Domenica 25 ottobre 2015, dopo la Messa di conclusione del Sinodo. Intervista al Card. Angelo Bagnasco
 
 
Oggi molti quotidiani riportano: Sì alla comunione ai divorziati risposati, ma valutando caso per caso.

La risposta del Card. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, in un'intervista a Sat2000
(trascrizione dal minuto 3.08): https://www.youtube.com/watch?v=E57AmYyvSB0 

«Nel documento approvato dal Sinodo non ci sono queste cose. Ci sono delle considerazioni anche sulle situazioni più delicate e più complesse, sono considerazioni molto responsabili e anche articolate che abbiamo presentato al Santo Padre. Quindi non si entra nel merito di questa situazione specifica, ma in questa prospettiva abbiamo presentato al Papa le riflessioni collegiali, tenendo anche conto, come dicevo prima, che focalizzare tutta la tematica e l'attenzione su questo punto, su questo caso, non rende onore e non farebbe giustizia al lavoro del Sinodo, che come diceva il Papa doveva essere una riflessione a tutto campo sull'amore coniugale, sulla vocazione della famiglia, sul matrimonio, sulla preparazione dei giovani alla famiglia, perché è anche vero che i rapporti oggi sono più fragili, e allora ci siamo molto interrogati e abbiamo riflettuto a partire da questo».

Inserito il 29 Ottobre 2015
 
 
Sinodo, e la comunione ai divorziati "I sacerdoti valutino caso per caso, sotto le indicazioni del Vescovo"

Cade divieto assoluto di comunione ai divorziati presente nell'art. 84 approvato con un solo voto di scarto: 178 voti su 177 richiesti, contrari 80, astenuti 7; presenti in aula 267

TESTO INTEGRALE


Da La Stampa: del .24 ottobre 2015
ANDREA TORNIELLI

CITTÀ DEL VATICANO

Nessun cambiamento della dottrina, valorizzazione della famiglia e dell’insegnamento del Vangelo, ma anche un passo verso una maggiore comprensione per i divorziati risposati. È questo quanto emerge dalla relazione finale approvata dal Sinodo dei vescovi. Due paragrafi, in particolare, toccano il tema - dibattuto e controverso - dell’atteggiamento da tenere con i divorziati risposati e anche della possibilità che, a determinate condizioni e in certi casi, possano accedere ai sacramenti. «Senza mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri, - ha detto il Papa al Sinodo - abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati».

Sì ALL’OSTIA PER I DIVORZIATI PER UN SOLO VOTO
La decisione di affidare al «discernimento» dei pastori la comunione per i divorziati risposati passa a maggioranza dei due terzi per 1 solo voto di scarto (178 sono i “sì” rispetto ai 177 che erano richiesti per la maggioranza qualificata). È quanto risulta dai voti sulla Relazione del Sinodo. I “no” sono stati 80. Sono tre i paragrafi della Relazione del Sinodo che hanno ricevuto consensi maggiori rispetto ai due terzi richiesti (177) ma di misura. Sono i paragrafi 84, 85 e 86.

IL CRITERIO DEL DISCERNIMENTO
Al numero 85 si cita come «criterio complessivo» questo passaggio dell’enciclica «Familiaris consortio» di Giovanni Paolo II: «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido».

LA NECESSITA’ DEL PENTIMENTO
Sulla base di questi criteri, il documento approvato dal Sinodo afferma: «È quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio».

IL RAPPORTO CON IL CONFESSORE
Dunque vengono offerti dei criteri per «discernere» le diverse situazioni, in relazione al precedente rapporto matrimoniale, ai figli, al rapporto con la comunità cristiana. Un ulteriore approfondimento riguarda il rapporto con il confessore: «Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno. Inoltre, non si può negare che in alcune circostanze “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate” a causa di diversi condizionamenti». Si tratta di una citazione del Catechismo della Chiesa cattolica (1735).

DECIDERE CASO PER CASO

«Di conseguenza - continua il documento - il giudizio su una situazione oggettiva non deve portare a un giudizio sulla “imputabilità soggettiva” (Pontificio Consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000, 2a). In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi». I padri sinodali, sulla base della dottrina tradizionale, ricordano dunque che oltre alla situazione oggettiva in cui vivono i divorziati risposati, bisogna prendere in considerazione anche le situazioni soggettive, che possono vedere notevolmente ridotta le responsabilità.

LA PRESA DI COSCIENZA
In questo, modo, si legge nel successivo paragrafo, il numero 86, «il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio con il sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere». Questo discernimento, viene precisato, «non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa».

VIA LIBERA MA SI ASPETTA IL PAPA
Insomma, i padri sinodali consegnano al Papa un testo che contiene una via di prudente apertura al valutare le situazioni caso per caso, lasciando a lui, e a un eventuale futuro documento, le decisioni da prendere. Il sinodo «ci ha fatto capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito, non le idee ma l’uomo, non le formule, ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono»,ha detto il Papa chiudendo le assise, invitando a superare le «tentazioni» del fratello maggiore e degli operai gelosi.

«I DIVORZIATI NON SI SENTANO SCOMUNICATI»
In un precedente paragrafo, il numero 84, si afferma che «i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale», perché «non soltanto sappiano che appartengono» alla Chiesa, ma «ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti». A proposito delle forme di partecipazione bisogna «discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate» - come ad esempio l’impossibilità di fare i padrini e madrine, o di insegnare catechismo o di leggere in Chiesa - possano «essere superate». I divorziati risposati «non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre». Per la comunità cristiana, «prendersi cura di queste persone non è un indebolimento della propria fede e della testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale: anzi, la Chiesa esprime proprio in questa cura la sua carità».

I BATTESIMI
Infine, un «discernimento pastorale» è richiesto anche per le situazioni che «riguardano l’accesso al battesimo di persone che si trovano in una condizione matrimoniale complessa», cioè di chi si è sposato civilmente e soltanto dopo la incontrato la fede e chiede il battesimo.

Inserito il 25 Ottobre 2015
 
 
Nozze gay, Vaticano: "Una sconfitta dell'umanità"

Città del Vaticano, 26 maggio 2015, dichiarazioni del cardinale Parolin, a margine della cerimonia al Palazzo della Cancelleria per il Premio 'Economia e Società'
 
“"Non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani, ma di una sconfitta dell'umanità". Così il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, commenta il risultato del recente referendum in Irlanda con la larga vittoria dei sì ai matrimoni omosessuali.

"Sono rimasto molto triste per questo risultato - confessa Parolin - come ha detto l'arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà; ma deve farlo - aggiunge - nel senso che deve rafforzare tutto il suo impegno e tutto il suo sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura".

"La famiglia rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difenderla, tutelarla e promuoverla perchè il futuro dell'umanità e anche della Chiesa rimane la famiglia", dice ancora, in vista della prossima pubblicazione del documento per il Sinodo sulla famiglia che si terrà a ottobre. "La difesa della famiglia -sottolinea Parolin- deve impegnarsi anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni", afferma con un implicito riferimento al referendum irlandese. "Colpire la famiglia -conclude il cardinale- sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro"  

Inserito il 27 Maggio 2015
 

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