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Viserba è una località balneare situata a 5 km a nord di
Rimini.
Il nome Viserba deriva da “vis herbae”, che significa
“abbondanza, floridezza, forza dell'erba”. Tale etimologia trova il
suo riscontro nella situazione territoriale dove Viserba si costituì
come nucleo abitato. Era una terra alluvionale prodotta dalle
esondazioni del vicino fiume Marecchia, che avevano lasciato zone di
strati di argilla organica e torba argillosa, nonché strati
sabbiosi. Nel sottosuolo era poi presente un falda acquifera che
vicino alla costa addirittura si esprimeva in polle zampillanti di
acqua dolce. Dunque terra, sole e acqua erano la situazione ottimale
per gli ortaggi. La bonifica dagli acquitrini formati dalle deviazioni del
Marecchia venne affrontata dai romani, che trattarono la zona con il
sistema della centuriazione lungo la via Flaminia (220 a. C.). E'
da collocarsi in questo la genesi del nome Visherbae per quell'area. Successivamente, le invasioni barbariche crearono grandi
difficoltà per gli insediamenti della centuriazione. A ciò si
aggiunse una situazione climatica problematica fra il IV e l'VIII
secolo con abbassamento delle temperature e un aumento di piovosità
con conseguente innalzamento del greto del Marecchia e quindi nuove
esondazioni, che producevano acquitrini. Ci fu poi nel X secolo una
rotta del Marecchia che produsse un ramo che sfociava sulla spiaggia
di Viserba. In seguito venne realizzata l'opera di bonifica dei monaci
benedettini di San Vitale a Ravenna, che condussero i lavori di
bonifica fino a Cattolica. Viserba, che allora era più a monte, nella forma di un
piccolo paese fatto di umili case di agricoltori e pescatori, poté
così resistere a tante calamità. Attorno a Viserba i terreni erano
incolti, con vegetazione spontanea, con dune sabbiose, ma a Viserba
non mancavano gli orti e anche il commercio delle verdure
trasportate al mercato riminese con un carro chiamato “veherba”,
che vuol dire “trasportatore di erba”. Nel 1885 si assistette all'inizio di un risveglio dell'area
viserbese e agli inizi del 900 un ingegnere bolognese si fece
promotore della valorizzazione del paese vedendovi la possibilità di
magnifiche ferie marine. Non c'era la luce elettrica, ma tanto
silenzio e tanto mare. Nel 1908 c'erano già un centinaio di
villette, e da queste nascerà il termine “villeggianti” a
designare chi passava l'estate nelle località marine. Nel 1909
Viserba ebbe una stazione ferroviaria della linea Rimini, Ravenna,
Ferrara, Venezia, che era stata costruita a partire dal 1889. Agli inizi del 1900 gli abitanti di Viserba erano 611, ma nel
1936 erano già 3150. La guerra del 15-18 divampò in breve. La notte del 23-24
maggio 1915 la massa oscura di un dirigibile passò sopra Viserba per
raggiungere Rimini al fine di indirizzare l'artiglieria delle navi
austriache che si stavano collocando davanti al porto. Un uomo di
Viserba vide la massa scura volare sopra di lui e preso un fucile
sparò tutte le cartucce che aveva, ma senza risultato. Il giorno
dopo Rimini era bombardata dalle cannonate. Si aggiunse un terremoto nello stesso mese di maggio.
Giunsero a Viserba migliaia di profughi dal Veneto alla ricerca di
cibo, di una sistemazione. Furono momenti durissimi per tutti, poi
la pace e la ripresa del cammino verso la valorizzazione di Viserba
come luogo turistico marino. Nel 1926 sorsero due Hotel, tre
alberghi, venti pensioni. Il prolungamento del molo di Rimini e il conseguente influsso
sul moto ondoso e un fenomeno di bradisismo cominciarono ad erodere
la spiaggia di Viserba così che nel 1935 si cominciò a provvedere
alla costruzione di scogliere frangiflutti. L'ultima guerra non toccò in maniera particolare Viserba. Il fenomeno dell'erosione della spiaggia proseguì con
intensità nel 1947-48 così nel 1950 venne completata la scogliera
frangiflutti. I frangiflutti crearono un effetto di intimità della spiaggia
col loro senso di protezione. Oltre la scogliera attraverso larghi
spazi c'era il mare aperto e le barche vi si avventuravano per la
pesca e per il diporto. Una fonte dava particolare notorietà, quella detta “Sacramora”.
Le bottiglie con l'acqua “Sacramora”, con sopra il nome di
Viserba arrivarono in tutta Italia, mentre alcuni rubinetti della
fonte erano aperti al pubblico.
La fonte è stata
chiusa per qualche tempo per rischio di inquinamenti dovuto alle
pompe, ma ora è aperta al pubblico in piena sicurezza. Il nome “Sacramora”
vuol dire “sacra sosta”,
e risale al rinvenimento delle ossa di san Giuliano
martire. Il ritrovamento è avvolto dalla leggenda, già formulata
nel 1152. Le ossa del martire sarebbero giunte a riva dentro un sarcrofago di marmo (1,50 m. di altezza e 2,00 di larghezza) che
galleggiò, circondato da luce, dal Proconneso (Elaphonesos o Neuris)
nel Mar di Marmara, fino alla riva adiacente la fonte. Un fondamento
storico esiste. Quello che si può dire è che le spoglie di san
Giuliano, originario di Istria e figlio di un senatore greco,
vennero trasportate da qualche nave cristiana dal luogo di sepoltura
andato in rovina, ripromettendosi di ricavarne un lucro. Le reliquie
non furono accettate dalla Chiesa riminese poiché era commercio del
sacro e ci fu quindi una sosta delle reliquie (“Sacra sosta”);
in tal modo si spiega come le reliquie non poterono essere
trasportate nella cattedrale. Sfumata la possibilità del lucro le
reliquie trovarono sistemazione in un sarcofago di epoca romana
nell'abbazia benedettina dei santi Pietro e Paolo immediatamente
fuori delle mura di Rimini; e qui cominciarono i prodigi e i
miracoli operati per l'intercessione del martire. A dare un prestigio a Viserba contribuì anche nel 1950 il
commendatore Enzo Ferrari, fondatore della casa automobilistica di
Maranello. Il commendatore si era fatto costruire una villetta ad un
piano a ridosso della spiaggia. Viserba vide i piloti della Ferrari
andare spesso in visita al commendatore. Questo fino al 1963, poiché
dopo il commendatore rimase sempre nel triangolo Modena, Maranello,
Fiorano. A Viserba le iniziative sono continuate e così è stata
realizzata la famosissima “Italia in miniatura” con oltre 200
modellini dei monumenti più famosi d'Italia, su di un percorso di
720 metri, percorribile in un paio d'ore. Gente buona quella di Viserba. Gente che si è fatta da sola
con sacrificio, sostituendo pian piano le vecchie case adattate
all'accoglienza con alberghi, non alberghi grandi, ma piuttosto
pensioni con calore familiare. Gente che ha i segni di un'onda di
fede che viene da lontano e che è stata rilanciata di generazione in
generazione. Questa onda noi abbiamo voluto rafforzare e rilanciare
verso il futuro.
Bibliografia
Autori vari: “Viserba... e Viserba”. Editore Luisè,
Faenza, 1993. Parrocchia Santa Maria: “...Brevissimi cenni storici su
Viserba”, 2007. Giulio Cesare Mengozzi: “San Giuliano e Rimini”, 2004.
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