libro degli spiriti” (domanda 200; 201; 203).
La posizione di Raimundo Irineu circa Cristo coincide con quella Allan Kardec, il quale lo pone come termine di riferimento, negandone tuttavia la divinità e il valore redentivo della croce, nonché manipolando pesantemente i Vangeli seguendo gli insegnamenti degli spiriti (alias, demoni o diavoli). Il programma di Allan Kardec è precisamente un programma anticristiano, esattamente come quello della sua antesignana Elena Blavastki. Raimundo Ireneu appartiene alla stessa area.
Riguardo a Cristo, Raimundo Irineu ha, però, la particolarità di far derivare la sua singolarità tra le realtà create (Deus da Criação, 12) dal Concepimento Verginale nel grembo di Maria. Impossibile però è capire tale Concepimento se si oscura la verità del Verbo Incarnato. Il Concepimento Verginale, fuori dalle sue motivazioni bibliche, diventa solo un incomprensibile gigantismo su Cristo.
Il sincretismo di Raimundo non nasconde i vari apporti kardeciani e rosacrociani, e le frizioni interne che ne nascono. Certo, tutto è lasciato agli approfondimenti rituali del Daime, ma non tutto perché i 130 Inni sono il caposaldo che i Daimiti non possono rimuovere, pena il loro autoannullamento.

Lo gnosticimo del pensiero cristico di Irineu Serra
La visione base della Teosofia è quella dell’esistenza di una religione universale presente all’inizio, ma poi scomposta e oscurata nelle tante religioni. Nei testi delle varie religioni ci sono tracce di questa religione universale che affratella tutti i popoli. Circa i testi bilici la teosofia adottava come chiave di interpretazione per il Vecchio Testamento la kabbalah ebraica e, per il Nuovo Testamento elevava gli apocrifi allo stesso livello di quelli canonici, mettendoli, anzi, sotto inchiesta.

Sebastião Mota de Melo aveva la preferenza per il Vangelo apocrifo di san Tommaso. Secondo tale apocrifo, gnostico, il regno di Dio sarebbe già presente sulla terra, e la luce divina, che tutti gli uomini hanno in sé per nascita, se liberata, li porta a vedere il regno in loro, avendone accesso. Concetto questo ripreso dai seguaci di Irineu e Sebastião Mota de Melo. [Cf. (
http://hinos.santodaime.org/sobre-o-acervo): “Gli inni ci avvisano e ci mobilitano alla percezione del regno che esiste dentro di noi”].
È nei trabalhos che procede la conoscenza di sé, del regno dentro di sé, per una sintonia e un accesso al piano astrale: “Reino da Soberania“ (109) (Regno della Sovranità); “Reino da verdade” (118) (Regno della verità).

Negli inni si dà per ben 13 volte a Jesus Cristo il titolo di Redentor (44 - 53 - 58 - 65 - 67 - 70 - 85 - 293 -117 - 120 - 124 - 128) e per due volte il titolo di Salvator (10 - 11), ma non in riferimento al suo sacrificio di espiazione: la parola sacrificio non esiste negli inni e neppure oblação o oferta. Non esiste risurrezione. Si riconoscono le sofferenze di Gesù Cristo Sofreu na cruz (11), ma non esiste la risurrezione, solo la disincarnazione. Non risulta espresso negli Inni il perché del concepimento verginale di Cristo, e forse può essere valido il pensiero che Gesù Cristo possa essere inteso come uno spirito puro (un eone intermedio per lo gnosticismo), che per disegno del Creatore si è incarnato, in modo transeunte e singolare, dalla Virgem da Conceição; titolo diverso da quello di Imaculada Conceição.

Gesù Cristo ha una individualità, non è stemperato, nella sfera astrale, poiché Raimundo Irineu non era un panteista, come non lo era Allan Kardec, che paventava come un danno lo stemperamento dello spirito nella Divinità universale.

Raimundo Ireneu non è assimilabile a Gesù Cristo, come se fosse una sua reincarnazione, ma è un uomo in cammino verso la liberazione dal karma, sotto la guida della Virgem Mãe (11), Virgem Senhora (14), Advogada (1), Mãe de Piedade (15).

BG: Il beato del canto
La dottrina sull’amore universale di Raimundo Irineu è dichiarata da Sebastião Mota de Melo come la stessa di Cristo, di Buddha e anche di Krsna, ma non c’è identità di persona come se egli fosse la reincarnazione di Gesù Cristo o di Buddha o di Krsna, che è quest’ultimo il supposto autore della Bagavad Gida. Bisogna precisare che la dottrina di Krsna, di Buddha, di Gesù Cristo, è stata oscurata, ed ecco la missione di Irineu Serra di ripresentare la dottrina di Gesù Cristo, con i 130 Inni (O Cruzeiro). Quello che è singolare è che Irineu non prende come caposaldo Budda o Krsna, ma la ricomposizione della dottrina di Gesù Cristo, con un intento demolitore delle Chiese cristiane, in particolare, la Cattolica.

L’Inno (23) del Cruzeiro presenta l’ermetismo di due lettere: BG (pronunciate nel canto con un’unica espressione). Indubbiamente, tutto l’Inno si riferisce a Gesù Cristo, ma bisogna spiegare il BG, sperando di riuscirci. Ecco, BG sono le inziali della Bagavad Gita induista, scritta in sanscrito; l’autore sarebbe Krsna. Bagavad (divino, glorioso, beato) Gita (canto). La traduzione correntemente si riferisce al documento: “Il canto del divino o dell’adorabile o del beato”; se invece la si riferisce all’autore diventa: “Il divino, l’adorabile, il beato del canto”. Irineu, anche se sommariamente, sapeva di questa composizione induista perché nel mondo esoterico, teosofico era nota, concepita come un residuo dell’antica religione oscurata. Anche Sebastião Mota de Melo la conosceva dal momento che parla della dottrina di Krsna, intendendo Krsna non come parte integrante del pantheon induista, quale avatara di Visnú: questa è corruzione del messaggio. Ora, le lettere BG indicherebbero l’uso ermetico della titolazione del testo sanscrito, riferendosi all’autore e non al documento, corrotto secondo l’assunto teosofico.
Gesù Cristo è venuto a restaurare l’antica universale religione, oscurata: ”Jesus Cristo veio ao mundo / Replantar Santas Doutrinas” (59). Ora Irineu ha il compito di reimpiantarla, poiché di nuovo corrotta: “Jesus / Cristo me mandou / Para mim vir ensinar / Replantar Santas Doutrinas” (89) (Gesù/Cristo mi ha mandato/Per farmi venire e insegnare/Ripiantare le Sante Dottrine).
La dottrina contenuta negli Inni è cantata, per cui Gesù Cristo è definito BG, cioè “Il beato del canto”.
Le stesse iniziali BG si trovano nell’Inno 64 della raccolta “O Justiciairo” di Padrinho Sebastião; “BG mi hai chiamato / BG mi hai svegliato”.

Il movimento di Raimundo Irineu ha un’indole eclettica prima che la definisse Sebastião Mota de Melo, poiché deriva dalla concezione teosofica dei frammenti di verità nelle religioni, tutte oscuranti quella universale, presente ai primordi. L’eclettismo sta nel creare l’accoglienza delle persone di altre religioni, previa accettazione del Daime, così che nei trabalho si possano cogliere tali frammenti e liberarsi dalle oscurità.
L’indole eclettica del movimento, che Sebastião Mota de Melo metterà in evidenza, risulta in armonia con le intenzioni di Irineu Serra, iscritto al Circulo do Pensamento. Così, chiunque, di ogni fede, può far parte del movimento iniziato da Irineu Serra, previa accettazione di determinate condizioni.

Nel 1956 Irineu (64 anni) si sposò con Peregrina Gomes Serra, di 19 anni. Dalla loro unione non nacquero figli, fu un matrimonio sui generis nell’ambito del Daime. I due ebbero due figli adottivi: Paulo Serra e Marta Serra. Peregina divenne dopo la morte di Irineu un personaggio guida a Alto Santo.

Sebastião Mota de Melo a Alto Santo
Fu nel 1965 che Sebastião Mota de Melo andò a Alto Santo, per cercare il curaderos Raimundo Ireneu, poiché aveva un male: alcuni dicono all’esofago, altri una puntura di insetto con la paura di essere oggetto di un maleficio, altri una malattia al fegato. Comunque la cosa ebbe buon esito, legandosi così alla dottrina del Daime.
Sebastião era un interetnico nativo dello Stato dell’Amazonas: Serigal Monte Ligia, Eirunepé. Nato il 7 ottobre 1920, si era stabilito nel 1957 presso Rio Branco dove abitavano i parenti di sua moglie, in un appezzamento di terreno agricolo chiamato Colônia Cinco Mil. Il nome derivava da una lottizzazione di terreni al prezzo di 5000 Cruzeiros, per ogni lotto. Il Cruzeiros era la valuta brasiliana dal 1942 al 1967.
Sebastião aveva segni di medianità essendo stato iniziato allo Spiritismo da Luís Osvaldo Ferreira de Melo, suo amico, fondatore, nel 1945, e primo presidente, della Lega Spiritista del Brasile. Nel 1959 a Colonia 5000 aveva dato origine a un Circolo a carattere esoterico.
Era affiliato, infatti, al Circulo Esoterico Comunhão do Pensamento.
Nel 1965, dopo la visita a Alto Santo, Sebastião, in accordo con Raimundo Irineu, diede vita presso Colônia 5000 a una Chiesa del Santo Daime.
Dopo la morte di Raimundo Irineu, Sebastião costituì nel 1974 il CELFURIS (Centro Eclético da Fluente Luz Universal Raimundo Irineu Serra) - ora ICEFLU (Igreia do Culto Eclético da Fluente Luz Universal), diventando l’ufficiale continuatore di Alto Santo, che però non guardò la cosa con simpatia, specie per influsso di Peregrina Gomes Serra.
In breve si formarono anche altre comunità Daimite, con diverse interpretazioni, a volte di poco conto. La milizia Juramidam non esordì con la compattezza di un’era dello Spirito Santo.
Nel 1980 Sebastião si distanziò dall’area di Rio Branco, poiché si stava sviluppando nell’area un ampio abbattimento della foresta, che toglieva il primigenio carattere forestale/amazzonico del movimento Daime. Si trasferì nel folto della floresta amazônica, nel serigal Rio do Ouro, dove impiantò una piantagione di alberi di caucciù. La piantagione, che raggiunse 12.500 piante, era nei pressi del corso Rio do Ouro, nello Stato di Santa Catarina. Nel 1982, per la contestazione di una impresa che vantava diritti di proprietà sul territorio, si spostò Vila Cèu do Mapià (Mapià è un torrente), nello Stato di Amazonas. Cèu è nome che pose lui, dicendo anche che era la “Nuova Gerusalemme”.
Mori il 12 gennaio del 1990 di infarto mentre era in visita della Chiesa daimenita di Pedra de Guaritiba (Rio de Janeiro). È sepolto a Cèu de Mapià.

Juramidam
Raimundo Irineu si definisce, per l’unica volta (Cruzeiro: 111) Juramidam; questo quando Sebastião Mota de Melo soggiornava a Alto Santo.

Aqui findei
Faço a minha narração
Para sempre se lembrarem
Do Velho Juramidam
. [anche: Juramidā]

Qui ho finito
Faccio la mia narrazione
Ricorda per sempre
Dal Vecchio Juramidam.


Jura in portoghese significa “giuramento”. Midam o Midā, nell’Innario di Sebastião Mota (Nova Jerusalem: 18), è l’insieme dei fedeli che seguono la dottrina del Daime:

Meu Pai se chama Jura
E nós todos somos Midam [midā].


Mio Padre è Jura,
e il popolo è Midam


Ancora Sebastião in altra raccolta di Inni (O Justiceiro: 2) afferma che “Mestre Irineu è Juramidam”. Con ciò tra Jura e Midam c’è inscindibile unità: Midam non esiste senza Jura, e Jura non esiste senza Midam.

Il Padre e la Regina della Foresta hanno mandato Irineu, ma anche Gesù Cristo lo ha mandato: “Jesus Cristo me mandou” (20, 62, 89). Dunque Cristo non si è reincarnato diventando Irineu. “Sou Filho da Virgem Mãe / Lá no céu Jesus Cristo Salvador” (11) (
Sono Figlio della Vergine Madre / Su in cielo Gesù Cristo Salvatore). Irineu è figlio della Vergine Madre in modo speciale per la missione avuta, ma tutti sono figli di Maria: Ela é Mãe de todos nós (16). Con chiarezza lui non è la reincarnazione di Gesù Cristo, perché Jesus Cristo Salvador - disincarnato, non risorto - è Su in cielo.
Tutti, poi, sono figli del Divino Senhor Deus: Nou somos filhos eternos (36).
Irineu dice anche che suo padre è san Giuseppe E meu Pai é São José (104), in parallelo alla paternità di Giuseppe verso Gesù Cristo.
La grandezza di Gesù Cristo è legata alla Virgem da Conceição, sempre Vergine come si legge nel breve commento all’Ave Maria di Irineu: “Beato è il frutto del tuo grembo Gesù; perché era vergine prima, durante e dopo la tua nascita, come una fruttiera che porta frutto e rimane vergine; questa è la Vergine Maria”.
Il mandou (mandato) indica una reincarnazione che nel tempo è Raimundo Irineu per lo svolgimento di una missione. In questa luce Jura è il nome astrale di Irineu, che con l’adempimento della sua missione è diventato Juramidam. Volendo fare un’ipotesi, Midam o Midā è un ermetismo che potrebbe essere inteso come Mi-dam o Mi-dā: Mi-dai fedeltà, poiché io sono Jura, cioè giuramento, fedeltà a chi mi ha mandato. Il giuramento di fedeltà nel mondo militare è consueto, e Juramidam è una milizia.

La croce a due aste orizzontali e l’esagramma
La croce a due aste orizzontali, emblema dei Daimiti, indica per un’asta traversa la dottrina di Cristo, ripresentata da Juramidam. L’altra traversa indica la passione di Cristo, escludendone l’oblazione sacrificale, che le è invece rigorosamente propria come dice la Scrittura.
L’asta verticale indica la salita dalla sfera terrena a quella astrale. In questo senso la Cruz de Caravaca ha spesso alla base la stella a sei punte, emblema della Società teosofica e del Circulo do Pensamento, e al vertice la luna.
La Cruz de Caravaca (città in Spagna), è una croce secondo l’uso cristiano orientale, significando che la croce è l’albero della vita: per questo le due traverse possono anche essere tre.
La stella a sei punte è formata dall’intersecarsi di due triangoli che tra le varie significazioni rappresenta la connessione tra il piano terrestre, che nelle aree rituali viene consacrato per essere in parallelo con quello astrale, al quale si accede con l’uso del Daime.
Il tavolo centrale delle chiese Daimite è a sei punte, così come, quando è possibile, tutta la planimetria dell’edificio. Nelle varie punte sono collocati gli adepti per le celebrazioni.
La luna rimanda alla Virgem da Conceição, che designa la realtà verginale del concepimento di Gesù Cristo. Diversa è la realtà designata dalla Immacolata Conceição, cioè l’Immacolata Concezione, che non è estranea ai Daimiti, ma non ha la portata di una sconfitta del demonio. Il demonio non esiste per lo Spiritismo e la Teosofia, esistono solo spiriti disincarnati, che possono essere anche cattivi e nuocere. Nella Immacolata Conceição si ha solo l’integrità massima avuta da Maria durante la sua incarnazione sulla terra, per poi disincarnarsi e accedere alla sfera astrale.

Irineu morì il 6 Luglio 1971 a Alto Santo e venne tumulato a Rio Branco in un quartiere che venne chiamato poi Alto Santo.

L’ayahuasca e la giurisprudenza
Nei millenni gli uomini hanno cercato di studiare le erbe per ricavarne sostanze per la cura delle malattie, trovando anche sostanze per stati di inebriamento.
L’ayahuasca è una di queste scoperte, e come tale si diffuse nella pratica dello sciamanesimo, con riflessi di utilità medicale.
La bevanda è ricavata da due vegetali; il fusto di una liana (Banisteriopsis caapi), e le foglie di una pianta (Psychotria viridis). Le due sostanze che si ricavavano dai due vegetali sono abbinate e necessitano l’una dell’altra. Il principio psicoattivo (Dimetiltriptamina: DMT) sta nella foglia, mentre quello della liana (armina e armalina), che ha un effetto psicoattivo debole, permette che la digestione non scomponga il principio psicoattivo principale, che perciò può giungere al cervello. Un prodigio dell’Amazzonia per molti, ma lo stesso si produce nelle Hawai, e anche da vegetali in tutto il mondo si possono ricavare i due principi. Anzi la Dimetiltriptamina è sintetizzabile, e ciò è avvenuto per la prima volta nel 1931.
La problematica suscitata dall’uso dell’ayahuasca nelle ritualità dei Daimiti sta nella sua capacità allucinogena o meno; in altre parole, è una droga o è un euforizzante o, più precisamente, un enteogeno (Che ha la divinità nel suo interno). Il termine enteogeno, per evitare i termini allucinogeno e psichedelico, è stato introdotto da Carl Ruk, Albert Hoffmann, Gordon Wasson: “The Road to Eleusis: Unveling the Secret of the Mysteries” (1977).
Nell’uso dell’ayahuasca ci sono indubbiamente riflessi fisici: aumento del battito cardiaco, della pressione, dilatazione delle pupille, alterazioni a livello psicologico, ma senza perdita di lucidità. Vari stati emozionali: felicità, energia, paura, ecc.
Al proposito ci sono stati pronunciamenti legali, orientati sul fatto che non è usata come droga, ma come enteogeno, cioè nel quadro di un culto religioso, e che il principio psicoattivo non determina stati di alterazione della coscienza, pur eccitandola fortemente; tuttavia la fenomenologia visiva, chiamata miração, rientra in quella allucinogena. Per i Daimiti queste cose sono intese come trascendentali, cioè si avrebbe l’accesso ai “tesori della grande coscienza cosmica e alla memoria della saggezza akhasica” (hinos.santodaime.org/sobre-o-acervo. La saggezza akhasica è lo stato di accesso all’astrale. L’akhasa è un concetto dell’induismo, ripreso sotto nome di etere, da Elena Blavatsky e da Rudolf Steiner, che usò il termine akhasa).
Distinguere tra visioni a livello psicologico o allucinogeno o trascendentale, come si vuol dire, non è materia di controllo elettronico, o chimico o, tanto meno, giuridico, ma psicologico e teologico.
Qua il legislatore, circa l’uso del Daime quale enteogeno, codici alla mano, si trova in difficoltà, tanto che dovrebbe rivisitare il suo approccio al problema.
Il problema non è da poco.
La tendenza giuridica è quella di affidare tutto al concetto di culto religioso. Nel 2010 in Brasile il CONAD (Consiglio Nazionale in materia di Droga), dopo il pronunciamento del 1986 che in pratica considerava legale la bevanda, ma senza pronunciarsi sul principio attivo DMT (Dimetiltriptomina), di nuovo non legalizza la DMT, ponendo però il vincolo che la bevanda venga usata solo in contesto religioso e dagli effettivi fedeli, che vanno registrati presso il CONAD.
La tendenza a relegare tutto al contesto religioso, in realtà rivela una riluttanza giurisprudenziale nel definire i termini base di ciò che si intende per religione, e sarebbe necessario esaminare se una religione ha bisogno costitutivamente dell’uso di enteogenici, cosicchè essi possano essere scorporabili e quindi vietati.
Nel caso delle Chiese del Daime il concetto di religione è strettamente legato all’uso dell’ayahuasca.
Qui dottrina, persona, comunità e Daime, sono un’unità inscindibile.
La giurisprudenza si trova in reale difficoltà, perché non si è impegnata ad avere in termini minimi (laici) una definizione di religione.
Qualcuno, però, ha visto chiaro nella tematica Daime. Infatti, l’assunzione dell’ayahuasca per uso religioso è vietato dalla giurisprudenza del Canada, della Danimarca, della Francia, dell’Irlanda.
Sono il Brasile e gli Stati uniti che ne approvano l’uso religioso. Il Portogallo ha depenalizzato l’uso dell’ayahuasca, rimanendo però il DMT illegale. Nel Regno unito alcuni tribunali hanno concesso l’uso religioso, ma il DMT, in generale, nel Regno unito è illegale, ed è concesso solo per uso farmacologico controllato e di ricerca. La Spagna ha dichiarato legale il DMT solo come uso farmacologico controllato e di ricerca. Lo stesso avviene in Romania. Illegale per la Svezia. Illegale per la Lettonia. Illegale per la Germania. Illegale per la Norvegia. Illegale per l’Olanda. Per l’Italia si ha un’accettazione a livello di uso religioso, ma non in nome della libertà di religione, come negli Stati Uniti e in Brasile. Altri Stati (Cile, Costa Rica), non hanno una legislazione specifica, ma l’uso del DMT è sotto controllo.

La controllabilità, circa l’uso dell’ayahuasca, della quantità del principio psicoattivo nelle confezioni, operate ritualmente dalle comunità Daimite, e anche della quantità di bevanda assunta, è ben poco praticabile.
Al proposito c’è un incaricato, durante le ritualità, che decide quanta bevanda e con quale intensità una persona può assumere, poiché in Brasile si approntano diversità di intensità della bevanda. Occorrerebbe una istituzione neutra, e chi è che è in grado di approntarla?

I Daimiti presentano, senza insistervi troppo, le proprietà terapeutiche del Daime, non in sé, ma nell’uso religioso. I risultati, si dice, partono da un rivedere la concezione della malattia e riformulare il proprio interiore, ma tutto ciò andrebbe detto dopo accertamenti scientifici di parti neutre.

In Italia il Ministero della Salute, febbraio 2022, ha inserito nell’elenco delle sostanze stupefacenti l’Ayahuasca.

Il Consiglio di Stato ha confermato il divieto dell’Ayahuasca. Sez. III, Sent. 20 novembre 2023. N° 9897.

Il rapporto del fedele con il Daime
La preparazione (feitio) del Daime si svolge in un’atmosfera di sacrale concentrazione, ed è condotta da persone di grande stima. Ogni gesto ha il valore di una ritualità consacratoria.

Gli addetti controllano la quantità della liana, ridotta in polvere, e delle foglie ponendo tutto in una caldaia sul fuoco. La bollitura viene osservata attentamente fino al punto voluto. L’infuso viene assaggiato dal massimo esperto, che batte per tre volte con il suo bastone il bordo della caldaia, intendendo chiamare il sole, la luna, le stelle, e le entità astrali a determinare con il loro influsso l’idoneità dell’infuso. Gli addetti, da parte loro, concentrerebbero un fluido magnetico sulla bevanda in formazione, ritenendo questo essenziale, ma le ipotetiche reazioni chimiche non emergono dall’analisi chimica e fisica.
Il pentolone viene poi sollevato dal fuoco e svuotato al canto di Inni.
Non può sfuggire che la bevanda viene ritualmente consacrata fino al punto di indirizzarle l’invocazione di suggestione: “Daime forza, daime amor”. Dammi, come se fosse un’entità personale. Ma la realtà è che il Daime rimane una bevanda, esaminabile chimicamente. Da qui il disagio di parecchi che hanno cercato di dire che la bevanda sarebbe, in qualche modo, Juramidam stesso, ma la bevanda c’era già millenni prima di Juramidam e usata al presente da sciamani, che non concordavano con la dottrina Daime. Altri dicono che la bevanda è lo Spirito Santo, ma ciò è escluso dalla stessa dottrina, che non ha la persona Trinitaria dello Spirito Santo, così come non ha la persona del Verbo; spirito santo è così un termine dato in vista degli effetti spirituali, che si attendono nelle ritualità. Alcuni pensano, molto stranamente, al sangue di Cristo, ma i disincarnati non hanno sangue.
La più corretta risposta è quella data da Alfredo Gregorio de Melo, uno dei figli di Sebastião Mota del Melo, successore del padre nella guida del CEFLURIS: Il Daime è “Colui che dà più di qualsiasi altro maestro materiale”; rimandando con ciò all’accesso dell’esperienza astrale, ma anche qui non si sfugge a indicarlo come una realtà personale. (
Couto Fernando de La Roque F. 2004, “Santo Daime: rito da ordem” in Labate Beatriz Caiuby,Araujo Wladimjr Sena - orgs.), “O uso ritual da ayahuasca”, (Sao Paulo, Mercado de Letras, pag. 392. Citato da Elena Lucchini in Tesi di laurea Università Pisa 2005/2006) Rimane che al Daime viene dato un’intensità personale, ma che non rimanda a nessuna persona. Per avere un’idea corretta della pesante personificazione del Daime bisogna considerare come Irineu con l’amore consacrava tutte le cose: “O amor eterno / Eu devo consagrar / A lua e as estrelas / A terra e o mar / O sol lá nas alturas / Com sua luz de cristal” (15) (O amore eterno / devo consacrare / la luna e le stelle / la terra e il mare / Il sole in alto / Con la sua luce cristallina).
La consacrazione avviene nel cuore: Consagrar no coração (45) (Consacrare nel cuore), cioè nell’intimo coinvolgimento, e anche l’amore va consacrato; “Consagrando este amor” (85) (Consacrando questo amore). Il risultato è un amore coartante - non liberante - il cuore, con sbandamento di adorazione per il Daime, il che è un inganno posto nel cuore del fedele.
L’assunzione del Daime è poi intesa ancora come una consacrazione del Daime stesso. Il coinvolgimento è pieno (
https://santodaime.com/rituais/), tanto che è difficile non vedere i tratti di un approccio idolatra.
La “Mãe Divina do coração” (1) (Divina madre del cuore) ha questo risultato nel cuore del Daimita.

Batismo, confissão, missa, trabalho de Cruzes
Nel Battesimo ci sono un padrino e una madrina. Viene svolto dopo il trabalho di canto e ballo nel giorno di san Giovanni e a Natale. Chi battezza è il dirigente della comunità. L’officiante sta al tavolo centrale. Prima con un battufolo di ovatta imbevuto di Daime tocca le labbra del neonato, chiamato per nome, dicendo: “Eu te batizo com o daime que é luz para te guiar na vida espiritual. Em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo” (Ti battezzo con il Daime che è luce per guidarti nella vita spirituale. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo).

Dopo l’officiante prende un po’ di sale e lo mette in bocca al neonato sempre chiamato per nome dicendo: “Eu te batizo com o sal para teres força de lutar contra as adversidades, em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo” (Ti battezzo con il sale per avere la forza di combattere contro le avversità, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo). Infine, l'officiante prende l’acqua e chiamando il bambino per nome dice: “Assim como São João batizou Jesus no Rio Jordão, eu te batizo com água em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo. Amém” (Proprio come San Giovanni battezzò Gesù nel fiume Giordano, io ti battezzo con acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen). (
Cf. Paulo Moreira, Edward MacRae; ed. EDUFBA-ABESUP, 2011, Salvador-Bahia; pag. 196).

È usata, dopo il Daime e il sale, anche questa formula: “Assim como São Joãp batizou Jesus bas aquas do Rio Jordão eu te batizo para sere sum cristiao” (Proprio come san Giovanni battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano, ti battezzo per essere un cristiano) (
Elena Luccarini, Tesi Laurea, Università Pisa anno 2005/2006). Come si vede ci si rifà al battesimo di Cristo al Giordano per mano di Giovanni. Qui il cristiano è un appartenente alla milizia Juramidam. In particolare, che segue la dottrina di Raimundo Irineu Serra, che ha ripresentato la dottrina di Cristo, oggetto di oscuramenti.

La formula trinitaria va intesa, poiché il “Filho”, Gesù Cristo, non è il Figlio del Padre, consustanziale a lui, ma è il Figlio di MariaFilho da Virgem Mãe” (11) e lo “Espírito Santo” non è una persona, ma è lo spirito, che caratterizza il popolo Daimita, dell’impero Jura-midam, formante l’inizio dell’era “do Divino Espírito Santo”.

Un colibri di media taglia, caratteristico della foresta, è simbolo di questo. Si tratta del Clytolaema rubricauda, avente la caratteristica di nutrirsi del nettare dei fiori di diverse specie di angiosperme; per questo viene chiamato Beija-flor-rubi: Bacia fiori rubino. Il suo colore è principalmente verde lucente, la parte caudale è di un assortimento di tonalità rosso scuro. Negli Inni è citato come Passarinho verde (69).

La conclusione è che la differenza con il battesimo cristiano è radicale.

La confissão
La confessione è personale e mentale rivolta al Divino Padre, e per questo viene cantato l’Inno (17).

La missa
La messa è un rito solenne. È celebrato per i defunti il primo lunedì di ogni mese; nell’anniversario della morte di Mastre Irineu e di Padrinho Sabastião; nel venerdì santo, e nel giorno dei morti. Si possono pure celebrare nel 7° giorno dopo la morte, o al 30° giorno, come pure all’anniversario. Tutto si svolge attorno a un tavolo con candele accese. Il rito si apre con queste parole: "Per il segno della Santa Croce, Dio, Nostro Signore, liberaci dai nostri nemici. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen".
Sulla formula trinitaria si è già detto sopra.
Si inizia con la preghiera del rosario, detto, in questa celebrazione, “Rosario delle anime”, e facente parte dei riti di cura. Bisogna intendere che per “anime” il Daimiti intendono gli spiriti reincarnati, non come i cattolici che intendono nella locuzione “le anime” una parte per il tutto, cioè anima e corpo nel quale l’anima ne è la forma sostanziale.
Poi si cantano 10 Inni. Gli Inni vengono intervallati da 3 Padre Nostro (modificato), tre Ave Maria (riviste nel loro significato proprio), e una preghiera. Durante questo rito si beve una sola volta il Daime, all’inizio.
Il significato di questa celebrazione lo si può ritrovare, come parallelo, nell’apocrifo gnostico Pistis Sofia (108,3-4), dove si ha una preghiera affinché l’anima disincarnata di un conoscente sia strappata dalla sua condizione infelice e si reincarni in un corpo e in una situazione tale da potersi liberare dal karma ed entrare nel Regno della luce.

Trabalho de Cruzes
Il Trabalho de Cruzes rientra nei trabalhos de cuidado, ma richiede un’attenzione specifica. Lo scopo di questo trabahlo è, sulla scorta di Allan Kardec (
Il Vangelo secondo gli spiriti), la liberazione di un soggetto dai malefici degli spiriti malvagi e dei demoni infernali. Non si tratta di esorcismo del demonio, poiché per lo Spiritismo, e il Daime, non ci sono né angeli, né demoni, ma solo disincarnati, che possono essere malvagi fino a una cattiveria paragonabile a quella dei demoni, cioè degli angeli decaduti, come insegna la dottrina della Chiesa. I disincarnati demoni sono “infernali”, perché sono nel livello più basso della condizione dei disincarnati. I Daimiti accennano anche a un inferno transitorio di pene, come presso l’Induismo e il buddismo.
L’eternità dell’inferno per gli Spiritisti non sarebbe giusta, ma lo sarebbe la reincarnazione, che darebbe incessanti opportunità di liberazione. Il fatto è che lo Spiritismo nega l’identità di Cristo quale Figlio di Dio, e nega la sua passione e morte di Croce, dall’infinito valore salvifico. L’uomo non è lasciato, in modo gnostico, alla sola conoscenza di una dottrina, ma è invitato a vivere in unione con Cristo Salvatore, che continuamente con la grazia lo invita a sé. Così all’inferno non c’è nessuno che possa dire: “Tu, Dio, non hai fatto abbastanza per me, per cui il tuo giudizio è ingiusto”. Dio, infatti, gli farà vedere la somma della sua misericordia, che lo ha inseguito fino all’ultimo momento, e di fronte alla quale il no è un assurdo, eppure il no, ripetuto fino all’ultimo istante, c’è stato.
Certamente non tutti, pur pentiti e assolti dalle loro colpe, lasciano la terra liberi da imperfezioni, ma per questo si ha il Purgatorio; poi in Cielo l’eterna beatitudine.
Sebastião Mota de Melo, seguace del kardecismo prima di conoscere Irineu, non considerò unicamente gli aparelho (apparecchio), cioè gli innalzati all’astrale dal Daime durante le ritualità, ma aprì le ritualità anche ai cavalo (cavallo), medium, che non sono degli atuar (atto), cioè in un legame continuo con uno o più spiriti, ma solo in modo episodico negli stati di trance.
Esaminando bene, poiché si è supposto che Raimundo Irineu fosse contrario ai medium, Mestre Ireneu non era tale dal momento che aveva aderito al Circulo do Pensamento.

Il Trabalho de Cruzes si esercita come scongiuro a uno spirito malvagio che ha preso possesso di un soggetto e lo tormenta. Il trabalho può essere celebrato anche in assenza del soggetto posseduto.
Il Trabalho de Cruzes prevede, anch’esso, l’uso del Daime, assunto mezz’ora prima l’inizio del trabalho. I partecipanti stanno in piedi e tengono una candela accesa nella mano destra, e nella sinistra la Cruz de Caravaca.
Anche il beneficiario deve avere una candela accesa nella mano destra e la Cruz nella mano sinistra, ed è invitato anche lui alla concentrazione. Il rito si protrae per tre giorni al medesimo orario, ma si può giungere a nove giorni.
Il trabalho inizia con la recita della Salve regina, poi si cantano Inni (108) per tre volte e (27) dell’Innario di Padrinho Alfredo (figlio e successore di Sebastião Mota de Melo).
È in nome della conoscenza virtuosa - alimentata dal Daime - della dottrina di Gesù Cristo, pensata corrotta da gruppi di potere, ma ripresentata da Raimundo Irineu, che si vogliono allontanare gli spiriti malvagi affinchè lascino libero l’ossesso. È il comportamento gnostico, dove la conoscenza si reputa sufficiente e salvifica, escludendo la fede nella divinità di Cristo, nel suo essere il Figlio unigenito del Padre, Salvatore unico e necessario mediatore tra gli uomini e il Padre, fonte della grazia, Capo della Chiesa, modello di vita.
Lo stratagemma di presentare il messaggio di Cristo adulterato è un classico dello Spiritismo, e lo si trova anche nel Corano (Sura 2,146; Sura 5,43). I Vangeli apocrifi (occulti, segreti) usano lo stratagemma della rivelazione segreta data a un apostolo, rivelazione segreta che vuole minare i Vangeli autentici.
La realtà dell’esorcismo cristiano è del tutto diversa. Esso fa appello con fede al sacrificio della Croce, ed è imperativo, per il mandato di Cristo di cacciare i demoni.
Ci si domanda: Se il demonio c’è per davvero in un rituale daimita, se ne va con Trabalho de Cruzes? Proprio no! Il demonio può fare solo l’abile finzione di andarsene, per ingannare ancora di più (Mt 7,22); oppure è la rovinosa sconfitta dei Daimiti (At 19,13).

Le immagini di san Michele
Dai disincarnati malvagi l’assemblea si difende con un comportamento retto della vita, perché gli spiriti malvagi sono attirati dove c’è l’animo cattivo (
Il vangelo degli spiriti). Tutto il contrario di quanto dice la Chiesa riguardo ai demoni, che insidiano i santi, mentre non insidiano i cattivi, se non per renderli più cattivi.
Nelle assemblee del Daime si vede spesso l’immagine di san Michele arcangelo che colpisce il demonio secondo l’iconografia cristiana, ma non bisogna farsi confondere, perché il demonio per il Daime non esiste, ma solo disincarnati malvagi.
Non c’è da meravigliarsi di queste disinvolture nel prendere iconografie cattoliche, ciò è avvenuto per diversi santi, perché in Brasile il camuffare le divinità dietro il nome e l’iconografia dei santi, è cosa che è cominciata fin dalle deportazioni degli schiavi dall’Africa, che occultarono così le loro divinità. Le conversioni al cattolicesimo più volte furono una finzione.
Esiste un Trabalhos de cuidado detto di san Michele, che è un rito purificatorio che abbraccia tutto l’insieme di una comunità. Tale rito è deciso dal gruppo dirigente.

Le preghiere: Pai Nosso, Ave Maria, Oi Regina
Mestre Irineu ha lasciato per le tre preghiere dei commenti.

Pai Nosso Padre nostro che sei nel cielo [Perché è nello Spirito Santo. -(Lo Spirito Santo, non è qui persona divina, ma solo la beatitudine propria di Dio)], santo sia il tuo nome [Perché è il nome di ogni elevazione e di ogni potenza eterna. -(Il suo nome è santo in quanto egli è il santo. Le elevazioni vanno a lui, terminano a lui, hanno per obiettivo lui; ed è lui la potenza, da cui deriva ogni potenza. In questo commento manca del tutto il Figlio e lo Spirito Santo], andiamo noi nel vostro regno [Perché il regno è divino e come siamo venuti, andiamo al trono del nostro caro Padre. -(Qui c’è una grave modifica del testo: “venga il tuo regno”. Irineu commenta che siamo venuti da lui per via di creazione, ma poi siamo noi, con il Daime e la conoscenza (gnosi) della dottrina, ad andare al regno, cioè nelle altezze, come ama dire nei suoi Inni.
Va tenuto però presente che andare al regno è concomitante all’accesso conoscitivo del regno che gli gnostici pensavano già presente nell’uomo, non per dono della grazia. Il vangelo di Tommaso (gnostico), molto seguito da Sebastião Mota de Melo, afferma che il regno è naturalmente in terra, nel cuore dell’uomo sotto forma di scintilla divina, e a esso bisogna congiungersi. In cielo, nella realtà ultima dei disincarnati, si troverà il risultato di questo lavoro: opere buone o cattive, che determineranno nuova, o nessuna, reincarnazione)]. {è omesso: “sia fatta la tua volontà”}, come in cielo e in terra [Perché se io faccio bene o male, in cielo sarà scritto per il giorno in cui vi arriverò per trovare le mie opere buone o cattive]. Dacci oggi il nostro pane quotidiano [Perché il pane è alimento, conforto e vita che il Divin Padre riversa su tutti i tuoi figli, e fa risplendere la luce in raggi del suo divino mistero, fili d'oro e cristalli sulla terra. -(C’è l’eco preciso delle miração)]. Perdona il nostro debito come noi perdoniamo ai nostri debitori [Perché se perdono il mio prossimo di buon cuore, chiedo e supplico anche il mio Sovrano Padre di perdonare le mie colpe a te offese]. Non farci cadere nelle tentazioni [Nel mio cuore si provocano le tentazioni contro il mio prossimo o nel cuore del mio prossimo contro di me. (Irineu ha centrato giusto nel non tradurre: non ci indurre in tentazione. Tuttavia la preoccupazione di Irineu è affermare che non esistono tentazioni che vengano da Satana, ma solo da noi stessi o dal cuore dei malvagi, compresi i dincarnati. Per lui Satana non esiste)]. Mi difenderai Signore da tutti i mali [Perché tutto il male è male; è il Padre mio che mi difende: sono contento. -(Non è detto “liberaci dal male”, ma difendici dal male. -(La liberazione implica una prigionia, una schiavitù, l’incombere di una rovina eterna. Il termine difendici è più debole e indica la difesa dagli spiriti cattivi, siano esso uomini o disincarnati)].

Ave Maria
Ave Maria piena di grazia [Perché Ella era l'albero che fruttificava - la luce del figlio pietosissimo che è Gesù - ed è piena di grazie e di misericordia e delle virtù di un amante di Dio. -(Quello che viene visto è che lei che ha dato vita al figlio, e perciò alla sua luce pietosissima)], il Signore è con te [Perché ella vive per regnare sul trono di Dio amante, con il tuo Eterno Figlio benedetto]. -(Gesù figlio di Maria è diventato per accoglienza l’eterno Figlio di Dio, e così il trono di Maria è quello di Dio, per cui il Figlio, che è sullo stesso trono di Dio, non avrà un trono superiore al suo. Il titolo di eterno Figlio benedetto non indica quindi la consustanzialità con il Padre)]. Tu sei beata fra tutte le donne [Perché era la donna più beata e divina e tra tutte solo Lei. -(Più divina tra le donne è inappropriato, perché era ed è una creatura)]. Beato è il frutto del tuo grembo Gesù [Perché era vergine prima, durante e dopo la tua nascita, come una fruttiera che porta frutto e rimane vergine - questa è la Vergine Maria]. -(La singolarità di Gesù non è presentata in quanto Figlio consustanziale del Padre, ma perché proviene da un concepimento miracoloso)]. Santa Maria, madre di Dio, prega Dio per noi peccatori, ora è nel tempo della nostra morte. Amen [Perché in questa e nella prossima vita preghi Dio sempre per i tuoi figli, amen. -(Il titolo madre di Dio non rimanda alla divinità di Cristo, ma solo al suo essere singolarizzato da Dio, in quanto nato da un concepimento miracoloso)]. Gesù, Maria, Giuseppe. (Si sottolinea la santa famiglia, ma con lo scopo di far rimanere Gesù nel suo ambito, non riconoscendo che è Figlio unigenito del Padre. Raimundo Irineu Serra era stato un cattolico, e sapeva. La sua non è una religione sincretista nel senso ordinario di unione di realtà diverse, magari opposte, poiché include, come passo antecedente, lo svuotamento del cristianesimo).

Oi Rainha (Rainha da Floresta)
Dio ti salvi Regina [Perché sei salvata e lavori con le tue divine meritevoli preghiere a Dio per i tuoi figli -(Si scambia il saluto con una dichiarazione che anche Maria è una salvata. Ciò è corretto, ma Maria è salvata perché non soggetta al ciclo delle reincarnazioni)], Madre di Misericordia [Perché eri l'unica vergine tra tutte le altre, che aveva il potere di partorire all'Eterno il Figlio, sul quale Dio ha riversato ogni misericordia e fiducia in Te, e nel tuo Eterno Figlio. -(Tutto di Gesù scaturisce dal concepimento e parto verginale. Egli è stato partorito all’Eterno, quale Figlio di eccellenza: il Figlio. E l’Eterno ha riversato su tale figlio ogni misericordia, come pure nel figlio la fiducia in lei, e in lei la fiducia in lui. È oscurato il rapporto di Maria con Gesù, Figlio unigenito del Padre, consustanziale a lui)], Dolce vita [Perché vivi per regnare nel trono eterno che è il trono di Dio e Dio è tutta dolcezza]. Le nostre speranze [Perché speranze sono le tue divine benedizioni, che tutti speriamo che riverserai tra tutti i tuoi figli. -(Il testo è alterato. Si pone l’accento sulle divine benedizioni, sulle divine preghiere, quasi Maria non fosse relativa a Cristo, Figlio di Dio)] Salve [Perché ti salutiamo con preghiere, opere e buone parole]. A te [Gridiamo sì, perché chiediamo perdono per i nostri crimini commessi a te. -(I peccati sono contro di lei, e a lei si grida perdono, ma prima che contro di lei i peccati sono contro Dio, perché offendere lei è in primis offendere il Figlio, che ce l’ha data per Madre)]. Esuli figli di Eva [Perché viviamo nel mondo dell'esilio e siamo i figli di Eva. -(C’è un urto di concetti tra i figli di Eva e i figli di Maria: uno riguarda la carne, l’altro riguarda la grazia data dalle parole di Cristo: Ecco tua madre…, ma ciò viene oscurato)]. A voi gemiamo e piangiamo [Perché chiediamo, preghiamo e piangiamo presso la nostra avvocata, affinché lei, quale Madre del Salvatore, ti supplichi per la nostra colpa. -(Il concetto è giusto, ma la supplica va rivolta al Salvatore e nel Salvatore al Padre; questo è oscurato)]. In questa valle di lacrime [Perché è nel mondo che espiamo i nostri karma. -(Ireneu è un reincarnazionista, e tutto va letto tenendo presente questo)]. E dopo [essere] il nostro avvocato, i tuoi occhi di misericordia [Perché in essi Dio effondi su di te la sua misericordia come Madre per guardare tutti i tuoi figli. -(Viene detto che la misericordia di Dio si riversa su Maria, la quale così la può riversare a noi. Maria, però, è misericordiosa perché è tale; certo essendo unita a Dio)]. Torna a noi [Perché ci vedremo. -(Ovviamente nei contatti nell’astrale)]. E dopo questo esilio [vedremo Gesù]. Mostraci Gesù il frutto benedetto del tuo grembo [Per te è nato, vergine eri e vergine sei rimasta]. O clemente [Perché Egli è per sempre. -(Si dice che Maria è clemente, perché la clemenza la riceve da Dio. Ma Maria è lei stessa clemente, certo perché unita a Dio)]. O pia [Perché sei la Vergine di ogni pietà e la Vergine Immacolata Madre. -(Irineu presenta l’essere di Maria come immacolato, ma va inteso che nel cielo è immacolata, non potendo avere imperfezioni)]. O dolce [Perché la sempre Vergine Maria è tutta dolcezza]. Sempre Vergine Maria, beata madre di Dio, prega Dio per noi, affinché possiamo essere degni di raggiungere le promesse di nostro Signore Gesù Cristo. Amen. Gesù, Maria e Giuseppe. - (Le promesse sono quelle che se si segue la dottrina (vedi Daime) termina il ciclo delle reincarnazioni). (
www-mestreirineu-org.translate.goog)

I Trabalhos
I principali trabalhos, sono la feitio del Daime (già vista sopra), la Concentração, la Festa do Hinário, e il Trabalho de cuidado (cura).

Coloro che iniziano la pratica del Daime sono istruiti sullo svolgimento dei trabalhos, sugli Inni, sui balli, sulle musiche, sugli obiettivi. Ai principianti si dice la fenomenologia fisica provocata dalla bevanda, nonché dei momenti di difficoltà psicologica. Chi inizia un trabalho non può lasciare lo spazio cerimoniale, deve arrivare in fondo, e questo lo deve sottoscrivere. C’è un assistente deputato a questo, pronto a sostenere il soggetto se necessario. Durante il ballo ci si può riposare un attimo su panchine. Non bisogna assentarsi per lo spazio superiore a tre Inni. Non bisogna incrociare le braccia o le gambe, segno di distacco dalla partecipazione.

Vicino ci sono bagni per vomito e diarrea, interpretati, quando ci sono, come purificazioni date dalla bevanda. Ma l’ayahuasca in sé non dà queste reazioni, che sono invece emotive.

Quello che si richiede dal neofita è una fiducia ricettiva nella bevanda, e nella comunità rituale. Il fare intellettuale, di indagine, preclude alla partecipazione
Esistono altre condizioni per la partecipazione alla cerimonia: lavarsi, astenersi dai rapporti sessuali, mangiare cibi leggeri e non bere alcolici.

Durante i rituali i membri fardati, cioè vestiti della divisa di milizia e quindi iscritti, hanno l’obbligo di comporre la “corrente”, cioè l’energia di connessione tra i partecipanti, capace di accendere, bevanda assunta, la percezione della Luz astrale. Per i non fardati questo compito è facoltativo, ma ugualmente partecipano della “corrente”.

La bevanda assunta comincia a produrre i primi effetti entro una mezz’ora. Si avvertono, tachicardia, affanno del respiro. Questo sarebbe l’effetto della liana. A questo effetto si mescolerebbe l’effetto della foglia in concomitanza con il canto degli Inni e l’ondulare della danza (Un semplice oscillare a destra e a sinistra rimanendo fermi al posto che è stato assegnato). I posti sono distribuiti con separazione degli uomini dalle donne. Si tiene conto dei giovani e degli anziani. L’assetto generale è quello di una milizia con una divisa bianca o di altro colore. Una milizia per una battaglia senza armi contro il mondo dissacratore della foresta e in genere della natura. Contro le ignobiltà del mondo per l’affermazione di una fratellanza universale.

Gli effetti del Daime non sono sempre uguali, per cui non si possono stabilire delle successioni prevedibili, ci sono suoni, profumi, voci, ma si può arrivare alla miração, cioè a visioni di raggi di luce, sfere luminose, colorate, in movimento, personaggi, ambienti, viaggi astrali. Si può arrivare anche a una tale connessione dei partecipanti al trabalho da avere la sensazione di essere tutti soggetti, in sincronicità, a un’unica entità energetica in azione. Al termine dei trabalhos i membri dell’assemblea si scambiano le conoscenze avute, così si forma un deposito comune e progressivo di immagini, parole, esperienze.

I soggetti diventano dipendenti dal Daime, poiché fornisce conoscenza, sempre più estesa, di sé e del mondo astrale, che sta sopra a quello terreno e lo spiega. Ogni volta il Daime conduce il soggetto a nuova conoscenza del suo passato, del suo presente, della sua appartenenza alla comunità, e delle realtà astrali. Tutto ciò verrà immesso nel quotidiano. Il modello comunitario è tutto nell’astrale e dall’astrale giunge. Qui si può capire la portata astrale di Juramidam, dove Jura è Raimundo Irineu e midam il popolo Daimita.
Non mancano i peccati, le tensioni comunitarie, ecc.

La Concentração
I riti di concentração si realizzano il 15 e il 30 di ogni mese. Si aprono con l’assunzione del Daime e la lettura del programma costitutivo.
La concentração è debitrice delle pratiche del Circulo do Pensamento, e infatti si apre, dopo la recita del rosario, con una preghiera di consacrazione del luogo, propria del Circulo do Pensamento: Consagração do Aposento e Chave de Harmonia (Consacrazione della Stanza e Chiave dell'Armonia).
La Concentração si svolge nell’immobilità: uomini e donne in aree separate, dirimpetto, seduti a occhi chiusi. Al centro dello spazio sacro c’è un tavolo, preferibilmente a sei punte (esagramma), con sopra il recipiente del Daime, dei bicchieri, una candela accesa, un incensiere e la Cruz de Caravaca.
Il Daime viene dato all’inizio, o in due dosi successive. Dopo due ore circa di silenzio viene recitato il Cruzeirinho. Tutto dura circa quattro ore, ma si può arrivare a sei.
È una ricerca di passaggio meditativo dall’Io inferiore, connesso al corpo, all’Io superiore. La tripartizione dell’uomo è espressa in modo divulgativo in Io superiore, Io inferiore, e corpo. Nel linguaggio di Allan Kardec, da cui è presa la tripartizione, si ha: spirito, perispirito, corpo (
Libro degli spiriti”: domande agli spiriti n. 63 e 135).
Raimundo Irineu Serra e Sebastião Mota de Melo sono reincarnazionisti e perciò in rifiuto sia del dato biblico, sia del dato filosofico che pone l’anima come forma sostanziale del corpo, con la conseguenza che corpo non è un’assunzione accidentale, cambiabile come un abito, ma è il corpo unico dell’uomo.
Per Allan Kardec il termine “anima” è usato in modo da evitare il suo concetto filosofico e dice, riportando l’informazione di uno spirito (alias, demonio), (
domanda 134) che “L’anima è uno spirito incarnato”. Per connettersi al corpo, che è pensato avere una vita animale di per sé, come tutti gli animali, lo spirito deve però avere un collante, che viene chiamato da Allan Kardec, perispirito. Ora, poiché la reincarnazione vuole l’assunzione di più corpi, il perispirito rimane una realtà permanentemente unita allo spirito, cosicché esso segue lo spirito al momento della disincarnazione, per una successiva reincarnazione in nuovo corpo. Il perispirito, durante la liberazione dal karma, diventa sempre più sottile, cioè meno pesante, e lo spirito si libera da esso quando il karma è estinto, poiché non si avrà più reincarnazione. Il karma è registrato nel perispirito, sede dell’attività emotiva, sensoriale e intellettiva inferiore, cioè riguardante le cose pratiche della vita. Il corpo è il contenitore “aparelho” (apparecchio) dello spirito e del perispirito. Quando il corpo muore si staccano i legami che il corpo ha con il perispirito
Assunta tutta questa impostazione bisogna viverla, e per viverla bisogna “elevarsi” in armonica composizione dall’Io inferiore all’Io superiore, sede dell’intelletto speculativo. Si tratta di diventare una persona “acordata”. Da qui la concentração.
Ci si concentra prima su un punto di meditazione, suggerito dal conduttore, eliminando ogni divagazione del pensiero. Il conduttore può indicare il canto di Inni adatti alle condizioni dell’assemblea: sofferenza, tensioni rivali, ribellioni, ecc.
Sotto l’azione della “corrente” che pervade l’assemblea avviene la separazione mentale dall’Io inferiore per giungere alla più alta consapevolezza di sé nell’Io superiore. Questo è lo stadio superiore della concentrazione, che segna il raggiungimento del piano astrale. Si tratta di una consapevolezza estatica del sé, delle cose; serena e senza pensieri, aperta all’azione del Potere divino.

Il rito si chiude con la recita di tre Padre Nostro, tre Ave Maria e una Salve Regina.

Questo rito è simile al trabalho de cuidado.

Festa do Hinário (Trabalhos de hinos)
I Trabalhos de hinos durano da otto a dieci ore, e sono caratterizzati oltre che dall’assunzione del Daime, dalla musica, dal canto degli Inni e dal ballo in sincronia comune.
La musica, come è noto, ha un potere liberatorio, catartico delle tensioni psichiche, di selezione delle emozioni e di coinvolgimento di gruppo.

Il ballo (danza ondulatoria in uno spazio fissato) unito alla musica ha effetti su tutto il corpo e anche sul cervello che rilascia endomorfine. Le emozioni vengono espresse, ma pur contenute e quindi dirette al risultato rituale. La sincronicità dei membri comunica un senso di forza collettiva, maggiorata in un’assemblea idealmente pensata come corpo militare. Tuttavia non si ha la tensione del guerriero, ma un rilassamento fiduciario nella ritualità.

Gli Inni oltre che fonte di unione attuano, nell’insieme rituale, una comprensione sempre maggiore della dottrina racchiusa in essi in un innesto alla realtà personale e comunitaria. Così, la dottrina racchiusa negli Inni di Raimundo Irineu ammette gli arricchimenti dei trabalhos, ma non la loro contraddizione. Agli Inni di Raimundo Ireneu se ne sono aggiunti, di fatto, molti altri.

I Trabalhos de hinos si prestano con grande efficacia di coinvolgimento all’accoglienza di chiunque, di qualunque religione. Quello che viene richiesto è l’accettazione delle condizioni di partecipazione: assunzione del Daime, fiducia nel rito e permanenza per tutta la sua durata, senza isolarsi.

La partecipazione, senza comportamento critico, ma fiduciario, porta alla conoscenza, a una consapevolezza maggiore di sé e dell’esistenza, quindi alla liberazione delle oscurità della religione di appartenenza accedendo a quella universale, della fratellanza universale, secondo il programma teosofico. Si attua, nella ritualità, la comunicazione con l’Assoluto, percepito nelle altezze astrali alle quali la ritualità conduce.

Il neofita passa attraverso momenti di ribellione, di angoscia, di voglia di fuggire, di nausea, ma l’insieme dell’assemblea che canta e danza lo vincola. Si sente minoritario, incapace, per cui procede per imitazione dell’assemblea. Avverte momenti di ebbrezza, di scioltezza, che lo incoraggiano, facendolo sentire alla pari con l’assemblea. La sua coscienza diventa superattiva, sotto l’azione di una corrente psicologica che coinvolge lui e tutti i partecipanti. Il neofita comincia a passare in rassegna la propria vita e riceve voci astrali, e il suo subconscio comincia a rilasciare i suoi contenuti.

Si ha così una trasformazione del partecipante, che viene calata nell’esistenza personale e comunitaria, in una continua progressione. Ciò accelera, dicono i Daimiti, l’estinzione del karma e quindi la fine delle reincarnazioni.

Trabalho de cuidado (cura). Diversi tipi: Trabalho de Estrela, Mesa Branca, Sao Miguel, Cruzes (già visto), Trabalhos para as Almas.

All’inizio i Trabalhos de cuidado con Raimundo Irineu erano sostanzialmente dei rituali di concentrazione.

Il trabalho de cuidado richiede ancora concentrazione di tutti e attenzione del conduttore del rito, perché bisogna condurre il paziente al crollo di tutte le sue idee sulla malattia, facendolo convinto che le cause sono cause karmiche.
Così, sarà necessaria una trasformazione interiore affinché si abbia la guarigione.
Il Trabalho inizia con la preghiera di consacrazione dell’ambiente, segue l’Innario di guarigione.
Al tavolo centrale siedono alcune persone compreso il conduttore.

Con Sebastião Mota si è iniziato a far uso di medium. Durante le assemblee dei trabalho de cuidado i medium diventano protagonisti dello spazio cerimoniale, generando impressioni forti. Agli spiriti presenti nei medium vengono rivolte domande da una persona specifica che le trasmette. Si hanno visioni dove il paziente si vede avvicinato da medici che intervengono in operazioni chirurgiche impossibili, svelando situazioni maligne impossibili come animali annidati negli organi. Veramente tutto è destrutturante. Poi il cammino di guarigione.

Sebastião Mota, quando malato, presumibilmente di fegato perché ci sono varie versioni, andò nel 1965 a Alto Santo partecipò a un Trabalho de Concentração, avendone questa esperienza. (
picollo.pdf  neip.info): “Dopo aver bevuto il Daime, egli uscì dal proprio corpo e osservò due medici separare le sue carni dallo scheletro ed estrarre dal suo fegato tre piccoli animali che erano la causa della malattia”.
Altra esperienza chirurgica è quella narrata da Sebastião Jaccoud, contemporaneo di Raimundo Irineu: (
www-mestreirineu-org.translate.goog):
E in quel preciso istante mi sono ritrovato con lui che mi frugava nelle viscere. Dentro, potevo vedere qualcosa come un mantice di fisarmonica appeso. Questo oggetto aveva diciotto scomparti di cui uno solo funzionante. L'uomo mi ha spiegato che questo era il mio cuore. Aveva una bacchetta e con essa ha toccato quello che ha detto essere il mio cuore. Immediatamente quei compartimenti per fisarmoniche ripresero a funzionare.
Abbiamo seguito il viaggio e siamo arrivati in cima alla mia testa. Eravamo in un ospedale con diversi medici e infermieri. Come se ci fosse una cerniera, uno dei medici ha aperto il cuoio capelluto e il cranio da dietro in avanti.
La massa cefalica è stata esposta e ho seguito tutta la preparazione per l'intervento da sottoporre. Il team mi ha mostrato sei tumori in formazione. L'ufficiale si è ritirato quando è iniziata l'operazione. La mia testa era come un file con molti file. Uno dei medici ha preso un paio di pinzette e ha iniziato a rimuoverle. Sono stati lavati in un liquido bersaglio da altri aiutanti. Quando l'ultima carta è stata rimossa e lavata, il medico ha immediatamente iniziato il lavoro di reimpostare tutti esattamente ai punti di origine del cervello.
Non appena la squadra ha finito di lavorare, l'ufficiale è ricomparso e il medico ha detto: È pronto, e ha chiuso il cranio e lo scalpo nello stesso modo in cui li aveva aperti
".

Una pratica terapeutica dei trabalhos de cuiado è quella della fluidificação da água (fluidificazione dell’acqua). Tale pratica è peraltro propria dello Spiritismo.
Non è un’operazione fisica o chimica, ma è l’immissione immaginata di fluidi terapeutici nell’acqua da parte di spiriti, o anche da parte di persone ritenute idonee.
L’acqua viene fatta bere nell’idea che trasporti nei tessuti gli impalpabili fluidi per la guarigione. Nulla di scientifico c’è in questo. Tutto è invisibile per cui è necessaria una piena fiducia, fino alla fede, nel processo per il risultato sperato. Il risultato è però unicamente un effetto placebo.

O Cruzeiro Cruzeirinho (130 Inni)    (Link)

Conclusione
La Chiesa del Daime non può dirsi un movimento cristiano, ma solo apparentemente cristiano, avendo svuotato del loro proprio significato tutti gli elementi strutturanti il cristianesimo. Il cristianesimo si trova ridotto a un semplice guscio a carattere nominale, dove il pieno è sostituito sistematicamente dallo spiritismo, dal teosofismo, dall’esoterismo, dallo gnosticismo. Con ciò, la Chiesa del Daime è portatrice di un anticristianesimo camuffato.
L’aggancio alla cultura indigena amazzonica non va maggiorato, poiché consiste solo nell’uso dell’ayahuasca, frutto di una scoperta sciamanica collaudata dai millenni, Non va, tuttavia, misconosciuto l’influsso affascinante della foresta, di forte stimolo ecologico. Ballo e canto sono valori universali. Della foresta sono le maracas di antica origine Colombiana; le Marce di milizia sono un’intuizione universale, il Walzer ha origini austriache e germaniche, la Mazurca ha origine polacca. Il sincretismo della religione del Daime, ha uno svolgimento singolare, che non parte da fusioni religiose concrete, ma dall’astratto pensiero teosofico di accedere alla religione universale esistente in antico, ma oscurata, e solo presente in frammenti, recuperabili, nelle varie religioni, per giungere alla fratellanza universale. L’iscrizione di Raimundo Irineu Serra al Circulo do Pensamento e all’Ordem dos Rosacruzes, non lascia dubbi.

Testi di riferimento
Vera Fróes; “Santo Daime: Cultura Amazônica: Historia do Povo Juramidam”;
Manaus; Superintendȇncia da Zona Zona Franca de Manaus, 1986
Couto Fernando de La Roque. 1989, “Sinais dos Tempos Santos e xamãs”. Tesi di Laurea, Università di Brasilia.
Gregorim Gilberto. 1991, “Santo Daime estudos sobre simbolismo, doutrina e povo de Juramidam”, São Paulo, Icone Editora Ltd.
Polari de Alverga, Alex, 1998, “O Evangelho segundo Sebastiao Mota”. Céu do Mapia’, Amazonas (BR): Cefluris Editorial.
CEMIG, Bandeira A. 2004, Os rituais do Santo Daime: “sistemas de montagens simbolicas” in: Labate Beatriz Caiuby, Araujo Wladimjr Sena (orgs.), O uso ritual da ayahuasca, São Paulo, Mercado de Letras.
Luccarini Elena, Tesi di Laurea, Università di Pisa (2005/2006).
Claudio Piccolo, Tesi di Laurea, Università dell’Aquila (2007/2008).
Paolo Mereira, Edward McRae: “Ei venho de longe: Mestre Irineu e seus companheiros” ed. EDUBA-AVESUP, 2011, Salvador-Bahia.
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Siti consultati
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